Cultura & Società

Bellante. Sabato, Ripattoni In Arte, museo diffuso, apre le porte domani sera Guido Montauti e Pinuccio Sciola protagonisti nel segno della pietra

Ripattoni In Arte, museo diffuso, apre le porte domani sera

Guido Montauti e Pinuccio Sciola protagonisti nel segno della pietra

Settanta opere, alcune delle quali mai esposte prima: colpisce, maestoso,  il monumentale dipinto Il Pastore Bianco (450×270) del 1963.

Nelle stanze di Palazzo Saliceti nel borgo medioevale di Ripattoni, domani (dalle ore 19) sarà di scena un pezzo significativo dell’arte moderna e contemporanea italiana: a cinquant’anni dal Manifesto del Pastore Bianco un omaggio doveroso a Guido Montauti e le pietre “parlanti e “suonanti dell’artista sardo Pinuccio Sciola che il 26 si “esibirà” dal vivo con una performance tutta da ascoltare (per una anteprima http://www.pinucciosciola.it/homeita.html).

Le pietre angolari e protagoniste, quelle che il direttore artistico Gianni Melozzi ha voluto come fulcro della kermesse, sono quelle dipinte, substrato delle pitture rupestri di Guido Montauti, e quelle rese “cantanti”, sonore cioè, dalla tecnica singolare del settantunenne poli-artista sassarese Pinuccio Sciola.

Per Montauti, scomparso (a 61 anni) nel 1979, definito dai critici una di quelle glorie dell’arte recente d’Abruzzo non sempre considerate a dovere in patria (sulla falsariga, per intenderci, di un Andrea Cascella), ma “capace di esprimere un linguaggio nuovo e inconfondibile”, ricorrono proprio nel 2013 i 50 anni della stesura (1963, Teramo) del “manifesto del pastore bianco”: l’animosa scelta con cui lui e i suoi compagni d’avventura artistica – Alberto Chiarini, Diego Esposito, Pietro Marcattili e il pastore Bruno Bartolomei – rinunciarono all’autonomia della firma scegliendo la scommessa di un’opera collettiva nei cicli rupestri delle grotte di Segaturo, presso Pietracamela, borgo nativo del pittore. L’occasione, dunque, era davvero imperdibile.

Le opere di Montauti hanno trovato casa a Palazzo Saliceti, in una mostra resa irripetibile anche dal contributo offerto dalla famiglia Montauti che ha estratto dalla sua collezione pezzi mai esposti e dall’allestimento della direttrice dei Musei Civici di Teramo, Paola Di Felice. Sempre a Palazzo sono state ambientate le creazioni di Sciola, il quale fa scaturire dalle “sue” pietre, mentre le lavora, sensazioni sonore che vanno a rifrangersi e sovrapporsi a quelle visive: una “melodia cristallina che trasferisce grandi emozioni quasi richiamando lo scorrere  dell’acqua, quella pura che scende dal nevaio, quella che gocciola, quella che salta e gorgoglia nei torrenti”.

I borghi antichi sono una risorsa incomparabile per il nostro paese; una risorsa di cui la nostra regione è molto ricca. Ripattoni è un luogo ricco di suggestioni, costruito sulla pietra, quella pietra che torna protagonista nel programma di Ripattoni in Arte nel tentativo di proporre un museo diffuso in grado di soddisfare i più esigenti senza mai perdere di vista il contatto con il territorio che ospita la manifestazionedichiara il direttore artistico, Gianni Melozzi.

E nel borgo, molte le attrazioni. Anch’esse nel segno prescelto della pietra. Di pietra e pietra madre parlano le mostre fotografiche di Valentina Di Quinzio, Guido Ramini e Graziano Scandurra. Protagonista la Pietra nella collettiva organizzata dagli artisti di Bellantarte – che però propongono altre due mostre, una di soli artisti teramani e un’altra articolata nelle vie del borgo in varie personali. E sulle pietre dei palazzi del borgo rimbalzeranno le parole degli scrittori.

Fabrizio Ghilardi (oltre a scrivere si occupa di relazioni istituzionali e della progettazione di reti di cooperazione transnazionale) con il suo “Wembley in una stanza” dove il subbutteo, il gioco che ha appassionato migliaia di bambini, accompagna i due protagonisti, chini sul tappeto verde, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Quegli anni ci racconterà Ghilardi in una conversazione con il giornalista Antonio D’Amore.
Nicoletta Bazzano, ricercatrice di Storia moderna presso la Facoltà di Scienza della comunicazione dell’Università degli studi di Teramo,  presenta Donna Italia un libro che parla diuna donna e di un luogo che hanno lo stesso nome: Italia. La prima è allegoria del secondo e, dall’antichità ad oggi, è stata via via rappresentazione artistica letteraria e politica”. A dialogare con lei, Raffaella Morselli, docente di storia di Arte Moderna di Scienze della Comunicazione.

A far “rimbalzare” le parole degli scrittori e dei visitatori saranno gli studenti di Scienze della Comunicazione attraverso l’hashtag di twitter; un gioco di interazioni perché chiunque possa aggiungere la sua “pietra” a una rassegna che, nel solco del Montauti-pensiero, si presenta davvero come opera collettiva. Di molte voci e tanti segni, alcuni dei quali nati in diretta,  “dentro” la manifestazione.

Infine l’omaggio, curato da Sandro e Alberto Melarangelo, nella Chiesa dedicata a San Giustino e San Silvestro,  al grande maestro Ugo Sforza. Nell’immaginario collettivo di Teramo, Sforza, rappresenta la figura emblematica dell’artista decoratore di grande talento, espressione massima della qualificata categoria dei pittori decoratori che tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento decorarono tante chiese del territorio quanto molte abitazioni signorili.

Quest’anno le aspettative sono elevate, perché è stato messo in piedi un programma che realizza un vero e proprio “salto di qualità”, grazie alle preziose sinergie tra l’associazione culturale BellantArte, la Pro Loco di Ripattoni, la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo, la Società della Musica e del Teatro ”Primo Riccitelli” e l’Istituto Musicale Braga, con la sapiente direzione artistica di Gianni Melozzi. Così è stato possibile – tra l’altro – portare a Ripattoni le opere del Maestro Guido Montauti, con un allestimento, curato da Paola Di Felice, che metterà in mostra circa 70 opere, alcune delle quali mai esposte finora, nella splendida cornice di Palazzo Saliceti, appena riaperto al pubblicoafferma il sindaco di Bellante, Mario Di Pietro.

Per la musica, domani sera, la perfomance “sleeping concert e sonorizzazioni spaziali” del duo Fabio Bonomo – Alessandro Scenna (strumenti a percussione provenienti da varie parti del mondo, decontestualizzati e riproposti in una chiave assolutamente originale) e il Melos Clarinet Ensemble, Piccola orchestra di clarinetti del “Braga”

Guido Montauti nasce a Pietracamela il 25 giugno 1918. Nel 1938 tiene la sua prima mostra personale. Nel periodo bellico esegue opere di piccolo formato e numerosi acquerelli. Alla fine degli anni ‘40 espone ripetutamente a Venezia e a Milano. Partecipa nel 1950 alla XXV Biennale di Venezia. Virgilio Guidi pubblica su “La Fiera Letteraria” un saggio critico sui suoi lavori. Nel 1952 espone presso la Galleria Art Vivant di Parigi. Si trasferisce nella capitale francese dove Salvatore Di Giuseppe, che diventerà suo mecenate, gli offre un contratto. La pittura di questo periodo è di forte sintesi espressiva. Nel 1954 conosce Dubuffet, Matta e Pignon. Nel 1955 espone a Milano presso la galleria Cairola e partecipa all’Exposition des peintres italiens à Paris, a Nantes, e al Salon d’Art Libre, a Parigi. Successivamente espone alla Galleria Creuze presentato da Pierre Descargues.. Nel 1961 Giorgio Morandi si interessa alla sua opera grafica e dopo due ulteriori mostre a Parigi nel 1963 Montauti fonda il gruppo “Il Pastore bianco” con i pittori Alberto Chiarini, Diego Esposito, Pietro Marcattili e il pastore Bruno Bartolomei. Utilizzando una firma collettiva realizzano dei monumentali dipinti rupestri nelle Grotte di Segaturo, nei pressi di Pietracamela e decine di grosse tele che nel 1964 vengono esposte a Roma, alla Galleria d’Arte del Palazzo delle Esposizioni.
Il “Corriere della Sera” pubblica il manifesto del Gruppo, Dal 1969 è docente di Figura Disegnata nel Liceo Artistico di Teramo.
Inizia per Montauti un lungo periodo di isolamento e di intensa concentrazione sul suo lavoro. Da qui l’approdo, senza soluzione di continuità, a una nuova lettura della contemporaneità che si misura sulla capacità di sintesi e sul rinnovamento linguistico.
Ha inizio così nel 1974, il cosiddetto periodo “bianco”, dedicato ad una particolare visione paesaggistica e comprendente opere che portano a compimento la sua costante ricerca di analisi materica della superficie, in una breve ma intensissima stagione che si conclude con la sua morte, avvenuta a Teramo il 14 marzo 1979.
Pinuccio Sciola (San Sperate, 15 marzo 1942) è uno scultore italiano. Artista di fama internazionale, è conosciuto per la sua attività nella promozione dei murales a San Sperate e per le sue sculture, soprattutto per le ‘pietre sonore.

Nel 1996 la sua ricerca personale sulle pietre e la loro natura intrinseca, e le tecniche di incisione sperimentate lo portano verso una musicalità della pietra.

Le pietre sonore sono sculture simili a grandi menhir (principalmente calcari o basalti) che risuonano una volta lucidate con le mani o con piccole rocce. Le proprietà sonore delle sculture sono realizzate applicando le incisioni parallele sulla roccia. Queste sculture sono capaci di generare dei suoni molto strutturati, con differenti qualità secondo la densità della pietra e l’incisione, suoni che ricordano il vetro o il metallo, strumenti di legno e perfino voce umana.

Le pietre sonore, presentate per la prima volta nel 1997 a Berchidda (il paese natale del musicista Paolo Fresu), in Sardegna, sono state poi esposte nel 1998 alla Biennale europea di Niederlausitz presso Cottbus in Germania, nel 2000 all’Expo Internazionale di Hannover e a L’Avana. Due anni dopo il Müvèszet-Malom Szentendre di Budapest gli dedica una grande mostra antologica. Nel 2003, a seguito della sua collaborazione con l’architetto Renzo Piano, una sua gigantesca Pietra Sonora viene scelta per la Città della Musica a Roma; altre sue opere vengono esposte nella Piazza della Basilica inferiore di San Francesco ad Assisi e nell’Arsenale di Venezia. Nel 2004 è a Parigi per le Celebrazioni di Jacques Prévert: «Eloge de la nature» nei Jardin du Luxembourg e «Les Feuilles Mortes», omaggio di Pinuccio Sciola à Jacques Prévert. Alla fine dell’esposizione, lo scultore ha fatto dono delle sculture per una installazione permanente nel giardino della casa di Prévert a Omonville-la-Petite. Due strati (foglie) verranno depositati sulla tomba di Jacques Prévert[1]. Dello stesso anno è l’esposizione a Lussemburgo e nel 2005 sette statue vengono collocate nello scalo internazionale dell’Aeroporto di Fiumicino per la mostra La Poesia e la Pietra. Espone nei Vivai della Villa Reale di Monza e, al termine, l’opera Basalti sonori viene offerta in dono al Comune di Monza.

Le sculture pietre sonore di Pinuccio Sciola vengono esposte in tutto il mondo. Vengono organizzati concerti in cui queste sculture sono veri e propri strumenti musicali; esse sono fonte di ispirazione per artisti, musicisti e compositori.

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