Cultura & Società

Roma. Enrico Di Carlo presenterà il suo libro, Gabriele d’Annunzio e l’enogastronomia della memoria (Edizioni Verdone), venerdì 20 settembre 2013, alle ore 11.00, a Roma

Enrico Di Carlo presenterà il suo libro, Gabriele d’Annunzio e
l’enogastronomia della memoria (Edizioni Verdone), venerdì 20 settembre
2013, alle ore 11.00, a Roma, nella Sala Cavour della Biblioteca Storica
Nazionale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali,
in via XX Settembre.
Al termine verranno offerti il dolce Parrozzo e il liquore Corfinio,
prodotti abruzzesi storicamente legati al Poeta.

* * *

In questo libro, che esce dopo tre anni dalle prime due fortunatissime
edizioni di Gabriele d’Annunzio e la gastronomia abruzzese, l’autore
approfondisce il rapporto di d’Annunzio con il vino e con l’alcol.
Argomento particolarmente interessante, soprattutto in considerazione del
fatto che d’Annunzio era astemio, come confermano i suoi più accreditati
biografi. Ciò nonostante, il vate esibisce una buona conoscenza di alcune
tra le più importanti marche italiane e straniere, mentre al Montepulciano
d’Abruzzo riserva un uso molto più famigliare.
Per quanto riguarda l’interesse per il cibo, d’Annunzio non era né un
mangiatore né un ghiottone né un buongustaio. Per lui non c’era che
l’essenzialità, per così dire, storica della cucina abruzzese; in altri
termini, per lui tutta la cucina nostrana consisteva e compendiava nel
sapore in generale, quel sapore fatto di calore umano, di ricordi di tempi
lontani, di sentimenti, di affetti familiari, di nostalgia per il tempo
perduto e non ritrovato.
Ed è proprio la nostalgia che consente di capire la necessità che il poeta
provava nel mangiare avidamente, come “un feroce lupo della Maiella”, il
cacio pecorino, il salamino pepato, il brodetto di pesce, il Parrozzo di
D’Amico, il “laure cotte nghi li capitune”, e la porchetta regalatagli da
Giacomo Acerbo.
Il libro, impreziosito da una attenta prefazione di Lia Giancristofaro e
dalla bella copertina disegnata da Marco Martellini, racchiude anche i
carteggi di d’Annunzio con Luigi D’Amico, creatore del Parrozzo, e Amedeo
Pomilio, distillatore dell’Aurum. È ancora una volta l’Abruzzo a sgorgare
da queste lettere; è ancora una volta la nostalgia ad “estuare come la
foce della nostra Pescara”, davanti a una bottiglia di Aurum o di
Cerasella; è ancora una volta il desiderio quasi carnale di attaccarsi
alla “sise de l’Abbruzze mé” quando mangia una fetta di Parrozzo, come a
voler succhiare la parte più intima e genuina della sua regione.
Il volume, dopo le presentazioni di Verona (Istituto Internazionale per
l’Opera e la Poesia) e Torino (XXVI Salone Internazionale del Libro), sarà
ospite, il 3 ottobre prossimo, dell’Istituto Italiano di Cultura di
Budapest.

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