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Italia. Attacco all’autocaravan: cosa fare.

Attacco all’autocaravan: cosa fare.

L’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti, saltuariamente riceve messaggi nei quali si che mentre l’equipaggio è in sosta dentro l’autocaravan, di giorno e/o di notte, diventa oggetto di un attacco da parte di teppisti.

Per quanto sopra, il primo consiglio è di ricordarsi che quando si giunge in un parcheggio è essenziale:

  1. parcheggiare l’autocaravan in posizione di partenza, inserendo il freno a mano;
  2. rilevare sul navigatore, trascrivendoli su un foglio, i dati relativi alla località e alle coordinate GPS.

Ora, quando si è parcheggiati e si ha sentore di un attacco da parte di teppisti:

  1. MAI uscire dall’autocaravan per mettersi a discutere e/o a intimare che si allontanino perché abbiamo verificato che non è utile, anzi è una micidiale pericolosa perdita di tempo;
  2. il guidatore si deve posizionare sul sedile di guida, cominciando a fotografarli e riprenderli se ha una cinepresa. In particolare, fotografare e/o riprendere le targhe delle loro moto e/o autovetture;
  3. un membro dell’equipaggio provvede a chiamare il 112 informandoli di dove sono e di cosa accade.
  4. un membro dell’equipaggio provvede a sistemare all’interno dell’autocaravan per poter effettuare una rapida partenza;
  5. il guidatore, nel caso l’attacco non si interrompa, deve mettere in moto, accedere le 4 frecce e partire lentamente, dirigendosi alla Stazione dei Carabinieri più vicina dove parcheggiare in sicurezza. Appena aprono gli uffici, entrare nella Stazione dei Carabinieri e presentare denuncia, trasferendo nel loro computer le immagini scattate, utili a identificare gli aggressori.
  6. Segnalare per email, una volta tornati a casa, il fatto sia al Sindaco del Comune dove è avvenuto l’attacco (informazione a lui indispensabile ad attivare le forze della Polizia Municipale che provvederanno sia a prestare attenzione sia a informare-formare i cittadini affinché vigilino a loro volta) sia all’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti che informerà gli altri equipaggi della criticità rilevata in quel territorio.

A tutti il compito di informare i camperisti che incontriamo nel viaggiare di quanto sopra affinché, in caso di attacco, detti consigli gli servano per uscirne illesi, contribuendo in modo fattivo a far identificare e punire gli aggressori.     A leggervi, Cinzia Ciolli

IL MESSAGGIO RICEVUTO

12 agosto 2013

A: f@comune.sarentino.bz.it; j@comune.sarentino.bz.it

Cc: t@provincia.bz.it; camperclubitalia@camperclubitalia.it; camperclub.bz@tin.it

Oggetto: Riobianco

Egregio signor sindaco di Sarentino, egregio assessore, ci chiamiamo Pietro e Cristina, siamo coniugi, residenti nella provincia di Monza e Brianza e da anni facciamo le nostre vacanze utilizzando il nostro camper. Nei nostri viaggi siamo sempre attenti al rispetto delle regole generali che sovrintendono alla gestione di questo mezzo e di quelle locali che eventualmente incontriamo, alle quali ci adeguiamo sempre integralmente. Nel pomeriggio di giovedì 8 agosto, ci siamo trovati ad attraversare la vostra bella valle e, dopo aver individuato una bella escursione con partenza da Riobianco, ci siamo fermati in questa vostra frazione parcheggiando in un “parcheggio pubblico assolutamente privo di divieti o disposizioni di qualsiasi natura”. Chiuso il camper abbiamo effettuato la nostra passeggiata, rientrando nel tardo pomeriggio, quasi al calare del sole. Mentre ci sistemavamo all’interno del mezzo (ribadisco: mai abbiamo aperto una finestra, un oblò, nemmeno il gradino di accesso abbiamo estratto), è arrivato un gruppo di una decina di ragazzi e ragazze che sfruttando l’oscurità calante ha cominciato a correre fiancheggiando il camper fermo ed assestando al passaggio manate e pugni contro le pareti dello stesso. Usciti un po’ spaventati il gruppo si è radunato poco distante, per tornare dopo un po’ con delle torce che hanno cominciato a puntare attraverso i finestrini e urlando frasi in tedesco per noi incomprensibili a cui facevano seguito risa di scherno. Nel bar poco distante quattro o cinque “adulti” guardavano con apparente indifferenza. Quando il gruppo si è riunito poco dopo proprio davanti al camper dandosi disposizioni su un qualcos’altro da fare, abbiamo capito che non avremmo trovato tranquillità e che, anzi, la situazione si stava facendo preoccupante. Siamo così partiti, affrontando il Passo Pennes ormai al buio e un po’ agitati, con pericolo per noi e per gli altri. All’accensione del motore il gruppo ha esultato, applaudito e continuato nelle risa di scherno; passando davanti al bar i quattro o cinque clienti ci hanno salutato beffardamente con un gesto della mano.

Riferito del fatto, permetteteci di fare le nostre considerazioni.

A) In anni di viaggi itineranti (abbiamo girato la tanto vituperata Italia del sud, la Francia, Svizzera, Austria, Slovenia, Croazia, Germania, Belgio, Lussemburgo) MAI ci era capitato di vivere un’esperienza simile o di percepire una tale ostilità.

B) La nostra libertà di parcheggiare su suolo pubblico è stata negata con l’arroganza, la prepotenza e l’intimidazione. La proprietà privata (il nostro camper) è stata ripetutamente violata. Per non parlare della paura generatasi da questo ‘assalto’ improvviso.

C) Ci sorge poi un dubbio: è possibile che un camper che sosta crei così avversione fra i pochi abitanti di Riobianco? O, il saluto beffardo degli astanti al bar non implichi anche il fatto che la nostra targa non era altoatesina o di altra natura gradita? Perché in questo caso siamo tornati allora a cinquant’anni fa, e le parole del presidente della provincia che abbiamo letto in un opuscolo a Vipiteno … “La vera particolarità dell’Alto Adige, la convivenza pacifica di tre gruppi linguistici” …forse, a Riobianco, vanno accertate.

Ci è sembrato opportuno portarvi a conoscenza di questa non certo gradevole esperienza, il cui sentore d’inciviltà contrasta con il lindore delle case, i giardini ben tenuti e il paesaggio naturale; vi ringraziamo quindi dell’attenzione e vi porgiamo i nostri più cordiali saluti.  Dr. Pietro A. – Dr. Maria Cristina T.

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