Abruzzo

Chieti. Giù le mani dal Processo di Bussi Associazioni ambientaliste e Comuni “parti civili” nel procedimento giudiziario in corso davanti la Corte d’Assise di Chieti chiedono, a oltre 5 anni dalla prima udienza, che non si perda tempo

La richiesta di ricusazione presentata dai difensori degli imputati nel cosiddetto “processo di Bussi” nei confronti del presidente della Corte d’Assise di Chieti non ha, secondo le associazioni ambientaliste e diverse parti civili, alcun fondamento. Il presidente della Corte, giudice Geremia Spiniello, avrebbe dimostrato, secondo i difensori, di non avere serenità di giudizio per aver detto, in una intervista, che sarà “resa giustizia”. Rendere giustizia tuttavia non vuol dire affatto preannunciare una condanna, ma soltanto l’impegno ad applicare le norme definendo il processo. E per il caso di Bussi applicare le norme definendo il processo è semplicemente un dovere istituzionale impellente, a distanza di oltre cinque anni dalla prima udienza!

Si è per questo costituto un coordinamento delle parti civili di cui fanno parte diversi Comuni e associazioni ambientaliste. Questa mattina, in una affollata conferenza stampa appositamente convocata, gli avvocati che rappresentano WWF Italia, Legambiente e i Comuni di Bussi, Popoli, Spoltore, Castiglione a Casauria, Alanno, Torre da Casauria, Chieti, Pescara, Torre de Passeri e i cittadini costituitisi in giudizio hanno illustrato le proprie posizioni di netta contrarietà tecnica sulla avanzata ricusazione.

Rendere Giustizia vuol dire solo applicare la legge e condurre a termine un giudizio – spiega l’avv. Tommaso Navarra (WWF e Legambiente) anche a nome dei colleghi di parte civile; – se poi parliamo del processo di Bussi, questo vuol dire accertare i fatti dopo cinque anni di udienze; se le parole sono state usate e se le stesse hanno un senso, nessuno può pensare che si sia voluto anticipare un giudizio. Il servizio mandato in onda dalla RAI è peraltro inequivocabile nell’escludere la pronuncia di dette espressioni e comunque in ordine alla chiara volontà di garantire a tutti i soggetti interessati (imputati e persone offese) una rapida conclusione di un iter giudiziale sino ad oggi troppo lungo e farraginoso in spregio del canone del giusto processo che costituzionalmente garantisce anche tempi e modi celeri di definizione del giudizio penale. E questo è stato fatto sino ad oggi dalla Corte di Assise di Chieti che, facendo uscire il processo dalle sabbie mobili di una udienza preliminare protrattasi per ben quarantacinque udienze, ha finalmente calendarizzato per il prossimo giugno la pronuncia della sentenza di primo grado. Noi vigileremo con forza al fine di garantire al nostro territorio questo risultato, indipendentemente dalla pronuncia (di condanna o meno) che verrà adottata”.

L’auspicio – conclude il presidente del WWF Abruzzo Luciano Di Tizio – è che la Corte d’Appello prenda in esame in tempi rapidissimi l’istanza di recusazione in modo tale che il processo possa proseguire secondo il calendario già fissato. Il territorio ha più che diritto ad avere giustizia con la condanna degli eventuali colpevoli, se alcuni imputati saranno ritenuti tali, e l’assoluzione degli eventuali innocenti, se questa sarà la decisione della Corte. Quello che sarebbe insopportabile è un ulteriore allungamento dei tempi. L’obiettivo di un procedimento giudiziario è per definizione l’accertamento della verità e non certo la prescrizione dei reati contestati”.

Hanno partecipato alla conferenza stampa: avv. Franco Perolino, avv. Tommaso Navarra, avv. Lino Sciambra, avv. Vittorio Supino, avv. Giulio Di Berardino, avv. Fabio De Massis, avv. Fabrizio Di Luigi, avv. Annamaria Di Biase

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