Abruzzo

Pescara. Doriana Roio punta alla Russia e ai Balcani

 

Nuovi progetti di espansione per la stilista pescarese che porterà le sue creazioni in Croazia, Montenegro, Kazakistan e Russia

 

Croazia, Montenegro, Kazakistan e Russia. E’ in continua espansione l’attività della stilista pescarese Doriana Roio, che approda con le sue creazioni nei Balcani. Dopo il Brasile dove ha portato la linea per bimbi “Fifty 4 Two”, la Corea del Sud, dove vestirà il soprano Donghee Han per un tour di trenta concerti che toccherà le città più importanti e l’ entrata nel circuito della grandi firme come brand emergente avvenuta a inizio 2014, ora è il momento di una nuova estensione in ambito internazionale. Doriana raggiunge così nuovi e ambiziosi obiettivi che confermano il successo commerciale della stilista che si avvia a diventare un simbolo per il lusso Made in Abruzzo nel mondo. «Non nego di essere particolarmente soddisfatta di questi traguardi che vedo come interessanti punti di partenza per gli step successivi – spiega la Roio-. La sfida è quella di contribuire a mostrare ai competitor internazionali cosa è capace di produrre l’Abruzzo nell’ambito del luxury ma non solo. A noi italiani viene riconosciuto spesso il talento di produrre l’eccellenza, ma in generale non veniamo considerati particolarmente competitivi, di fronte anche a procedure di realizzazione rapide e concrete che ho avuto modo di riscontrare in altri Paesi. Per mia fortuna, sto riuscendo ad imparare in fretta ad ottimizzare tempi e costi e cercare di ottenere un livello di perfezionamento sempre maggiore. Sicuramente sta diventando sempre più indispensabile il doverci scuotere da una sorta di torpore in cui siamo impantanati a causa di una mentalità eccessivamente improntata sulla lentezza, sulla costante ricerca della sicurezza, sull’eccessiva protezione familiare, tanto per citare alcuni aspetti. Se non iniziamo a cambiare atteggiamento e mentalità, se non ci apriamo ad altre realtà più costruttive e rapide nell’agire – dice ancora Doriana – e se non ci internazionalizziamo, non credo che avremo mai grandi chance di poter ribaltare le situazioni a nostro vantaggio. Credo di essere un esempio un po’ insolito, ma positivo che potrebbe essere uno dei segnali delle prospettive d’innovazione e cambiamento che dobbiamo continuare a perseguire».

 

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