Cultura & Società

Cultura. Nannipieri: Il futuro della Fondazione Magna Carta

Su L’Occidentale, il giornale online della Fondazione Magna Carta, il saggista Luca Nannipieri parla di come rivoluzionerebbe la Fondazione Magna Carta per farla essere la vera “fucina”, “il luogo di massima combustione”, dove si ricrea un’intera cultura politica e civile, dopo la parabola senza significativi risultati di Silvio Berlusconi.      Qui il link dell’articolo:http://www.loccidentale.it/node/127315 E’ sempre disponibile sulla home page della Fondazione Magna Carta il paper sulle proposte sulla cultura di Nannipieri: http://www.magna-carta.it/ Ecco il testo integrale dell’intervento su L’Occidentale:

La Fondazione Magna Carta ha davanti a sé un compito tra i più impegnativi e gravosi: essere la fucina dove si ricrea un’intera cultura politica e civile. Niente di meno che questo: rifondare una casa politica e di pensiero che, negli ultimi vent’anni, ha proclamato meno Stato (e lo Stato è aumentato), meno tasse (e le tasse sono aumentate), più libertà ai cittadini (e i vincoli e le procedure si sono innalzati), più sussidiarietà a comunità, associazioni, libere aggregazioni di persone (e le aggregazioni, gli enti, gli istituti che sono stati sostenuti non erano i più meritevoli).

L’analisi spietata e meno giustificatoria possibile di quanto è accaduto, è un ineludibile punto di partenza, soprattutto per un think tank che, fin dalle sue origini, ha posto la serietà critica come presupposto per ogni riflessione. Se l’Ikea mette sei anni per avere un permesso, se qualunque cittadino ha potuto patire, sopra la propria pelle, l’ipertrofia di regolamenti, procedure, divieti, rimandi, sovrapposizioni di competenze, dall’ospedale alle poste, dall’ufficio comunale alla questura, dal computo delle bollette all’apertura di un’attività commerciale o alle banche, inutile girarci attorno: la conclusione è che la nostra filosofia, che vuole cittadini e comunità più libere e più efficacemente organizzate, non ha attecchito. Gli alfabeti fin qui utilizzati non sono stati adeguati.

Il futuro della Fondazione Magna Carta deve partire da qui. Se le strutture politiche che dovevano concretizzare questa aspirazione liberale, pur essendo state al Governo per molti anni dal 1994, non sono state capaci di cambiamento e adesso mostrano tutta la fiacchezza della loro proposta, spetta ad un think tank come Magna Carta occupare quel vuoto di progetti, di pensieri, di elaborazioni critiche, di proposte stringenti che i partiti non sono più in grado di produrre. Spetta a Magna Carta elaborare il nuovo possibile, essere il luogo di massima combustione del pensiero politico alternativo allo statalismo e di organizzazione della nuova classe dirigente.

Non è un compito che tocca ad altri think tank o fondazioni di prestigio come l’Istituto Bruno Leoni o la Fondazione Einaudi. Questi altri enti possono veleggiare nella conoscenza e nella speculazione economico-filosofica senza preoccuparsi di tradurre la loro azione in azione stringentemente politica. Possono produrre libri, editoriali, lezioni, convegni, paper, approfondimenti, senza imporsi un dialogo di scopo con il Parlamento, con i sindaci, con i soggetti sociali, con associazioni diverse dalle loro. Possono cioè fare politica stando fuori dalle abrasioni con le istituzioni politiche.

Compito invece prioritario di Magna Carta, individuata da subito come la fondazione di riferimento del centro-destra italiano, è invece proprio quello di ossigenare e gemellare in continuazione il pensatoio d’approfondimento che essa è con le strutture politiche a cui fa riferimento. Solo con questa ossigenazione si alimenta il nuovo possibile.

Cosa deve fare Magna Carta per essere all’altezza del pesantissimo impegno di rifondare una cultura politica?

Deve quanto più meticciarsi, e deve avere fretta.

La direzione di Gaetano Quagliariello, assieme a quella iniziale di Marcello Pera, il comitato scientifico e le vicepresidenze affidate a personalità di spessore come attualmente Sergio Belardinelli e Raimondo Cubeddu, hanno consentito a Magna Carta di strutturarsi e crescere negli anni in prestigio ed autorevolezza.

Eppure, proprio il vuoto pneumatico che si è venuto a creare politicamente, questo vuoto di idee, di proposte concretizzate, questo vuoto di dialogo tra politica e cittadinanza, questo vuoto di passione che ha sospinto una fetta consistente di cittadini all’astensione e un’altra fetta consistente ad affidarsi ad un nuovo soggetto politico aggregatosi sulla rete, spinge e deve spingere la fondazione in queste due nuove – nuovissime e ad essa inaudite – direzioni: meticciarsi e avere fretta.

Meticciarsi significa unire al suo modo tradizionale di fare approfondimento culturale e politico (gli appuntamenti di Norcia, le Letture Annuali, le Nuove Relazioni Transatlantiche, il quadrimestrale Percorsi Costituzionali), un altro modo, più promiscuo, più sperimentale, più attento a catturare l’attenzione di quella grandissima parte di cittadini e di giovani che non verrà mai ad un convegno accademico liberale, ma che può essere attratta e coinvolta in iniziative più di frontiera, di sperimentazione.

Meticciarsi significa appunto abbinare all’attività convegnistica un altro genere di attività, più cutanea, più immediata, più infiltrata nei territori, negli spazi pubblici, nei media, nei network. Così che i luoghi di contaminazione e anche di proliferazione aumentino.

Gli ultimi decenni ci hanno insegnato che il sapere si accresce nelle zone di confine, dove le discipline e i linguaggi si intersecano, si sovrappongono, si amalgamano. E all’opposto il sapere si spegne quando l’addetto ad una specifica disciplina parla soltanto con gli addetti della stessa disciplina, senza creare osmosi con realtà lontane.

Per cui meticciarsi significa contaminare i convegni di Magna Carta o la Summer School, non solo dunque chiamando attorno al tavolo degli esperti che si parlano gli uni agli altri della competenza di cui sono già portatori, ma ponendo appunto questi esperti al dialogo e allo “scontro” con ambienti, ambiti e dunque persone che sono loro distanti per formazione, esperienze ed alfabeti. Se infatti l’uguale parla solo con l’uguale, il risultato è non comprendere la complessità dei fenomeni. Se un’iniziativa sulla Costituzione coinvolge soltanto costituzionalisti, giuristi e politici, quella discussione deperisce in fretta.

Meticciarsi significa rendere il sito on-line della Fondazione molto più mobile, aperto quotidianamente a dossier, approfondimenti, interventi, riflessioni, così che possa essere recepito dall’esterno come un sito che ogni giorno produce pensiero critico, pensiero specifico, approfondimento inedito.

Meticciarsi significa che il giornale on-line “L’Occidentale” divenga maggiormente un quotidiano di riferimento, costantemente aggiornato e ampliato.

Dunque meticciarsi, ma anche avere fretta. La politica è tempo, e anche le culture politiche sono nel tempo. Avere fretta significa che il Comitato scientifico deve sentire l’urgenza di incidere sulla politica nazionale con le proprie proposte, in un lasso di tempo estremamente determinato e ravvicinato. Il tempo lungo è, oggi, un tempo morto. L’atto fondativo della nostra attuale Repubblica, la Costituzione, è stato pensato, scritto e approvato in due anni. Con un’Italia in piena crisi, con un futuro angosciante per milioni di persone, il Comitato scientifico deve sentire la fretta operativa del proprio lavoro. Avere fretta non significa essere incauti o generici nella proposta, ma avere l’urgenza dell’ora (Martin Luther King), che mette lena e determinazione nell’affrontare i problemi e avanzare riforme che vengano considerate qui e ora, dai politici e dai cittadini.

Quale sia la nuova cultura politica che la Fondazione Magna Carta deve ricreare è fin troppo presuntuoso che io la delinei adesso. Ma certamente è innegabile che una nuova cultura rinasce dove vi è un terreno fertile di sviluppo. Nel nostro tempo la fertilità è data da esperienze, competenze, linguaggi e ambiti che si contaminano reciprocamente, senza presunzioni di superiorità o di titoli; ed è data dal sentire urgentemente necessaria, nel qui e nell’ora, ogni proposta di rifondazione politica. Così urgentemente necessaria che i giorni e le settimane, e non i mesi, devono dettare l’agenda dei nostri impegni e della nostra ricerca.

Sono convinto che Gaetano Quagliariello, saggista e studioso ben prima che politico, abbia chiara la febbrile urgenza del compito che spetta alla Fondazione che dirige. Non rimane altro che mettersi duramente a lavoro e avere quella volontà di potenza e di potere che ogni fondazione deve possedere per incidere nelle profondità del nostro tempo.

Francesca BrigantiUfficio stampa Centro studi umanistici dell’abbazia di San Savinowww.lucanannipieri.comwww.centrostudisansavino.itinfo@centrostudisansavino.itorganizzazione@centrostudisansavino.it

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