Bussi. WWF: polemiche irresponsabili, la bonifica deve partire.

Bussi, polemiche irresponsabili, la bonifica deve partire.

L’ARTA trova mercurio oltre le soglie di legge nei mitili alla foce del Pescara.

Tonnellate di cancerogeni continuano a riversarsi nella Val Pescara.

Mezzo milione di cittadini coinvolti.

Incredibili i dubbi sulla decisione del Ministero dell’Ambiente,

I 50 milioni di euro possono moltiplicarsi (e tornare indietro allo Stato!)

solo se si procede con la bonifica.

Forum dei Movimenti per l’Acqua e WWF intervengono bollando come strumentali, provinciali e irresponsabili le polemiche di questi giorni sull’avvio degli interventi di bonifica del Sito di Interesse Nazionale di Bussi annunciati dal Ministro dell’Ambiente Orlando.

Per le due organizzazioni sarebbe pazzesco differire ulteriormente l’intervento sull’epicentro dell’inquinamento a Bussi, che riguarda soprattutto la megadiscarica Tremonti. La vicenda non riguarda, infatti, solo le pur importanti problematiche del lavoro di Bussi ma interessa l’economia e la salute di 500.000 persone dell’intera Val Pescara, compresi i capoluoghi Chieti e Pescara, che hanno già dovuto subire lo scandalo dell’acqua contaminata distribuita dai rubinetti per decenni fino al 2007.

Basti pensare agli enormi problemi del dragaggio del porto canale di Pescara, costosissimo proprio per lo stato di inquinamento attuale del fiume, e al fatto, rivelato pochi giorni fa dall’ARTA (Relazione “Monitoraggio dell’ambiente marino-costiero della Regione Abruzzo – analisi dei dati osservati nell’anno 2012”), della presenza nei mitili di fronte al Porto di Pescara di una concentrazione di mercurio più che doppia rispetto ai limiti di legge (46 microgrammi/kg rispetto ad un limite di 20, si allega schermata del documento, l’intera relazione può essere scaricata dal sito dell’Arta). Si ricorda che nei sedimenti fluviali nel porto Canale di Pescara l’ARTA aveva riscontrato, in occasione dei rilievi per il dragaggio, alte concentrazioni di mercurio (fino a 14 milligrammi/kg, a fronte di un limite di 0,3 del D.M.56/09). Nell’acqua del fiume l’ARTA ha ripetutamente trovato in questi anni, anche alla foce a ben 50 km dalle aree del Sito di Bonifica, sostanze pericolosissime come l’esacloroetano, materiale ammassato in enormi quantità proprio nelle megadiscariche a Bussi.

Si rimane, quindi, esterrefatti davanti alle prese di posizione di amministratori pubblici che si stanno schierando di fatto contro l’avvio degli interventi di bonifica perché non riguarderebbero l’area industriale ma solo “siti limitrofi”.

Peccato che questi amministratori paiono dimenticare che le aree più massicciamente inquinate, vere e proprie bombe ecologiche già deflagrate, sono proprio la Megadiscarica di Bussi “Tremonti”, la prima ad essere scoperta, e le aree a monte dello stabilimento (le discariche 2a e 2b), le cosiddette “aree limitrofe”. Da questi siti fuoriescono ogni giorno chili di sostanze cancerogene che vengono trasportate fino alla foce del fiume Pescara e da qui al mare!

Gli stessi amministratori paiono inoltre sorvolare sul fatto che attualmente l’area industriale ha un proprietario, che si chiama Solvay, una multinazionale che ha l’obbligo di assicurare almeno la messa in sicurezza del sito per non far fuoriuscire gli inquinanti verso valle, cosa che sta avvenendo tuttora. Cosa stanno facendo questi amministratori in concreto per ottenere una messa in sicurezza efficace? Inoltre il TAR del Lazio ha imposto a Solvay (che ha presentato ricorso al Consiglio di Stato) anche una parziale bonifica delle sue aree pur non essendo responsabile della contaminazione. Vogliono questi amministratori “regalare” a qualche privato fondi pubblici?

Anche parlamentari di maggioranza come Antonio Castricone e colleghi di Governo del Ministro Orlando, come il sottosegretario Giovanni Legnini, paiono aver espresso alcuni dubbi sulla posizione del Ministero. Chi ha sostenuto l’improponibile “ipotesi Toto”, perdendo più di due preziosi anni in cui l’inquinamento ha continuato a propagarsi verso valle, intende continuare a scaricare il problema sull’intera Val Pescara contrastando l’unica ed evidente iniziativa di buon senso possibile? Auspichiamo che il Governo parli con un’unica voce convenendo con le posizioni del Ministro, e operi, soprattutto, con i fatti, con l’avvio immediato della bonifica delle megadiscariche e imponendo ai privati la messa in sicurezza dell’area industriale.

L’iniziativa del Ministero dell’Ambiente coincide con la soluzione prospettata da anni da WWF e Forum Acqua con dettagliate note inviate al Ministero stesso, ed è positiva perché “valorizza” la somma dei 50 milioni di euro attualmente disponibili. Questo “tesoretto” può essere fatto addirittura fruttare visto che la bonifica viene attuata “in danno” e che Montedison ha già ripagato la somma anticipata dal Commissario Goio per il preliminare intervento di capping alla discarica Tremonti. Il proprietario del sito della discarica Tremonti, in considerazione del processo in corso per reati gravissimi, ha tutto l’interesse per sgravarsi almeno in parte dei problemi ambientali esistenti, per cui è altamente probabile che sia ben disposto a ripagare le somme anticipate dallo Stato.

È dunque ipotizzabile che si riesca a partire con un primo lotto da 50 milioni, farseli ridare, procedere ad un secondo lotto da altri 50 milioni e così via fino alla bonifica completa in un circolo virtuoso. Cinquanta milioni di euro potrebbero trasformarsi in centinaia di milioni creando lavoro proprio con la bonifica e, alla fine, ritornare integralmente allo Stato, magari per sostenere ulteriormente l’occupazione nell’area.

Per quanto riguarda la necessità del lavoro, solo ripulendo le aree si possono attirare altri insediamenti. Riteniamo, altresì, che la bonifica stessa possa essere un’occasione imperdibile di lavoro e qualificazione. In Italia il settore delle bonifiche vale 3-5 miliardi di euro l’anno, decine di miliardi di euro in Europa, un mercato purtroppo in espansione.

In Abruzzo vi sono pochissime aziende specializzate nonostante l’esistenza nel territorio di centinaia di siti da bonificare. Come proponiamo da anni, si chiamino Università e Centri di Ricerca internazionali, magari partendo da quelli impegnati nei Laboratori del Gran Sasso, visto che l’acqua di Bussi viene da lì, si proponga un accordo di programma per creare a Bussi un campus nel centro urbano (sfruttando anche il denaro della ricostruzione) e un grande cantiere delle bonifiche ai massimi livelli con sperimentazioni di metodi innovativi volti anche a creare brevetti. Si possono porre così le basi concrete per creare, a fianco della bonifica, una nuova azienda, “spin-off” da questo processo.

L’unica forte perplessità riguarda la figura del Commissario Goio, che dovrebbe rimanere centrale in questa situazione, nonostante la sua azione si sia contraddistinta, a nostro avviso, per mancanza di trasparenza e partecipazione della cittadinanza nei progetti di messa in sicurezza.

WWF