La Festa del Majo

Venerdi 1 maggio, l’associazione Camminando Insieme di Chieti, ha riproposto per l’ottavo anno, la festa del Majo, in collaborazione con il C.A.T.A. (Centro Antropologico Territoriale Abruzzese) dell’Università G.D’Annunzio di Chieti, con l’I.I.S. (Istituto di Istruzione Superiore Umberto Pomilio di Chieti Scalo), con l’istituto comprensivo 2 e con la partecipazione di alcune associazioni, sia della città che di altri comuni. Questa festa fa parte del progetto “Recuperiamo le Tradizioni“.

 

La rievocazione della Festa del Majo, festa di origini antiche e pagane, vuole promuovere la permanenza tra la comunità umana e il suo passato, riscoprire il legame che lega l’uomo alla natura, evidenziato da questi riti di rigenerazione e il ritorno ciclico di: vita – morte –rinascita.

Questo simbolismo culturale è sempre attuale, perché rappresenta le radici stesse della nostra civiltà. Infatti, la scelta del colore verde ed i vari tipi di fiori, ad iniziare dal maggiociondolo, si associano alla natura.

Il Majo, l’oggetto di culto della natura, è rappresentato da un giovane maschio che indossa un alto cappello conico, (realizzato con un’intelaiatura di canna, coperto di paglia e da mazzetti di fiori).

Il canto pantomimico associato al Majo è il Canto dei Mesi, (mesciarule=mascherata dei mesi). La rappresentazione scenica è una danza, affidata esclusivamente all’azione mimica dei partecipanti, accompagnata da musica e da voci.

Ogni mese è rappresentato da un figurante che è invitato a ballare da un tredicesimo partecipante, che rappresenta l’anno.

Tutti i mesi hanno dei simboli che differenziano il mese che rappresentano.

Anche Il ballo del Palo di Majo ha una sua logica rappresentazione. Prevede un intreccio di nastri intorno ad un palo centrale che rappresenta un fallo fiorito, un albero, con i germogli primaverili della vegetazione che risorge. Simboleggia la congiunzione tra cielo e terra. I ballerini operano una funzione magica uguale e contraria, il legare e lo slegare serve a prevedere l’andamento della stagione,del raccolto,della vita e della fecondità delle coppie.

 

Il cibo magico, rituale, tradizionale, del Majo, è il “Lessagne Chietine “, una sorta di minestra con NOVE ingredienti di legumi, NOVE di verdure, NOVE di erbe aromaticheUn piatto laborioso che impegna molto tempoIl NOVE era il numero sacro per eccellenza e presenta un valore germinativo e di speranza.

Il “Lessagne Chietine univa l’esigenza del gusto con il risparmio che anticamente era obbligatorio, vista la carenza di risorse.

Il maestro di “du botte”, Adorino Graziani, con i suoi ragazzi e Giovanni Grifone con la Zampogna , hanno accompagnato le danze e i canti tradizionali.

 

Il cerimoniale si è concluso con il rogo del fantoccio del Majoatto rituale finalizzato alla fertilizzazione della terra, con le sue ceneri.

Luciano Pellegrini  agnpell@libero.it

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