Pineto. Intervento con una lettera aperta di Luciano Monticelli (PD) sul caso della chiusura del Mercatone Uno di Scerne di Pineto

Al Presidente della Regione Abruzzo Dott. Luciano D’Alfonso

Al Vice Presidente della Regione Abruzzo Dott. Giovanni Lolli

Al Sindaco del Comune di Pineto Robert Verrocchio

Alle organizzazioni sindacali Cgil –Cisl – Uil Teramo

Ai dipendenti del Mercatone Uno di Scerne di Pineto (Te)

 

D'Eusanio e Monticelli
FOTO ARCHIVIO – D’Eusanio e Monticelli

L’Aquila, 2 aprile 2015

 

Gentilissimi,
in merito alla vertenza del Mercatone Uno di Scerne di Pineto (Te) la cui chiusura metterebbe come è ben noto a rischio il futuro di 70 famiglie sono numerosi i tentativi in atto da parte delle istituzioni locali e regionali nelle sedi opportune in cerca di una soluzione che scongiuri la possibilità, ormai sempre più prossima, riguardante la definitiva chiusura della nota catena di ipermercati per la grande distribuzione non alimentare.

Ribadisco pertanto il mio impegno nel coinvolgimento di parlamentari, sindacati, portatori di interesse e comunità locali per reperire nuove opportunità, ma in occasione del Consiglio comunale straordinario che si è svolto a Pineto lo scorso 30 marzo ho lanciato una ulteriore possibilità, quella del ‘workers buyout’, una tipologia di acquisto di una società realizzato dai dipendenti dell’impresa stessa.

L’operazione, diffusa soprattutto negli Stati Uniti dove è nata e si è diffusa, a seguito della crisi economica del 2008, ha cominciato a coinvolgere anche le nostre aziende spesso in seguito alla messa in liquidazione o al fallimento delle stesse.

In questo caso i lavoratori, al fine di crearsi un’alternativa occupazionale e di salvaguardare il know how acquisito, si riuniscono in cooperativa e si propongono di prendere in affitto o acquisire l’azienda dal liquidatore o dal curatore fallimentare, a volte anche dal datore di lavoro stesso. Il worker buyout ha già dato vita in Italia a circa un centinaio di casi di piccole – medie aziende salvate e rimesse in carreggiata dai dipendenti. Sono imprese per lo più localizzate in Toscana e in Emilia ma anche in Veneto, Lombardia e Lazio presenti nel settore manifatturiero e dei servizi e che per ripartire hanno adottato nella stragrande maggioranza dei casi lo strumento della cooperativa.

Quando l’azienda fallisce, i dipendenti si riuniscono in cooperativa e la rilevano dalla liquidazione, utilizzando il Tfr e l’indennità di mobilità. A seguire si può attivare attorno alla nuova impresa una cintura di banche che vegliano almeno sulla prima navigazione.

Sperando in un positivo accoglimento dell’iniziativa, invio i miei più cordiali saluti.

Il Presidente della IV Commissione Luciano Monticelli