Cultura & Società

Teramo.Presentata la nuova Stagione di Prosa della Riccitelli STAGIONE DI PROSA 2013/2014 Teramo, Teatro Comunale Direttore Artistico UGO PAGLIAI

E’ stata presentata la nuova Stagione di Prosa della Riccitelli

STAGIONE DI PROSA 2013/2014

Teramo, Teatro Comunale

Direttore Artistico UGO PAGLIAI

Martedì 29 ottobre ore 21 (Turno A)

Mercoledì 30 ottobre ore 17 (Turno C)

Mercoledì 30 ottobre ore 21 (Turno B)

Goldenart Production srl

ALESSANDRO HABER

ALESSIO BONI

FRANCESCO BONOMO

“IL VISITATORE”

di Eric – Emmanuel Schmitt

Regia di Valerio Binasco

Aprile 1938. L’ Austria è stata da poco annessa di forza al Terzo Reich, Vienna è occupata dai nazisti, gli ebrei vengono perseguitati ovunque. In Berggstrasse 19, celeberrimo indirizzo dello studio di Freud (Alessandro Haber), il famoso psicanalista attende affranto notizie della figlia Anna, portata via da un ufficiale della Gestapo (Francesco Bonomo). Ma l’angosciata solitudine non dura molto: dalla finestra spunta infatti un inaspettato visitatore (Alessio Boni) che fin da subito appare ben intenzionato a intavolare con Sigmund Freud una conversazione sui massimi sistemi. Il grande indagatore dell’inconscio è insieme infastidito e incuriosito. Chi è quell’importuno? Cosa vuole? È presto chiaro che quel curioso individuo in frac non è un ladro né uno psicopatico in cerca di assistenza. Chi è dunque? Stupefatto, Freud si rende conto fin dai primi scambi di battute di avere di fronte nientemeno che Dio, lo stesso Dio del quale ha sempre negato l’esistenza. O è un pazzo che si crede Dio? La discussione che si svolge tra il visitatore e Freud, e che costituisce il grosso della pièce, è ciò che di più commovente, dolce ed esilarante si possa immaginare: Freud ci crede e non ci crede; Dio, del resto, non è disposto a dare dimostrazioni di se stesso come se fosse un mago o un prestigiatore. Sullo sfondo, la sanguinaria tragedia del nazismo che porta Freud a formulare la domanda fatale: se Dio esiste, perché permette tutto ciò?

Giovedì 14 novembre ore 21 (Turno A)

Venerdì 15 novembre ore 17 (Turno C)

Venerdì 15 novembre ore 21 (Turno B)

Goldenart Production srl

SERGIO RUBINI

MICHELE PLACIDO

“ZIO VANJA”

di Anton Cechov

con PIER GIORGIO BELLOCCHIO

Regia di Marco Bellocchio

La trama ha il suo inizio nella casa di campagna ereditata dal professor Serebrjakov, cognato di zio Vanja e padre di Sonia. La prima moglie, sorella di Vanja, è deceduta e il professore si è risposato con Helena. Tra amori e vicissitudini di vario genere, Serebrjakov comunica a Vanja che è intenzionato a vendere il podere e questo fa uscire fuori tutto il temperamento del povero zio, che alla fine tenta di uccidere il professore con dei colpi di pistola, che miseramente non andranno a segno. Alla fine l’agiato ereditiere e Helena torneranno in città, lasciando a Vanja la possibilità di continuare ad amministrare la tenuta.

Zio Vania è uno dei capolavori assoluti del teatro cechoviano, in cui si intrecciano le monotone conversazioni e le banalissime vicende di un gruppetto di personaggi. La ricostruzione minuziosa di atmosfere sospese e vagamente inquietanti, l’indifferenza abulica dei personaggi intorno agli eventi, l’indefinito senso di attesa di una catastrofe incombente rendono questo testo una geniale anticipazione della drammaturgia novecentesca.

–          Marco Bellocchio è uno dei registi più anticonformisti della storia del cinema italiano. Coraggioso, puntuale, deciso, ha saputo portare avanti le sue idee laiche, difendendole con la forza espressiva dell’arte, entrando nella complessità degli argomenti, dalla politica sessantottina alle conseguenze drammatiche degli anni di piombo, dalla follia dei manicomi all’incapacità di amare delle persone comuni.

Martedì 3 dicembre ore 21 (Turno A)

Mercoledì 4 dicembre ore 17 (Turno C)

Mercoledì 4 dicembre ore 21 (Turno B)

Neraonda srl

PAOLO TRIESTINO

NICOLA PISTOIA

ELISABETTA DE VITO

“BEN HUR”

di Gianni Clementi

Regia di Nicola Pistoia

Sergio, parte affidata a Nicola Pistoia, anche regista dello spettacolo, e’ un uomo di mezza eta’, ex stuntman di successo ed e’ costretto a fare il centurione al Colosseo per sbarcare il lunario. Si propone per le foto di rito con i turisti ma la concorrenza e’ tanta e gli affari iniziano a scarseggiare. Nel frattempo Maria, sua moglie, impiegata in una chat line erotica, perde il lavoro. Una vita destinata ad una lenta, inesorabile deriva. Poi l’arrivo di Milan (Paolo Triestino) clandestino bielorusso dall’accentuato istinto imprenditoriale, improvvisamente rivitalizza la precaria economia domestica e da’ nuovo slancio alla coppia in crisi. Almeno cosi’ sembra. Una commedia divertente, che si misura con la scottante attualita’ dell’emigrazione. Un confronto di vissuti sideralmente lontani, di personalita’ opposte, destinato a un finale sorprendente. Per interpretare Maria, Clementi ha scelto Elisabetta De Vito, che interpreta la condizione di una donna separata costretta a vivere con il fratello squattrinato ma soprattutto costretta a fare la gattina sexy al telefono nella chat erotica. In Ben Hur si parla in fondo di tre solitudini, del capovolgimento di situazioni che porta l’italiano da immigrato sfruttato e schiavo come Ben Hur appunto, a ‘padrone’ e sfruttatore di immigrati.

Martedì 17 dicembre ore 21 (Turno A)

Mercoledì 18 dicembre ore 17 (Turno C)

Mercoledì 18 dicembre ore 21 (Turno B)

Ente Teatro Cronaca sas & Artù

GIANLUCA GUIDI

GIANLUCA RAMAZZOTTI

”BOEINGBOEING”
di Marc Camoletti

con ARIELLA REGGIO

Regia di Mark Schneider

Il nuovo allestimento della commedia Boeing Boeing, di Marc Camoletti, ritorna

dopo quarant’anni sui nostri palcoscenici come una delle commedie più divertenti e

rappresentate nel mondo; entrata di diritto nel Guinness dei primati – solo a

Londra, dal 1965 è rimasta in cartellone per ben sette anni consecutivi, tanto che la

Paramount ne produsse un film con Tony Curtis, Jerry Lewis e Thelma Ritter –

Boeing -Boeing è tornata sui palcoscenici londinesi nel 2007 per starvi fino al 2009,

dopo quarant’anni, con un restyling anni 60′ ad opera di uno dei più

rappresentativi e giovani registi europei: Matthew Warchus che ne ha curato uno

spassosissimo revival adattando scene e costumi a quegli anni. Il risultato è stato

sorprendente: pubblico e critica hanno decretato il successo di questa commedia

che, nonostante l’età, dimostra ancora di avere le gambe per camminare a lungo.

Nel 2007 è stata nominata agli Oliver Awards come miglior revival e miglior attore,

vincendo il Drama Desk Award come miglior spettacolo, miglior rivisitazione anni

60′ e come miglior interpretazione maschile a Mark Rylance. La stessa produzione

ha poi portato lo spettacolo a Broadway nel 2008, dove ha riscosso un altro enorme

successo vincendo, anche qui, il Tony Award come miglior revival e ancora Mark

Rylance come miglior attore protagonista.

Lo spettacolo viene ora riproposto anche in Italia, dopo l’ultima grande produzione

allestita nel 1966 da Lucio Ardenzi, con gli allora giovani Carlo Giuffrè, Vittorio

Sanipoli, Marina Bonfigli e Valeria Fabrizi. Lo spettacolo ebbe un grande successo

per tre stagioni consecutive. Questa volta, a distanza di quarant’anni,

l’Associazione Culturale Artu’ in coproduzione con Ente Teatro Cronaca sas

diretta da Mico Galdieri, hanno deciso di riproporre lo spettacolo nella stessa

edizione trionfatrice a Londra e Broadway, in accordo con la Sonia Friedman Ltd.

Con un Cast veramente internazionale che vede in testa di serie il ritorno sulle

scene di Gianluca Guidi in coppia per la prima volta con Gianluca Ramazzotti per

dar vita ad un duo esplosivo di grande comicità, con la partecipazione della nota

attrice teatrale Ariella Reggio, conosciuta dal pubblico italiano per la fiction “Tutti

pazzi per Amore” dove interpreta il ruolo della Zia. A cui si aggiungono tre

splendide bellezze: Marjo Baratasegui, lanciata da Pieraccioni nel film ‘Ti amo in

tutte le lingue de mondo’, nel ruolo della Hostess spagnola Gabriela, Ela Weber che

darà lustro e divertimento alla hostess tedesca Greta e Barbara Snellenburg che

interpreterà l’americana Gloria. Il tutto condito dalla regia di Mark Schneider che

riprende la messa in scena scoppiettante e divertente di Matthew Warchus, in una

rivisitazione dal vecchio sapore anni sessanta per una commedia che, come hanno

dimostrato gli amici americani e londinesi, ha quarant’anni… ma non li dimostra

Martedì 21gennaio ore 21 (Turno A)

Mercoledì 22  gennaio ore 17 (Turno C)

Mercoledì 22 gennaio ore 21 (Turno B)

Camelia srl

SABRINA FERILLI

MAURIZIO MICHELI

“SIGNORI…LE PATE’ DE LA MAISON!”

di Matthieu de la Porte e Alexandre de la Patellierie

con PINO QUARTULLO

Regia di CARLO BUCCIROSSO

Cosa c’è di meglio di una cena tra le mura domestiche, a base di simpatia rispetto e

cordialità!?…Cosa c’è di più rassicurante, se per questa cena la padrona di casa è in

cucina sin dalle prime ore dell’alba per allietare gli ospiti con imprevedibili manicaretti!?…

E cosa c’è di più tenero, se una coppia di innamorati approfittano di questa

cena per annunciare l’arrivo del loro primo bebè?..E cosa di più romantico se il futuro

papà di quel bebè è il fratello della padrona di casa, felicemente sposata con un uomo

che non disdegna affatto sentimenti umani, senso dell’ironia e valore dell’amicizia a

dispetto dell’insulso peso del danaro, che gli ha imposto categoricamente di non

offrire al ristorante “questa cena” ai suoi rispettabili cognati!? …E cosa c’è di più

idilliaco, se a questa cena è invitato anche il grande amico di infanzia della nostra

padrona di casa, e cosa di più dolce se costui è teneramente ed ostinatamente single!?

Sembrerebbe la cena modello, la cena del secolo, la cena per antonomasia…ma se

a preparare tutto quanto è la nostra cara padrona di casa, sapientemente diretta dalla

stravagante sagacia di sua madre e allora il pasticcio è servito…

“Signori…le paté della maison!”

Carlo Buccirosso

Mercoledì 26 febbraio ore 21 (Turno A)

Giovedì 27 febbraio ore 17 (Turno C)

Giovedì 27 febbraio ore 21 (Turno B)

Compagnia del Teatro Carcano

GIUSEPPE PAMBIERI

“LA COSCIENZA DI ZENO”

di Tullio Kezich

tratto dal romanzo di Italo Svevo

regia di Maurizio Scaparro

La coscienza di Zeno, pubblicato nel 1923, è il romanzo più maturo e originale di Italo Svevo. In esso si riassume l’esperienza umana di Zeno Cosini, il quale racconta la propria vita in modo così ironicamente disincantato e distaccato da far apparire l’esistenza tragica e comica insieme. Zeno ha maturato alcune convinzioni: la vita è lotta; l’inettitudine non è più un destino individuale, ma un fatto universale; la vita è una “malattia”; la nostra coscienza un gioco comico e assurdo di autoinganni più o meno consapevoli. Il romanzo possiede un’architettura particolare: l’autore abbandona il modulo ottocentesco del romanzo narrato da una voce anonima ed estranea al piano della vicenda e adotta l’espediente del memoriale, del diario, in cui la narrazione si svolge in prima persona e non presenta gli avvenimenti nella loro successione cronologica lineare, ma inseriti in un tempo tutto soggettivo che mescola piani e distanze. Il protagonista non è più una figura a tutto tondo, un carattere, ma è una coscienza che si costruisce attraverso il ricordo, ovvero di Zeno esiste solo ciò che egli intende ricostruire attraverso la propria coscienza. All’interno del memoriale, l’autobiografia appare un gigantesco tentativo di autogiustificazione da parte dell’inetto Zeno che vuole dimostrarsi innocente da ogni colpa nei rapporti con il padre, con la moglie, con l’amante e con il rivale Guido, anche se ad ogni pagina traspaiono i suoi impulsi reali, ostili ed aggressivi e a volte addirittura omicidi. Con La coscienza di Zeno, Svevo approfondisce la sua diagnosi della crisi dell’uomo contemporaneo che è tanto più grande quanto maggiore ne è l’autoconsapevolezza. I suoi personaggi, ridotti a subire la vita con sofferenza rassegnata ed insieme lucidamente consapevole, riflettono la problematicità dell’uomo del primo Novecento che, sotto apparenti certezze, avverte il vuoto, causa principale dell’inquietudine e dell’angoscia esistenziale. Per questo l’opera di Svevo è idealmente vicina a quella di Pirandello, Joyce, Proust: essa testimonia il male dell’anima moderna. La nuova, impegnativa produzione del Teatro Carcano è basata sulla versione che Tullio Kezich elaborò nel 1964 dal romanzo di Italo Svevo.

Martedì 11 marzo ore 21 (Turno A)

Mercoledì 12 marzo ore 17 (Turno C)

Mercoledì 12 marzo ore 21 (Turno B)

Zocotoco

LUCA ZINGARETTI

MASSIMO DE FRANCOVICH

“LA TORRE D’AVORIO”

di Ronald Harwood (trad. Masolino D’Amico)

Regia di Luca Zingaretti

Berlino 1946. E’ il momento di regolare i conti, e la cosiddetta denazificazione – la caccia ai sostenitori del caduto regime – è in pieno svolgimento. Gli alleati hanno bisogno di prede illustri, di casi esemplari che diano risonanza all’iniziativa. Viene così convocato, nel quadro di una indagine sulla sua presunta collaborazione con la dittatura, il più illustre esponente dell’alta cultura tedesca, vale a dire il direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler, universalmente acclamato accanto a Toscanini come il maggiore della prima metà del secolo. Furtwängler non era stato nazista, e anzi non aveva nascosto di detestare le politiche del Terzo Reich; era anche riuscito a non prendere mai la tessera del partito. Ma nel buio periodo dell’esodo di molti illustri intellettuali che avevano preferito trasferirsi all’estero piuttosto che continuare a lavorare in condizioni opprimenti, era rimasto in patria, e aveva svolto la sua attività in condizioni privilegiate. Aveva scelto, in tempi durissimi, di tenere accesa la fiaccola dell’arte e della cultura, convinto che questa non abbia connotazione politica; e aveva sfruttato il suo prestigio per aiutare, all’occorrenza, persone perseguitate o emarginate. Si era anche scaricato la coscienza barcamenandosi per esibirsi nel minor numero possibile di occasioni ufficiali; pur di non stringere la mano a Hitler, in una occasione famosa e fotografata, aveva fatto in modo di continuare a impugnare la bacchetta con la destra. Dai suoi compatrioti, quasi tutti melomani, era sempre stato venerato alla stregua di una divinità super partes, e anche dopo la fine della guerra nessun tedesco si era sentito di addebitargli alcunché.

Ma ecco ora che i vincitori vogliono vederci chiaro, e se possibile far crollare anche questo superstite mito della superiorità germanica. Consapevoli del fascino che il grande artista esercita su tante persone, essi affidano l’indagine a un uomo che dà ogni garanzia di esserne immune: un maggiore dell’esercito che detesta la musica classica, venditore di polizze assicurative nella vita civile e quindi molto sospettoso nei confronti del prossimo; un plebeo che disprezza le sdolcinatezze borghesi; un giustiziere sacrosantamente indignato dalle ingiustizie e dalle atrocità che ha visto perpetrare in questa corrottissima zona dell’Europa; soprattutto, un americano convinto nell’eguaglianza di tutti gli uomini sia nei diritti sia nelle responsabilità.

Ronald Harwood – l’autore del da noi sempre riproposto “Servo di Scena”, ma poi anche di numerosi altri testi teatrali, letterari e cinematografici (uno dei quali, la sceneggiatura del “Pianista” di Roman Polanski, premiato con l’Oscar) – è contemporaneamente ebreo, appassionato di musica (ha scritto una commedia su Mahler, un romanzo su César Franck) e sudafricano: in grado quindi sia di guardare il contegno di Furtwängler con gli occhi critici di una delle vittime, sia la tracotanza del filisteo maggiore Arnold con quelli di qualcuno per cui l’arte sia un bene supremo e irrinunciabile, sia l’atteggiamento dei vincitori dalla prospettiva di uno di loro ma che non è coinvolto come loro. Lo scontro tra due avversari così diversi e così poco disposti a capirsi – soprattutto, ciascuno dei quali è convinto delle proprie ragioni – offre teatralmente quello che nella boxe è considerato il match ideale, tra il picchiatore e lo schermidore; tra coloro che assistono, variamente coinvolti, paio offrono testimonianze ambigue, che potrebbero andare sia a carico sia a discarico dell’imputato. Del resto l’episodio è storico, all’epoca Furtwängler fu veramente indagato e in qualche misura umiliato, e se le accuse poi caddero la sua immagine pubblica non recuperò più del tutto la limpidezza di una volta. Il suo caso suscita interrogativi che nessuna formula sembra aver risolto ancora oggi, e assai modernamente l’autore non propone risposte, ma sollecita ogni spettatore a dare la sua. Con un regime infame non si deve collaborare, questo è ovvio. Ma svolgere un’attività artistica equivale a collaborare? Per qualcuno, sì: si contribuisce a dare un’immagine positiva di un Paese che invece è marcio. Per qualcun altro, no: se mostri l’arte, la bellezza, ai tuoi concittadini per quanto oppressi, aiuti a tener vivo in loro qualcosa che un giorno potrebbe aiutarli a riprendersi. In molti casi la questione può essere risolta dalla coscienza individuale: se non voglio i soldi, mettiamo, di quel tale editore le cui posizioni politiche non condivido, posso pubblicare con qualcun altro. Ma quando si tratta di un personaggio così rappresentativo, che le sue scelte costituiscono un esempio per tutti?

La commedia debuttò a Londra nel 1995 per la regia di Harold Pinter, e fu ripresa a New York e in molte altre città. Il titolo originale, “Taking sides”, significa letteralmente “Schierarsi”: non un gran che in italiano, meglio comunque di quello appioppato al film di Istvan Szabò del 2001 (con Harvey Keitel e Stellan Skarsgård), “A torto o a ragione”). Proponendo di renderlo come “La torre d’avorio” si è voluto alludere alla condizione di orgoglioso isolamento che l’artista crede, forse a torto, di potersi permettere sempre.

Masolino d’Amico

Martedì 18 marzo ore 21 (Turno A)

Mercoledì 19 marzo ore 17 (Turno C)

Mercoledì 19 marzo ore 21 (Turno B)

La Pirandelliana srl

MASSIMO GHINI

ELENA SANTARELLI

“QUANDO LA MOGLIE E’ IN VACANZA”

di George Axelrod (trad. Edoardo Erba)

tratto dal film di Billy Wilder

regia di Alessandro D’Alatri

Il testo di Axeroid, debuttò a Broadway nel 1952 con un notevole successo di critica e pubblico. Ma la sua vera consacrazione internazionale avvenne nel 1955 con l’adattamento cinematografico di Billy Wilder. E’ una commedia che nel 2000 è stata inserita, dall’American Film Institute, al 51° posto tra le cento migliori di tutti i tempi. Praticamente un classico della modernità. Il titolo originale “The 7 years itch” (Il “prurito” del settimo anno) contiene forse più informazioni della seppur felice traduzioni italiana “Quando la moglie è in vacanza. E’ una commedia sulle manie erotiche dell’uomo medio e al tempo stesso una feroce satira di costume contro il perbenismo di una certa “middle class” che sembra non avere epoche e che viene messa a confronto con le ambizioni di una ragazza che cerca di ridisegnare una propria personalità attraverso l’impegno nel mondo patinato della pubblicità, della moda o dello spettacolo in generale. Fa da detonare la prorompente fisicità della ragazza che come un uragano entra nella banale quotidianità di un maschio irrisolto. Un maschile che più che subire l’attrazione femminile sembra essere spaventato da quell’apparentemente irraggiungibile opportunità. Dopo 60 anni, il testo mantiene ancora intatta la freschezza di uno sguardo sui comportamenti e le relazioni tra maschi e femmine. Anche se sorprendente, la drammaturgia, oltre che divertire, inquieta anche un po’. E’ con questo spirito che mi accingo a dirigere questa commedia. Anche se i meccanismi relazionali sembrano essere intatti, altrettanto non viene da considerarlo rispetto all’ambientazione in questione. Trovo che il testo contenga tutti gli elementi per essere adattato alla nostra epoca e ai nostri riferimenti culturali. Altrimenti ne risulterebbe una mera ricostruzione delle relazioni tra uomo e donna negli anni cinquanta nella società americana di quel tempo. Un aspetto estremamente interessante è la divisione dell’opera in due tempi narrativi: il reale e la proiezione delle reciproche insicurezze dei personaggi. Un’opportunità per restituire al progetto tutta la freschezza dello sguardo sulle relazioni tra gli esseri umani. Mi diverte l’idea di vivificare le proiezioni e le ansie dei protagonisti attraverso soluzioni moderne e fortemente visive che il linguaggio teatrale può offrire al pubblico contemporaneo. E’ una splendida occasione per proporre alla platea italiana, peraltro in anteprima assoluta, la genialità e il divertimento di un testo così intelligente e attuale.

Alessandro D’Alatri

Orario spettacoli

Turno A (serale): ore 21

Turno B (serale): ore 21

Turno C (pomeridiano): ore 17

Inizio campagna abbonamenti lunedì 23 settembre 2013

Dal 9 al 19 settembre conferma delle prelazioni

Abbonamento spettacoli (8 rappresentazioni – Turni A, B e C)

PLATEA A intero 200,00 euro ridotto 170,00 euro

PLATEA B intero 160,00 euro ridotto 140,00 euro

GALLERIA A intero 110,00 euro ridotto 95,00 euro

GALLERIA B intero 85,00 euro ridotto 70,00 euro

* Il settore di Platea A non è soggetto ad abbonamento ridotto per gli spettacoli serali.

• Abbonamento ridotto per donatori di sangue, iscritti al Circolo Amici della Musica e del Teatro “Primo Riccitelli”, over 65, insegnanti, enti e associazioni convenzionate, studenti universitari fino a 26 anni.

• Abbonamenti convenzionati agli spettacoli pomeridiani per gli studenti delle scuole primarie e secondarie.

Gli abbonamenti ridotti e/o convenzionati sono nominali, non cedibili e soggetti a controllo. Saranno ritirati se trovati in possesso di soggetti non aventi diritto alla riduzione.

• Ingresso gratuito per portatori di handicap e biglietto ridotto per le categorie di diritto e per gli accompagnatori dei portatori di handicap, previa prenotazione del posto a ogni spettacolo.

• Dal 9 al 19 settembre 2013 chi ha esercitato il diritto di prelazione dovrà improrogabilmente confermare l’impegno sul posto occupato. La conferma andrà effettuata, pena il decadimento della prelazione acquisita, negli uffici della Riccitelli aperti tutte le mattine, sabato e festivi esclusi, dalle 9.30 alle 12.30 e nei pomeriggi di lunedì e mercoledì dalle 15.30 alle 18.30.

• Vendita abbonamenti: Società della Musica e del Teatro “Primo Riccitelli” dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15,30 alle 18,30 – tutti i giorni esclusi il sabato e i festivi, dal 23 settembre al 25 ottobre 2013 – vendita online su: www.primoriccitelli.it.

• I biglietti del primo spettacolo in programma saranno in vendita nei giorni delle relative rappresentazioni, 29 e 30 ottobre 2013. Dal 4 novembre 2013 sarà possibile acquistare i biglietti anche per gli spettacoli successivi.

• Per non creare disturbo agli artisti e al pubblico già presente, è richiesto il rispetto dell’orario di inizio dello spettacolo. Il personale addetto disciplinerà l’ingresso degli eventuali ritardatari che solo durante l’intervallo potranno raggiungere il proprio posto.

• Cause di forza maggiore potranno determinare modifiche al programma degli spettacoli. Eventuali variazioni saranno comunicate in tempo utile.

A conclusione di Stagione, dal 26 marzo al 30 aprile 2014 e dietro presentazione del vecchio abbonamento, si potrà esercitare il diritto di prelazione sul posto occupato per la Stagione di Prosa 2014/2015.

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