Cultura & Società

Presentazione: FLAIANO E D’ANNUNZIO di Giacomo D’Angelo (Pescara, Lunedì 5 marzo, ore 18:00)

Lunedì 5 Marzo, alle ore 18:00

presso la Libreria QUI ABRUZZO
Via E. De Amicis n. 1/5 – PESCARA

Presentazione del saggio di Giacomo D’Angelo

FLAIANO E D’ANNUNZIO
l’Antitaliano e l’Arcitaliano

Edizioni Solfanelli

Scheda del libro:

Dopo la morte, per almeno un trentennio, Gabriele d’Annunzio è stato per la
cultura italiana il mostro da schiacciare. Alberto Arbasino aveva scritto
di lui: «Cadavere in cantina fra i più ingombranti di tutte le
letterature, di tutti i paesi, vilipeso, conculcato, negletto… vomitato
con stizza… peggio ancora di Pound.» E, si potrebbe aggiungere, di Céline,
di Hamsum, di Brasillach, di Mishima, di Bloy. Nessun altro scrittore, non
solo in Italia, è stato bersaglio di una damnatio memoriae così estesa, di
uno sport della demonizzazione tanto praticato, di un pregiudizio che ha
relegato nell’oblio le imprese dell’uomo e i versi del poeta. «Nessuno ha
mai suscitato tante inimicizie, nessuno ha mai avuto tanti denigratori
sistematici», ha scritto G. A. Borgese.
Il vulcano del provincialismo italiota ha ricoperto di lava moraleggiante,
snobistica, bigotta, ideologica, un artista letto e ammirato da Joyce,
Proust, Hemingway, Musil, Valéry, James, Landolfi, Bianciardi, Manganelli.
Una cortina di ipocrisia, un cordone sanitario, una sollevazione
universale verso l’ingombrante, indigeribile, “infrequentabile” (Rossana
Rossanda) poeta, hanno unito per lungo tempo letterati e gazzette, il nord
illuminista e il sud sanfedista, l’Azione Cattolica e le Case della
Cultura.
Non si sono estraniati da simile palude di conformismo i giornali per i
quali scriveva Ennio Flaiano con rare eccezioni, come Leo Longanesi.
Flaiano distingueva dannunziani e d’Annunzio: i primi li scansava, ne
detestava stile e modi di vita; dell’altro, il suo compaesano, nato a
pochi metri dalla sua casa nella Pescara non ancora unita a Castellammare,
rileggeva e assaporava i madrigali estivi che gli rimandavano l’estate
adriatica dell’adolescenza.
E ogni citazione che l’autore di Tempo di uccidere faceva del poeta di
Alcyone rivelava un moto di simpatia, un empito fratellevole, un
riconoscimento della sua grandezza. Senza fanatismi di idolatra, ma con
serenità di giudizio. Il poeta Flaiano, che con La spirale tentatively ha
scritto «la più bella lirica del 900»(Franco Cordelli), sapeva che
«Alcyone è il libro generativo della lirica novecentesca e D’Annunzio il
padre che occorre idealmente uccidere, ma con cui non si cessa di
dialogare.» (Pietro Gibellini)

Giacomo D’Angelo
FLAIANO E D’ANNUNZIO
l’Antitaliano e l’Arcitaliano
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-704-8]
Pagg. 120 – € 10,00

http://www.edizionisolfanelli.it/flaianoedannunzio.htm

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