Abruzzo

Credito, artigianato ed edilizia con l’acqua alla gola

 

Netta flessione nei primi sei mesi dell’anno per i due settori. Bene industria e servizi, Pescara ko.

 

PESCARA – Rubinetti delle banche a secco, ma solo per artigianato ed edilizia. Lo dice lo studio realizzato da Aldo Ronci per la Cna Abruzzo, relativo all’andamento del credito nei primi sei mesi del 2014. Secondo l’analisi condotta su dati della Banca d’Italia, se tra gennaio e giugno la flessione è stata significativa per le micro imprese (con 13 milioni in meno rispetto alla stessa data dell’anno precedente), la restrizione di credito erogato si trasforma addirittura in una voragine per il mercato delle costruzioni, con ben 69 milioni di euro in meno rispetto al 2013.

La crisi – quasi senza fine – dei due comparti produttivi, in realtà, stride con l’andamento generale del credito alle imprese, che segna invece un aumento di 174 milioni – per la verità fortemente condizionato dall’impennata di un solo mese, gennaio (+407 milioni) – con industria (+133) e servizi (+113) a fare la parte del leone, a fronte invece di una caduta che, oltre ad artigiani ed edilizia, coinvolge pesantemente anche le “famiglie consumatrici”, con 42 milioni di perdita secca.

Tra le province abruzzesi, l’andamento del credito alle imprese si presenta sostanzialmente omogeneo: in positivo, all’Aquila (+44), Teramo (+78) e Chieti (+83), con la sola provincia pescarese a fare la parte della Cenerentola di turno: all’appello mancano infatti 31 milioni di euro.

In un quadro così contraddittorio dell’andamento del credito, spiccano nello studio di Ronci altri tre elementi: la crescita dei depositi bancari e l’aumento vertiginoso sia delle “sofferenze” (ovvero i crediti che le banche non riescono più ad esigere dai loro clienti, ndr) che dei tassi d’interesse.  Nel primo caso, l’analisi segnala una crescita di 164 milioni di euro di risparmio delle famiglie; nel secondo, un incremento di 373 milioni; nel terzo l’applicazione di un  tasso medio dell’8,97% sulle operazioni “a revoca”, a fronte di una media nazionale del 6,76%, e dunque con uno spread di 2,21 punti percentuali. Un aspetto, quello degli alti tassi di interesse applicati alla clientela, che è frutto anche del difficile rapporto tra “sofferenze” e credito: in Abruzzo il rapporto ha raggiunto quota 15,46%, a fronte di una media nazionale ferma a quota 10,76%. 1.segue

 

 

19/11/2014

 

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