Cirsu SpA verso il proprio ruolo nel sistema provinciale e regionale di gestione dei rifiuti.

 

Rispettati appieno gli impegni presi con nuovo il piano industriale

e con il piano di ristrutturazione del debito.

Prontamente contrastato con adeguate misure di prevenzione

l’increscioso sversamento di potenziali acque contaminate nel fiume Tordino,

non riconducibile alla ripresa delle attività nel polo impiantistico.

Superate le previsioni relative al reimpiego dei lavoratori ex Sogesa SpA.

È stato presentato questa mattina nella Sala Giunta della Provincia di Teramo l’aggiornamento sulle

attività e sull’attuazione del piano di risanamento aziendale di Cirsu SpA che il Consiglio di

Amministrazione e i Sindaci dei Comuni Soci hanno avviato nel corso degli ultimi tre anni. Si tratta di un

lavoro complesso inserito in un contesto di scala provinciale e regionale a forte criticità, come testimoniato,

non da ultimo, dalla deliberazione della Giunta regionale del 2 gennaio scorso che autorizza, per un

ulteriore anno, il conferimento dei rifiuti urbani in impianti ubicati al di fuori degli ambiti provinciali di

riferimento.

L’importante lavoro, maturato con un piano industriale e un piano di ristrutturazione del debito,

ha trovato consenso unanime da parte di tutti i creditori, che nulla hanno obiettato nei termini stabiliti

dalla disciplina fallimentare. Il percorso, pertanto, è stato doppiamente credibile e restituisce

protagonismo alla gestione pubblica degli impianti di trattamento e recupero dei rifiuti, con indubbie

ricadute in termini sociali ed occupazionali.

In coerenza con quanto depositato presso la Camera di Commercio e il Tribunale di Teramo, a

conclusione delle gare ad evidenza pubblica e di livello europeo, Cirsu SpA ha sottoscritto i relativi

contratti di gestione con l’aggiudicatario e, in linea con la riorganizzazione del settore avviata dalla

Regione per la definizione dell’ATO unico regionale, ha avviato la fase di ricognizione propedeutica al

revamping dell’impianto, destinatario di una parte importante dei circa 2,3 milioni di euro della

programmazione Par Fas.

Il percorso è stato suggellato dalle deliberazioni dei consigli comunali di tutti i Comuni Soci che, tra

la fine del 2013 e l’inizio del 2014, hanno, con convinzione, dato sostegno ed esempio di come le scelte

politiche volte alla tutela degli interessi generali uniscono e non dividono il territorio.

Nel merito degli ultimi avvenimenti di cronaca, che rischiano, per cattiva informazione, di

offuscare il prezioso lavoro svolto, Cirsu SpA fornisce chiarimenti e ricostruisce gli accadimenti.

Sulla vicenda della commistione delle acque bianche con il percolato della vecchia discarica, Cirsu

SpA precisa che l’incidente, che ha visto lo sversamento di acque potenzialmente contaminate nel fiume

Tordino, non ha alcuna connessione con la ripresa delle attività nel polo impiantistico, ma va

ricondotto, a seguito delle approfondite indagini condotte, a quanto purtroppo già accaduto in passato

(periodo agosto 2005-gennaio 2006) durante la gestione Sogesa SpA. A questa vicenda, di certo grave e

incresciosa, Cirsu SpA ha posto rimedio in maniera tempestiva, attuando le dovute misure di prevenzione.

A garanzia dell’operato e al fine di scongiurare definitivamente il ripetersi di analoghe circostanze, l’attuale

Consiglio di Amministrazione ha avviato una campagna ricognitiva sull’intera rete di raccolta e drenaggio

delle acque, realizzata nel tempo da soggetti diversi senza essere mai stata aggiornata.

Cirsu Spa sta inoltre collaborando, con diligenza e continuità, con la Polizia Giudiziaria e l’Autorità

Giudiziaria, mantenendo sotto costante monitoraggio la situazione al fine di impedire ogni ulteriore

incidente, garantendo i più alti standard di tutela ambientale.

All’esito dell’ispezione disposta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Teramo,

eseguita il 29 gennaio scorso dal Corpo Forestale dello Stato con il supporto tecnico dell’Arta Teramo, è

stato riscontrato che nell’impianto Cirsu SpA non è avvenuto alcuno smaltimento in discarica, mentre

rifiuti urbani provenienti dal Teramano e dall’Aquilano sono stati trattatati con un impianto mobile.

La gestione della campagna che ha seguito le procedure di legge legate al fermo tecnico

dell’impianto fisso del Cirsu SpA è attualmente al vaglio degli organi competenti. La questione inerente il

divieto di ingresso dei rifiuti all’impianto, così come disposto dall’autorizzazione integrata ambientale, è al

momento sotto giudizio del tribunale amministrativo regionale per l’Abruzzo, a cui di fatto è stato chiesto

di chiarire, trattandosi di un caso unico su base regionale, la normativa a cui sottende l’operazione.

Sulla riapertura e sul recupero dei volumi ancora disponibili nella vecchia discarica, sulla scorta dei

pareri acquisiti dalla Provincia di Teramo, dall’Arta, dalla ASL e dal Comune di Notaresco, il 12 febbraio

scorso la Regione Abruzzo ha rinnovato l’autorizzazione che per gli inizi di marzo consentirà, previa

verifica delle prescrizioni disposte da parte degli organi di controllo, la ripresa degli abbancamenti dei

rifiuti urbani indifferenziati trattati e non più recuperabili.

Nel corso del tempo, Cirsu SpA e i Comuni soci hanno prestato la dovuta attenzione alla vicenda

occupazionale dei lavoratori ex-Sogesa SpA, che vivono una oggettiva difficile situazione. L’impegno sarà

certamente rinnovato nei prossimi mesi e ha consentito, ad oggi, il reimpiego di lavoratori in numero

superiore alle previsioni iniziali.

Pur trovando “singolare” l’apprezzamento manifestato dalle rappresentanze sindacali aziendali

sulla proposta formulata da AIA SpA (socio privato di Sogesa SpA), nei fatti non rispettosa dei dettati di

legge e non soddisfacente in termini economici e finanziari, Cirsu SpA ha infatti assunto davanti al Prefetto

di Teramo un preciso impegno per il riassorbimento programmato di almeno il 70% dei dipendenti in

precedenza impiegati.

A tal proposito, Cirsu SpA trova ancor più singolare l’atteggiamento delle rappresentanze sindacali

provinciali che, molto probabilmente non sufficientemente informate, hanno ritenuto di sostenere strade

avventurose e dall’esito del tutto incerto, atteggiamento che, in un momento così delicato, rischia di

alimentare ancor di più il malessere sociale.

I Comuni soci e il Consorzio Stabile Ambiente scarl (gestore di parte del Polo tecnologico) hanno

mantenuto pienamente fede agli impegni presi davanti al Prefetto, tanto che – come detto – le unità ex

Sogesa attualmente impiegate a tempo pieno sono superiori e di numero doppio a quanto previsto nel

cronoprogramma. Nello specifico, le unità al momento reimpiegate a tempo pieno sono 11, di cui 3 nei

servizi di raccolta del Comune di Bellante e 8 nel polo tecnologico, a cui si sommano 2 unità a tempo

parziale impiegate sempre nei servizi di raccolta del Comune di Bellante.

Tutto questo è stato possibile nonostante il tanto richiamato impegno assunto da Cirsu SpA e dai

Comuni soci davanti al Prefetto non sia stato mai accettato dalle rappresentanze sindacali.

La vicenda è nell’insieme ben documentata e già posta all’attenzione del Prefetto in occasione della

querela sporta dal Presidente di Cirsu SpA nei confronti di uno dei lavoratori ex Sogesa SpA.

Il Consiglio di Amministrazione e i Comuni soci erano, e sono, consapevoli, del fatto che la ripresa

delle attività da parte di Cirsu SpA avrebbe condotto ad un riequilibrio del sistema di gestione dei rifiuti

in ambito regionale: un sistema che, anche per responsabilità della compagine Cirsu-Sogesa, da oltre 4

anni vede l’intero teramano conferire fuori provincia, se non fuori regione, rafforzando le realtà private a

danno di quelle pubbliche.

Cirsu SpA sta tornando gradualmente a svolgere il proprio ruolo e il riavvio progressivo delle

attività rappresenta lo strumento di maggior garanzia per dare risposte adeguate ad un contesto

sociale e territoriale purtroppo da tempo martoriato.

(Cirsu SpA, 347.8489363)