L’Abruzzo nei rapporti Svimez e Cresa: una ricca messe di dati, ma non si colgono alcuni punti essenziali Nota UIL ABRUZZO

 

 

Svimez offre le serie di dati sul PIL delle regioni italiane dal 1995 ad oggi, ma per quanto riguarda l’Abruzzo non ne trae tutte le conseguenze quando commenta che il dato cumulato dei sei anni di crisi 2008-2013 vede una riduzione del PIL assai forte nelle regioni meridionali ad eccezione del solo Abruzzo (che pure registra un -7,3%). Non coglie l’aspetto qualitativo cruciale: il venire meno del ruolo dell’Abruzzo di cerniera tra Mezzogiorno e Centro-Nord, nel quadro più generale della mancata convergenza in Italia del Sud verso il Centro-Nord (mentre invece i Laender dell’ex Germania Est stanno avvicinandosi ai livelli di sviluppo delle regioni tedesche occidentali).

 

L’Abruzzo trainava la convergenza del Sud verso il Centro-Nord ancora nel periodo 1995-2000: 2.1 di crescita media annua del PIL contro l’1,9 dell’Italia. La divergenza è cominciata prima della crisi, come abbiamo tante volte sottolineato: nel periodo 2001-2007, la crescita media dell’Abruzzo è stata dello 0,8, contro 1,3 nazionale (e l’1 del Mezzogiorno). Nella crisi 2008-2013, il Sud è precipitato (-2,4% medio annuo), ma l’Abruzzo ha perso meno dell’Italia (-1,3 contro -1,5) a fronte del precipitare del Sud (-2,4 medio annuo), ma nell’ultima fase della crisi, 2012-2013, l’Abruzzo ha ripreso a divergere dal Centro-Nord (-2,3 contro -2,1), con il Sud ancora più a picco (-3,3).

 

Non basta, dunque, esaminare il dato consuntivo quantitativo, ma bisogna cogliere i processi, che sono di divergenza invece che di convergenza, e che vedono l’Abruzzo perdere il ruolo di cerniera: è sì primo tra le regioni del Sud, ma si allontana dal Centro-Nord, nell’unico fenomeno europeo di accrescimento della divergenza interna.

 

A fronte di questo quadro drammatico, è sorprendente che il Rapporto Svimez non colga la grave ingiustizia che colpisce l’Abruzzo nell’assegnazione delle risorse dei fondi strutturali europei: ottiene il riconoscimento delle sue difficoltà passando da regione competitività a regione in transizione, ma invece di vedersi assegnare maggiori risorse, subisce un violento taglio (più di 200 milioni in meno).

 

Quanto poi all’idea (ancora non concretizzata) di indennizzare l’Abruzzo del danno subìto con maggiori risorse del nuovo FAS (il Fondo Sviluppo e Coesione), non possiamo non rilevare quanta parte del vecchio FAS stiamo sacrificando per tamponare i tagli di spesa: il rischio che anche il FSC se ne vada più in spesa corrente che in investimenti per lo sviluppo è quanto mai attuale. Chiediamo al Presidente Luciano D’Alfonso di fare il punto sul FAS 2007-2013 e di concordare poche vere priorità su cui spendere la parte non ancora dirottata per compensare i tagli.

 

Condividiamo, invece, la proposta contenuta nel Rapporto Svimez di avere sia un’azione strutturale di medio-lungo periodo, sia un piano di primo intervento. È quanto avevamo chiesto alla Giunta Regionale in sede di discussione del DPEFR 2015-2017. Ci era stata assicurata l’apertura di un confronto a breve per condividere un pacchetto di misure immediate anti-crisi e pro-lavoro, con investimenti e aperture di cantieri: attendiamo che l’impegno venga mantenuto.

 

Pescara, 6 novembre 2014

 

Per la Uil Abruzzo

(Roberto Campo)