Le Province alla Corte dei Conti regionale

 

Esistono problemi per garantire i servizi: uscite, circa 6 milioni nel caso di Teramo, senza entrate

 

E’ anche un problema di equilibri contabili. Le Province devono approvare i bilanci preventivi 2015 ma dentro i documenti contabili ci sono le uscite per le spese e il personale delle funzioni “non fondamentali” ma non c’è più il capitolo in entrata perché il Governo dal 1° gennaio ha già decurtato queste risorse .

 

Questa mattina i Presidente delle Province abruzzesi hanno incontrato la Corte dei Conti regionale rappresentando le contraddizioni legislative che si stanno trasformando anche in contraddizioni di finanza pubblica con tutti i rischi che questo può comportare primo fra tutti la “mancanza di continuità dei servizi” e poi il dissesto di bilancio.

 

“Abbiamo chiesto, per l’anno in corso, di poter approvare solo il bilancio di previsione  potendo prevedere che l’importo corrispondente all’esercizio delle funzioni non fondamentali, che stiamo comunque continuando a svolgere senza copertura di spesa, possa essere inserito in entrata con la posta corrispondente – spiega il presidente Renzo Di Sabatino – nel nostro caso parliamo di circa 6 milioni di euro. Io li spendo per personale e per continuare a garantire, non so fino a quando, i servizi: lo Stato, invece, ragiona come se io non avessi più Centri per l’impiego, Polizia Provinciale piuttosto che il turismo e queste risorse non me le dà più”.

 

Le Province, quindi, hanno chiesto un intervento della magistratura contabile nei confronti dello Stato affinchè, fra le altre cose, sia possibile utilizzare eventuali avanzi di amministrazione per il finanziamento della spesa corrente; siano sospese per tre anni le rate dei mutui con la Cassa Depositi e Prestiti (nel nostro caso significherebbe recuperare 3 milioni di euro) o che, in alternativa, si possa accedere alla rinegoziazione delle rate anche in assenza del consuntivo 2015 (presupposto oggi vincolante ma al momento impossibile da raggiungere per le Province che risultano indebitate non perché dissennate ma perché, appunto, alle voci di spesa non corrispondono voci di entrata).

 

Teramo 29 aprile 2015