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Italia. SI’ DELLA CAMERA ALLA LEGGE DI DELEGAZIONE EUROPEA, BRAMBILLA: “DOPO LUNGA BATTAGLIA, MIA NORMA FINALMENTE APPROVATA IN VIA DEFINITIVA: MAI PIÙ GREEN HILL”

“Mai più Green Hill”. Con l’approvazione definitiva, oggi, alla Camera, del disegno di legge di delegazione europea, acquistano forza di legge i criteri individuati dal Parlamento per l’applicazione della direttiva europea 2010/63 “sulla protezione degli animali utilizzati per scopi scientifici”. Tra questi il divieto di allevare sul territorio nazionale cani, gatti e primati destinati ai laboratori, norma scritta dall’on. Michela Vittoria Brambilla e introdotta nel testo già dalla scorsa legislatura, che ora é stata quindi approvata in via definitiva. É stato finalmente raggiunto l’obbiettivo per il quale tanto ha combattuto l’ex ministro Brambilla, ovvero “Bandire dal nostro territorio – sottolinea – “fabbriche di morte” come il lager di Montichiari”, peraltro già sotto sequestro da più di un anno per l’inchiesta di Brescia e l’intervento del Corpo forestale. Il governo ha anche accolto un odg dell’on. Brambilla che lo impegna, indicando dove attingere le risorse, a favorire lo sviluppo di metodi alternativi e ad un più stringente controllo sulla sperimentazione animale.
“A poco più di un anno dalla liberazione dei 2.600 beagle, oggi celebriamo la vittoria definiva: con l’approvazione della mia norma, Green Hill non riaprirà mai più”. Ha commentato l’on. Brambilla. “E’ stato così compiuto un altro passo avanti verso una maggiore tutela degli animali sottoposti a test e l’Italia ha dato un importante segnale al resto del continente nel recepimento della direttiva 63/2010, contro la quale mi ero imposta in ogni modo, in quanto non protegge affatto gli animali – come invece dice il suo ingannevole titolo – utilizzati per scopi scientifici. Ora vigileremo – prosegue l’ex ministro – sulla puntuale applicazione di questi criteri allo schema di decreto legislativo che il governo predisporrà, ma il vero obiettivo, non lo dimentichiamo mai, è e resta la totale abolizione della vivisezione. Un obiettivo da conseguire attraverso una grande mobilitazione internazionale, a cominciare dall’Unione europea. Intanto ringrazio il governo, in particolare i ministri della Salute, Lorenzin, e degli Affari europei, Moavero, per la sensibilità dimostrata, Ringrazio i colleghi che hanno contribuito al raggiungimento di questo primo traguardo”
Oltre al divieto di allevamento, sono dunque confermati, tra gli altri criteri di cui l’esecutivo dovrà tener conto, l’obbligo di impiegare l’anestesia e l’analgesia per tutti gli esperimenti che causano dolore (eccetto i test su anestetici e analgesici); il divieto di utilizzare gli animali “per gli esperimenti bellici, per gli xenotrapianti e per le ricerche su sostanze d’abuso, negli ambiti sperimentali e di esercitazioni didattiche ad eccezione dell’alta formazione dei medici e dei veterinari”. La norma dà anche impulso alla validazione di metodi sperimentali che non richiedano l’utilizzo di animali. Impone, cioè, di “sviluppare approcci alternativi idonei a fornire lo stesso livello o un livello superiore di informazioni rispetto a quello ottenuto nelle procedure che usano animali, ma che non prevedono l’uso di animali o utilizzano un numero minore di animali o comportano procedure meno dolorose, nel limite delle risorse finanziarie”.
Il governo, al termine delle votazioni sugli articoli, ha accolto anche l’odg a firma Brambilla che lo impegna ad impegnarsi affinché nello schema di decreto legislativo siano anche previste “la valutazione retrospettiva per tutte le procedure che fanno uso di animali; ispezioni almeno a cadenza annuale, senza preavviso, realizzate anche da Guardie zoofile appartenenti alle associazioni di protezione animali riconosciute dal Ministero della Salute in presenza di un medico veterinario da loro designato; l’arricchimento ambientale dei luoghi di custodia degli animali negli stabilimenti allevatori (quelli ancora consentiti), fornitori e utilizzatori anche attuando le disposizioni della Convenzione ETS 123 del Consiglio d’Europa; la presenza di almeno un esperto in metodi alternativi e un biostatistico negli organismi preposti al benessere degli animali e nel Comitato nazionale per la protezione degli animali usati a fini scientifici, previsti dalla direttiva 2010/63/UE; il parere vincolante di un medico veterinario per la decisione di riutilizzare un animale già impiegato in una precedente procedura; a realizzare senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica un elenco pubblico e aggiornato periodicamente dei metodi alternativi accreditati in letteratura scientifica ai sensi dell’articolo 47 comma 4 della direttiva 2010/63/UE; un elenco nazionale pubblico delle procedure che hanno utilizzato animali anche se con esito negativo; un elenco nazionale, pubblicato con cadenza annuale, degli animali nati, ceduti e deceduti negli stabilimenti allevatori, fornitori e utilizzatori”. Inoltre il governo valuterà l’eventualità di “adeguare, in rapporto al numero degli animali che lo stabilimento utilizzatore intende utilizzare nei successivi dodici mesi, e al costo per l’acquisto degli animali stessi, la tariffa prevista per l’autorizzazione ai sensi del D.M. 19.7.1993 da parte del Ministero della Salute”. Queste entrate “confluiscono in un Fondo dello stesso Ministero per il sostegno ai metodi sostitutivi di ricerca”. Infine, le Università e gli altri stabilimenti utilizzatori di animali dovranno realizzare “una informativa periodica almeno annuale ai propri studenti, docenti, operatori, ricercatori, in merito al diritto di obiezione di coscienza alla sperimentazione su animali prevista dalla legge 12 ottobre 1993, n. 413”.

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