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Abruzzo. Ombrina mare: ecco tutti i numeri del mega-progetto petrolifero.

Ombrina mare: ecco tutti i numeri del mega-progetto petrolifero.

Dalla piattaforma e dalla nave raffineria galleggiante FPSO in 25 anni emissioni in atmosfera per oltre 2 milioni di tonnellate. Gravi i rischi di incidente e immissione in mare di idrocarburi.

Il WWF: intrinsecamente incompatibile con il futuro dell’Adriatico

Numeri astronomici contraddistinguono il progetto petrolifero Ombrina mare proposto per il tratto antistante la Costa dei Trabocchi in provincia di Chieti. Il WWF, al fine di fare chiarezza, sintetizza i numeri del progetto, desunti dai documenti depositati dalla Medoilgas e da altri documenti ufficiali. Sono, quindi, dati e stime forniti direttamente dal proponente (che, comunque, l’associazione si riserva di approfondire ulteriormente, in special modo quelli relativi alle emissioni).

Questi, quindi, i numeri del progetto Ombrina.

In mare, a 6 km dalla Costa dei Trabocchi, individuata fin dal 2001 dal Parlamento Italiano come parco nazionale, dovrebbe sorgere la Piattaforma Ombrina delle seguenti dimensioni: 35 metri X 24 metri X 43,50 metri di altezza sul livello medio marino (come un palazzo di 10 piani). Essa sarà collegata ai 4-6 pozziche dovrebbero essere perforati in un periodo di avvio del progetto della durata di 6-9 mesi. Solo in questa fase verrebbero prodotti 14.258,44 tonnellate di rifiuti, soprattutto fanghi di perforazione. La piattaforma sarà collegata ad una grande nave della classe Panamax riadattata per diventare una vera e propria raffineria galleggiante, definita Floating Production, Storage and Offloading (FPSO), posizionata con ancoraggi a 10 km di distanza dalla costa. La nave avrebbe le seguenti dimensioni: 320 metri di lunghezza per 33 di larghezza e 54 metri di altezza massima (le fiancate si alzeranno dal mare per 22 metri; per paragone, l’ingombro dello Stadio Adriatico da curva a curva è 220 metri, quindi 2/3 della lunghezza della nave, si veda la simulazione allegata). Essa è destinata alle operazioni di separazione dell’olio dal gas, dissalazione e al delicato processo di desolforazione del gas, tre fasi normalmente considerate negli schemi dei petrolieri proprie della raffinazione (che, poi, ne comprende anche altre).

La FPSO potrà stoccare 50.000 tonnellate di olio oltre a 10.000-15.000 mc di acqua di formazione. Ogni mese per 25 anni, la FPSO verrà avvicinata da un’altra nave che caricherà l’olio per trasportarlo verso altre destinazioni.

A collegare piattaforma, nave FPSO e Campo S. Stefano (dove viene diretto il gas addolcito), sarebbero realizzati da 36 a 42 km di condotte per olio, gas e acqua di produzione/strato, o posate o affossate in trincee scavate sul fondale.

Per questa ragione, lungo 16-17 km di queste condotte sarà vietato l’ancoraggio a tutte le navi per una fascia larga 926 m; pertanto, considerando anche una zona di divieto di 500 metri dalla FPSO e dalla Piattaforma, tra 1531 a 1624 ettari di mare saranno interdetti all’ancoraggio.

Tutte queste strutture rimarrebbero per almeno 26 anni, di cui 6-9 mesi destinati alla perforazione e 25 anni alla produzione, rilasciando nel mare una quantità di metalli pari a 29 tonnellate. La produzione giornaliera dovrebbe essere di 5-7.000 barili di olio e di 85.000 Smc di gas, pari, rispettivamente, allo0,41-0,57% del consumo giornaliero di petrolio in Italia (se si considerasse tutta l’energia consumata il dato sarebbe sensibilmente più basso) allo 0,0001% del consumo di gas (entrambi, peraltro, in forte calo negli ultimi anni).

Sulla FPSO le attività di separazione e desolforazione comporterebbero, soprattutto a causa dell’energia necessaria agli impianti e all’incenerimento dei gas di scarto, l’immissione in atmosfera di 2.413.000 tonnellate complessive nei 25 anni di attività. In queste emissioni sono ricomprese anche quelle di anidride carbonica, uno dei principali gas-serra, che non vengono quantificate dal proponente ma che dovrebbero essere, in base ai dati di bibliografia, all’incirca il 10-15% del totale (quindi pari ad alcune centinaia di migliaia di tonnellate). Una quota rimanente delle emissioni complessive relative sia alla fase di perforazione che alla fase di produzione è costituita da inquinanti che il proponente quantifica. Sarebbero quindi emesse:

-8.470,23 tonnellate di metano (il metano ha un potenziale clima-alterante di 25 volte la CO2)

-915,795 tonnellate di Idrocarburi pesanti e Composti Organici del Carbonio (VOC)

-1.615,025 tonnellate di ossido di carbonio;

-884,975 tonnellate di ossidi di azoto;

-473,20 tonnellate di ossidi di zolfo;

-912,50 kg di polveri.

Sulla piattaforma ci sono 2 punti di emissione:

-una candela ad alta pressione funzionante 6 ore/anno;

-un braccio spurgo funzionante 36 ore l’anno.

Sulla grande nave FPSO sono previsti 11 punti di emissione;

n.1 termodistruttore (inceneritore nello schema) funzionante h24 tutto l’anno;

n.2 torce HP e LP funzionanti h24 tutto l’anno;

n.2 punti di emissioni collegati ai motori da 1MW ciascuno funzionanti h24 tutto l’anno (in alternanza e accopiati);

-n.1 punto di emissione dalla caldaia hot oil;

-n.2 generatori elettrici per emergenza (funzionanti 36 ore/anno)

-n.2 torce di emergenza per depressurizzazione (solo in emergenza)

Infatti. in caso di emergenza. è prevista l’emissione 50,740 tonnellate/ora di fumi di combustione di gas acido.

Dichiara Fabrizia Arduini, referente energia del WWF AbruzzoIn queste settimane la grandissima parte degli abruzzesi e delle sue istituzioni ha espresso forte contrarietà a questo progetto. Con la conferenza stampa di oggi il WWF vuole presentare una sintesi dei principali dati relativi all’intervento. Crediamo che queste informazioni potranno convincere dell’inopportunità del progetto non solo coloro che manifestano ancora, probabilmente a causa della scarsa conoscenza della proposta, qualche dubbio ma anche i più strenui difensori dell’impianto. Per questo invitiamo a partecipare alla manifestazione regionale che si terrà a Pescara il prossimo sabato 13 aprile, con partenza alle ore 15:30 dalla Madonnina. Vogliamo difendere il nostro mare e la nostra terra dalla deriva petrolifera”.

Dichiara Augusto De Sanctis, referente acque del WWF Abruzzo “Il progetto per il WWF è intrinsecamente incompatibile con il futuro dell’Adriatico, sia dal punto di vista dell’ambiente che del turismo. Presto presenteremo anche un approfondimento relativo al rischio di sversamento in mare che è una delle principali problematiche connesse a questo tipo di progetti. In ogni caso, basterà considerare che uno studio inglese ha accertato che i campi con strutture come quelle previste a Ombrina mare hanno una frequenza di incidenti doppia rispetto agli altri impianti petroliferi; il 48% degli incidenti registrato nelle FPSO comporta perdita in mare di idrocarburi. Nel 2011 un incidente su una nave FPSO della Shell in Nigeria ha comportato la perdita in mare di ben 40.000 barili di petrolio innescando un contenzioso di oltre 4 miliardi di euro per la compensazione dei danni. E’ sacrosanta, quindi, la preoccupazione degli abruzzesi rispetto a questo progetto.”

Seguono una serie di immagini significative relative al progetto.

INFO: 3683188739

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