Teramo e Provincia

Montorio. Aree interne: il grido d’allarme della montagna teramana “esclusa”

 

 

L’8 novembre a Montorio si terrà il Consiglio comunale aperto. Dieci Comuni dell’entroterra pronti ad approvare una mozione per impegnare la Regione a rivedere la perimetrazione e includere l’area Gran Sasso – Monti della Laga

 

La montagna teramana reclama attenzione e lo fa attraverso una mozione per rivedere la perimetrazione delle aree interne della Regione Abruzzo, fondamentale per accedere ai fondi della programmazione comunitaria 2014-2020, che vede clamorosamente esclusa tutta l’area a nord del Gran Sasso e, nello specifico, i Comuni di: Montorio al Vomano, Crognaleto, Cortino, Colledara, Fano Adriano, Pietracamela, Torricella Sicura, Tossicia, Valle Castellana e Rocca Santa Maria. La mozione sarà discussa nel corso del Consiglio comunale aperto, che riunirà i sindaci e i consiglieri dei dieci Comuni dell’entroterra teramano sabato 8 novembre, alle ore 15, presso la Sala conferenze del Chiostro degli Zoccolanti a Montorio al Vomano, alla presenza del presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, dell’ex ministro per la Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, dell’assessore regionale, Dino Pepe, dei parlamentari e dei consiglieri regionali teramani.

 

A presentare l’ordine del giorno dell’assise sono intervenuti oggi in conferenza stampa al Consorzio BIM i 10 sindaci dei territori esclusi dalla mappatura. “Una dimenticanza molto grave – dichiara il presidente del BIM, Franco Iachetti, nell’introdurre la protesta dei sindaci -, tanto più che questi territori sono interessati da una costante e drastica riduzione dei servizi. Sembra che dal 1° gennaio prossimo la posta sarà consegnata solo una volta a settimana e non ci sono uffici postali aperti nel pomeriggio”.

 

A fare da capofila della cordata dei Comuni, quello di Montorio, che ospiterà il consiglio aperto di sabato prossimo: “Una forte azione congiunta necessaria – spiega il sindaco Gianni Di Centa -, in quanto nella perimetrazione non sono stati tenuti in debita considerazione neanche i criteri essenziali per la classificazione di un territorio come area interna. In più è mancata qualsiasi condivisione del provvedimento, mentre nel documento Barca si parla chiaramente di progettazione condivisa. Non vogliamo assistenzialismo, ma reclamiamo attenzione e concrete chance per continuare ad erogare servizi ai nostri cittadini. Noi diciamo no allo smembramento sociale, tra montagna di serie A e di serie B”.

 

Le aree interne sono questione nazionale, posta al centro della “Strategia nazionale per le aree interne”, finanziata sia da fondi comunitari sia da risorse del bilancio ordinario. Partendo dal documento “Programmazione 2014-2020: la strategia per le aree interne” – che pone come criterio una limitata accessibilità per i residenti ai servizi essenziali quali scuole, ospedali, trasporti ecc. – i sindaci fanno presenti le gravi carenze di infrastrutture e servizi che affliggono i rispettivi territori.

 

In particolare, fari puntati sulla carenza dei servizi d’istruzione: “Solo 5 dei 10 Comuni – spiega il sindaco di Crognaleto, Giuseppe D’Alonzo – hanno una scuola media, di cui due in grosse difficoltà di sopravvivenza, e possono contare sulla presenza di un solo istituto d’istruzione superiore. Nella mappatura della Regione sono stati sottostimati, inoltre, i tempi necessari al raggiungimento del capoluogo e dei principali “poli d’attrazione”, non tenendo conto della situazione viaria complessiva dei territori”.

 

Gravi carenze anche sul versante sociosanitario – gli fa eco il sindaco di Valle Castellana, Vincenzo Esposito -, mentre tutto fa presagire un taglio dei servizi di guardia medica, si segnalano la totale assenza di un DEA (Dipartimento di Emergenza e Accettazione) di I livello, di posti letto ospedalieri e di posti in strutture residenziali per anziani: la speranza di vita per chi ha un malore in queste aree è sensibilmente inferiore rispetto ai residenti in zone meno periferiche”.

 

Il rischio idrogeologico e quello sismico, come dimostrano le frane di Valle Castellana e Pietracamela, sono elevatissimi per l’intera area. Non va meglio la situazione dei servizi di trasporto: con forte riduzione delle corse per il capoluogo e gli altri centri urbani della Regione e l’assenza di una stazione ferroviaria classificata “bronze” (ossia con meno di 500 frequentatori medi al giorno). I dati elaborati dalla commissione per la perimetrazione delle aree, inoltre, secondo i sindaci non tengono in debito conto del calo demografico – maggiore di quanto rilevato – e della densità abitativa, minore dei 30 abitanti per chilometro quadro e dei dati sull’invecchiamento della popolazione. In tutte le aree, anche nei centri di maggiori dimensioni, si riscontrano poi difficoltà  o assenza totale della Banda larga.

 

“Sovrapponendo la mappa dei Comuni individuati dalla Regione con le singole mappe di analisi dei dati – evidenzia il sindaco di Torricella, Daniele Palumbi –  si evince chiaramente che la cintura dei Comuni a nord del Gran Sasso è quella più disagiata e che non si è tenuto conto della distanza dai centri di erogazione dei servizi essenziali”.

 

“Ci batteremo pertanto per l’istituzione di un’apposita Area di riferimento, a nord della regione, fondamentale per garantire la sopravvivenza delle piccole comunità montane del Gran sasso e dei Monti della Laga – tuona il sindaco di Cortino, Gabriele Minosse – . E’ in corso un attacco violento ai territori del nostro entroterra: i finanziamenti dell’area Parco sono azzerati, le Unioni di Comuni di fatto impossibili e questa perimetrazione rappresenta un ulteriore schiaffo alla montagna teramana. Noi non crediamo di dover essere trattati come problema ma come risorsa”.

 

Gli amministratori ribadiscono, quindi, la loro disponibilità a confrontarsi con la Regione e le istituzioni sovraordinate per un progetto complessivo di sviluppo dell’intero territorio, promuovendo anche attraverso associazioni di servizi e il sostegno alle Unioni dei piccoli comuni, che così come concepite ad oggi  – denunciano gli amministratori – rappresentano solo ulteriori costi.

 

“Vogliamo essere attori del cambiamento – concludono gli altri primi cittadini presenti, i sindaci Adolfo Moriconi (Fano), Lino Di Giuseppe (Rocca S. Maria) e Manuele Tiberii (Colledara) -, vivere nei nostri territori e non essere costretti a sopravvivere, assicurando standard di vita accettabili per quanti non vogliono andare via”.

 

La mozione, discussa  l’8 novembre prossimo, sarà prima approvata dal Consiglio comunale di Montorio e poi, con delibere dei rispettivi consigli, dagli altri nove Comuni.

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