Abruzzo. Castello Orsini di Avezzano: al via la IV edizione di Cinema e Psichiatria

Castello Orsini di Avezzano: al via la IV edizione di Cinema e Psichiatria

Avrà inizio domani, Venerdì 1 Marzo 2013 a partire dalle ore 18.00 presso la suggestiva cornice del Castello Orsini di Avezzano, la IV edizione della rassegna Cinema e Psichiatria. L’iniziativa culturale, ideata ed organizzata dall’Istituto Cinematografico “La Lanterna Magica” e dal Dipartimento di Salute Mentale della Asl dell’Aquila, ha raggiunto ormai un ottimo livello di consenso e di apprezzamento su tutto il territorio provinciale. Nei mesi scorsi la fortunata rassegna ha avuto un percorso itinerante nell’intero comprensorio, prevedendo incontri e proiezioni a L’Aquila, Sulmona e Castel di Sangro.

Grazie alla lungimiranza del Direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl dell’Aquila, Dott. Vittorio Sconci ed all’impegno costante della “Lanterna Magica”, è stato possibile raggiungere i dieci anni di attività a L’Aquila e progressivamente riuscire a “contaminare” le varie realtà socio sanitarie dell’intera provincia.

Per tutto il mese di Marzo, sarà dunque possibile assistere alla proiezione di grandi pellicole che tenteranno di chiarire ed approfondire, grazie al contributo di medici ed operatori sanitari, alcuni aspetti del complesso mondo della psichiatria. Non mancherà, come di consueto, il momento di confronto dedicato agli Istituti scolastici, costantemente coinvolti e sensibilizzati nel corso degli anni su molteplici aspetti.

Ingresso libero.

L’Aquila, lì 28 Febbraio 2013

l’Ufficio Stampa

Il calendario degli appuntamenti:

Venerdì 1 Marzo  – ore 18

A beautiful mind di Ron Howard (Usa, 2001)

Venerdì 8 Marzo  – ore 18

Prendimi l’anima di Roberto Faenza (Italia, 2003)

Venerdì 15 Marzo  – ore 10

Si può fare di Giulio Manfredonia (Italia, 2008)

Mercoledì 27 Marzo – ore 18

Match Point di Woody Allen (Usa, Lussemburgo, Gran Bretagna)




Teramo. Polizia: FERMATI 4 FRATELLI ROMENI RESPONSABILI DI NUMEROSI FURTI

FERMATI 4 FRATELLI ROMENI RESPONSABILI DI NUMEROSI FURTI

AL CONTROLLO DEI POLIZIOTTI PER DUE DI ESSI SI SONO APERTE LE PORTE DEL CARCERE

E’ quanto accaduto nella tarda mattinata di ieri quando una Volante in Viale Crispi  ha proceduto al controllo di un’autovettura BMW serie 5 di colore scuro che procedeva a velocità sostenuta nei pressi della stazione ferroviaria.

Venivano così identificati 4 cittadini rumeni, tre fratelli ed un cugino, di età compresa tra i 18 e i 43 anni, tre dei quali gravati da molti precedenti di polizia per reati contro il patrimonio perpetrati nella provincia di Genova.

Accompagnati in Questura, a seguito di ulteriori approfondimenti, è emerso che per due di essi erano pendenti ordinanze  di esecuzione di misure restrittive in carcere emesse dalla Procura della Repubblica del capoluogo ligure.

Latitanti dal 2007, erano riusciti a sottrarsi già all’esecuzione della custodia cautelare per vari furti aggravati, soprattutto  in abitazione.

I due arrestati, CHETRAN Lorin Sebastian e  CHETRAN Lucian, rispettivamente di anni 29 e 43,  sono stati tradotti presso la locale casa circondariale di Castrogno, mentre nei confronti del terzo dei fratelli è stato emesso provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale.

Nel corso dell’attività espletata i poliziotti hanno rinvenuto, ben nascosti nel bagagliaio del veicolo all’interno del veicolo, due coltelli ed altri arnesi atti allo scasso sottoposti a sequestro, che sarebbero serviti a commettere furti anche in questo territorio. Anche l’autovettura è stata sequestrata.

L’attività mirata di controllo rientra nell’ambito del rafforzamento della vigilanza contro i reati predatori disposta dal Questore.

Teramo 27 febbraio 2013




Chieti. Dall’otto al ventuno marzo 2013, a Casoli, Ortona, Chieti e Lanciano una serie di eventi per gli studenti delle scuole superiori della Provincia di Chieti.

Dall’otto al ventuno marzo 2013, a Casoli, Ortona, Chieti e Lanciano una serie di eventi per gli studenti delle scuole superiori della Provincia di Chieti.

Il Premio Nazionale Agenda Rossa di Chieti va nelle scuole per raccontare la legalita’.

.

CHIETI 28 FEBBRAIO 2013.

19 luglio 1992, l’edizione straordinaria del tg interrompe una quotidianità assolata per entrare brutale nelle case degli italiani. Il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta della Polizia di Stato Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Agostino Catalano hanno da poco perso la vita in via D’Amelio. L’agenda rossa del Magistrato, viene rubata da una mano a tutt’oggi sconosciuta, quell’agenda contiene i resoconti degli interrogatori dei collaboratori di giustizia. Non sappiamo quanto questo fatto sia ora presente nella memoria negli studenti delle scuole di chi allora, non è ancora neppure nato. Il Premio Nazionale Agenda Rossa di Chieti vuole ricordare a questi ragazzi che ci sono stati Eroi di Stato nel nostro Paese, persone che portavano avanti con senso del dovere valori quali la legalità e l’onesta’ che questi valori non si disperdono, ma continuano a camminare su altre gambe, in altre teste, nei cuori di persone perbene con altrettanto impegno e dedizione.

Con semplicità si raccontano storie.

Si parte l’otto marzo dall’I.S.I.S. “A.Marino” di Casoli (Ch) dove il movimento Agende Rosse, con la collaborazione del Comune di Casoli, della Comunità Montana Aventina Medio Sangro e Casulae Club, organizza l’inconto: “ Per una scuola e per i giovani che fanno la…legalità”.

Relatori:

Nicola Fiorentino, ricercatore e storico, Francesco Menditto, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lanciano, Luigi Merola, referente nazionale MIUR per l’educazione alla Legalità. Vi saranno i saluti da parte del Dirigente scolastico Prof.ssa Costanza Cavaliere e del referente del movimento Agende Rosse Massimiliano Travaglini.

Un altro incontro si terrà ad Ortona presso la sala Eden,  venerdì 13 marzo, alle ore 9.30. L’appuntamento è rivolto alle scuole superiori di Ortona ed è organizzato dal Movimento Agende Rosse e dalla Consulta degli Studenti della Provincia di Chieti con il patrocinio del comune di Ortona.

“I giovani e la legalità” questo il titolo dell’incontro, all’interno della giornata vi sarà la presentazione del libro “Il sopravvissuto” di Pippo Giordano e Andrea Cottone (Castelvecchi editore).

Gli indirizzi di saluto saranno tenuti dal Sindaco di Ortona, Vincenzo D’Ottavio, dall’assessore alla cultura del comune di Ortona, Valentino Di Carlo, dal Presidente della Consulta provinciale degli studenti Daniele De Simone e da Massmilano Travaglini del moviento Agende Rosse.

Fra i relatori della giornata oltre all’autore del libro, Pippo Giordano, già Ispettore DIA (Direzione Nazionale Antimafia), collaboratore di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Ninni Cassarà e Beppe Montana sarà presente Nicola Trifuoggi ex Procuratore Capo presso il Tribunale di Pescara , L’incontro sarà moderato dalla giornalista Rai Daniela Senepa

Venerdì 15 marzo alle ore 21.30, presso il teatro auditorium “Supercinema” di Chieti, andrà in scena lo spettacolo teatrale “I Miracoli di Val Morel”, con Alessandra Mostacci e Roberto “Freak” Antoni, storico leader degli Skiantos, band di primo piano del panorama punk-rock demenziale italiano. Si tratta di una sorta di reading, tratto dall’ultima opera di Dino Buzzati: un volume di illustrazioni di ex-voto immaginari e miracoli attribuiti a Santa Rita, ritenuto da Indro Montanelli che ne ha curato la prefazione, “il lavoro più poetico e il testamento spirituale” dello scrittore bellunese. (costo di 9€. per info e prenotazioni: (+39) 334 84 18 586 – premioagendarossa@gmail.com)

Mercoledì 20 marzo 2013, con inizio alle ore 10, presso il teatro auditorium “Supercinema” di Chieti, avrà luogo la cerimonia di premiazione della quarta edizione del Premio Agenda Rossa che sarà moderata dal giornalista RAI Lucio Valentini. Nei fatti si tratta di una testimonianza collettiva di persone che, in ambiti diversi, con la sola arma dell’impegno personale, danno un significato concreto alle parole etica, pulizia morale, onesta’.

Quest’anno il “Premio Nazionale Agenda Rossa” ha l’onore di ricevere tra gli ospiti il Dott. Leonardo Guarnotta, presidente del Tribunale di Palermo, amico fraterno nonché collega di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, all’epoca del primo  maxi-processo a Cosa Nostra.

Il rapporto fruttuoso e speciale costruito sin dalla prima edizione con la musica, sarà ulteriormente intensificato grazie all’esibizione live di Alfonso De Pietro, già vincitore del premio “Musica contro le mafie” e dalla presenza dei Bandabardò.

Particolare riguardo sarà come sempre dedicato al mondo delle Associazioni e, per questa quarta edizione,  l’attenzione sarà puntata su Andrea Cisternino della Lega Internazionale per la Protezione degli Animali, attiva con diverse iniziative a Kiev e impegnata nel contrasto alle zoomafie.

Altri ospiti saranno resi noti nell’imminenza dell’evento.

Ricco il cartellone degli eventi collaterali, che anticiperanno o seguiranno la cerimonia di premiazione.

Nella serata di mercoledì 20 marzo alle ore 21.30, sempre presso il teatro auditorium “Supercinema” di Chieti torna  “La Scelta”, spettacolo teatrale di Marco Cortesi e Mara Moschini: due attori per quattro storie vere, di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di ribellarsi ai pregiudizi, rompendo la catena dell’odio e della vendetta durante la guerra nell’ex Jugoslavia. L’ingresso è gratuito. Nella mattinata di giovedì 21 marzo, presso il Liceo Classico “Vittorio Emanuele II” di Lanciano, è prevista una replica gratuita dedicata alle scolaresche della città frentana.

Nel pomeriggio di giovedì 21, alle ore 18, presso la Sala Mazzini del Comune di Lanciano si terrà un incontro sul tema del giornalismo investigativo, “Il grande sonno d’Abruzzo”. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’osservatorio “Ossigeno per l’Informazione” che monitora le notizie occultate e le minacce ai giornalisti. Parteciperanno il Direttore dell’osservatorio Dott. Alberto Spampinato, il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Abruzzo Dott. Stefano Pallotta, il Direttore del quotidiano online Primadanoi.it Dott. Alessandro Biancardi e la Dott.ssa Valentina Di Cesare, del coordinamento dei precari dell’informazione abruzzese Cinqueuronetti.

Il Premio Agenda Rossa è organizzato dall’Associazione Chieti Resiste con il patrocinio del Comune di Chieti e il preziosissimo supporto del Centro Servizi Volontariato di Chieti. Citazione a parte merita la Consulta Provinciale degli Studenti: in platea siederanno infatti delegazioni provenienti da ogni Istituto Superiore della Provincia e, alcuni ragazzi, saranno attivamente coinvolti nella realizzazione dell’evento, dal servizio d’ordine alla conduzione sul palco.

Il Maestro orafo di Guardiagrele Maurizio D’Ottavio, ha realizzato i ciondoli che caratterizzano il Premio. L’organizzazione infine, ringrazia i suoi tanti fedeli compagni di viaggio e chiunque vorrà offrire il suo contributo per la migliore riuscita della manifestazione.

Quest’anno l’associazione “Chieti Resiste” intende dedicare il lavoro svolto per organizzare il “Premio Nazionale Agenda Rossa”, ai concittadini che il proprio lavoro l’hanno perso, a quelli esposti al rischio che ciò si verifichi a breve, ai commercianti in difficoltà e a tutte le famiglie schiacciate dagli effetti dell’insistente recessione economica.




Teramo. Sabato preview della nuova Mostra a L’Arca

Sabato preview della nuova Mostra a L’Arca

Alle 11:30 ,il Sindaco Maurizio Brucchi e  il direttore de L’ARCA Umberto Palestini, presenteranno la mostra di Ettore Frani, dal titolo “Attrazione celeste”

Sabato prossimo, 2 marzo, alle ore 11:30, il Sindaco di Teramo Maurizio Brucchi e  il direttore de L’ARCA Umberto Palestini, presenteranno il nuovo appuntamento espositivo in programma al Laboratorio per le Arti Contemporanee di  Largo San Matteo, dedicato ad Ettore Frani, dal titolo “Attrazione celeste”, che sarà inaugurato lo stesso giorno alle ore 18,00 e si protrarrà fino al prossimo 14 Aprile.

Ricordiamo che domani, Venerdi1° marzo, alle ore 11:00, nell’Aula Consiliare del Municipio verranno presentati agli organi di informazione gli esiti del  progetto PEER EDUCATION – Riferimenti Positivi, cui il Comune di Teramo ha concesso il Patrocino. Interverranno il Sindaco Maurizio Brucchi, l’Assessore comunale alle Politiche Sociali, Giorgio D’Ignazio, il dott. Gaetano Ruggieri, coordinatore del Progetto e Serena De Remigis-Peer Educator del gruppo di Teramo




Pescara. Attiva prosegue la battaglia contro i conferimenti abusivi Foto e video inviati alla Procura

Attiva prosegue la battaglia contro i conferimenti abusivi

Foto e video inviati alla Procura

Il mancato rispetto di norme, regolamenti e ordinanze sindacali, continua ad essere la regola, tanto da costringere la Società Attiva, affidataria del servizio di igiene urbana di Pescara,  a proseguire con le attività di controllo e monitoraggio attraverso una convenzione con  il Nucleo Investigazioni Speciali “La Pantera” a cui è stato affidato l’incarico di svolgere indagini finalizzate all’accertamento dei comportamenti non conformi.

Tra il 7 e l’8 di febbraio e tra il 14 e 15 dello stesso mese, i controlli sono stati effettuati nel secondo tratto di Via Pantini di Pescara, nella zona della Pineta Dannunziana, dove vige il sistema di raccolta stradale. I rifiuti devono essere separati dai cittadini e poi conferiti nei contenitori verdi (indifferenziato), blu (plastica-vetro-metallo) e bianchi (carta e cartone) posizionati in più punti della strada. Per ingombranti e potature si può chiamare il numero verde di Attiva, oppure si possono portare i materiali direttamente nella ricicleria pubblica (in Via Della Torretta) .

Il Nucleo investigativo incaricato ha eseguito riprese e scattato foto segnalando un totale di sette casi di irregolarità, un numero elevato se si tiene conto dell’arco di tempo limitato.

La regola meno rispettata continua ad essere quella dell’orario di conferimento. In diversi casi grandi quantità di rifiuti sono stati depositati nei cassonetti senza essere prima differenziati. Scarsa l’attenzione anche per i rifiuti ingombranti che continuano ad essere abbandonati a terra o addirittura dentro i cassonetti, dove in diversi casi sono stati conferiti materiali potenzialmente pericolosi come contenitori di vernici, sigillanti bituminosi, componenti di apparecchiature elettroniche fuori uso (condizionatori, pc portatili, monitor), o speciali derivati da attività lavorative come tapparelle rotte e pezzi di legno e scarti di materiali edili.

Tra le segnalazioni anche quella relativa a soggetti che raccolgono abusivamente  materiali ferrosi depositati nei pressi di cassonetti.

“Nella denuncia abbiamo allegato foto e filmati di tutte le segnalazioni – spiega Guglielmo Lancasteri, Amministratore Unico di Attiva Spa – perché confidiamo che i mezzi di indagine propri della Polizia Giudiziaria possano consentire la punizione degli eventuali responsabili. Il nostro obiettivo è quello di innalzare il livello del rispetto delle regole, a favore di tutta la collettività. Le continue infrazioni inoltre comportano un danno non indifferente anche sotto il profilo economico per la Società Attiva, che è costretta ad eseguire continui controlli e a distrarre il proprio personale dai normali compiti assegnati. A tal proposito ci riserviamo di costituirci parte civile per il risarcimento dei danni materiali subiti”.




Abruzzo. OMBRINA MARE: USCITO IL DECRETO POSITIVO DEL MINISTERO, LA REGIONE ABRUZZO NON SI SAREBBE ESPRESSA SEPPUR SOLLECITATA

OMBRINA MARE: USCITO IL DECRETO POSITIVO DEL MINISTERO, LA REGIONE ABRUZZO NON SI SAREBBE ESPRESSA  SEPPUR  SOLLECITATA

IL WWF: GRAVISSIMO, IL PRESIDENTE CHIODI CHIARISCA IMMEDIATAMENTE MOSTRANDO LETTERE E PARERI CONTRARI DELLA REGIONE

Giulianova. “Impegno civile e ‘memoria attiva’: al via la rassegna della Compagnia dei Merli Bianchi”

“Impegno civile e ‘memoria attiva’: al via la rassegna della Compagnia dei Merli Bianchi”

Domani a Giulianova la presentazione del volume ‘La democrazia partecipativa nell’esperienza della Repubblica’. Il 10 marzo convegno sulla ‘Mitologia mafiosa nella pubblicità e nel giornalismo’ con Giovanni Impastato e Claudio La Camera

GIULIANOVA – La Compagnia dei Merli Bianchi ospita a Giulianova la presentazione del volume ‘La democrazia partecipativa nell’esperienza della Repubblica. Nuovi segnali dalla società civile’ (Editoriale Scientifica Napoli). Il testo – curato dai docenti della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Teramo, Carlo Di Marco, Fiammetta Ricci e Lucia Sciannella – raccoglie gli interventi di diversi docenti ed esperti sui temi della democrazia e della crisi della rappresentanza, della partecipazione, del sistema dei partiti e della sovranità popolare.

La presentazione (l’ingresso è gratuito) si svolgerà domani, venerdì 1° marzo, ore 18, nella sala culturale ‘Yuko Nakachi’ della Compagnia, in via Matteotti 115 a Giulianova (davanti il Parco Matteotti). Interverranno i tre curatori del volume.

Con la presentazione del volume, la Compagnia dei Merli Bianchi dà il via al mese di eventi culturali dedicati all’impegno civile e alla pratica della ‘memoria attiva’. Dal 10 al 16 marzo, ospiti della compagnia saranno Giovanni Impastato, fratello di Peppino ucciso dalla mafia a Cinisi nel 1978, e Claudio La Camera, regista e responsabile dell’Osservatorio della ‘ndrangheta di Reggio Calabria. Domenica 10 marzo, Impastato e La Camera terranno un convegno sulla ‘Mitologia mafiosa nella pubblicità e nel giornalismo’, mentre nei giorni seguenti, coordinati dalla Compagnia dei Merli Bianchi, incontreranno gli studenti teramani in diverse scuole della provincia.

Lunedì 11 marzo è invece in programma il concerto/reading ‘L’abbandono’ di Cesare Malfatti (che ha al suo attivo la fondazione del gruppo La Crus insieme Mauro Ermanno Giovanardi e circa 20 album pubblicati come La Crus, The Dining Rooms, nOOrda e Sem’bro)  accompagnato dal poeta Luca Lezziero. Sabato 16 marzo, infine, l’attore calabrese Vincenzo Mercurio porterà in scena nella sala Yuko Nakachi lo spettacolo ‘Levate a pistole down’.

Per informazioni più dettagliate sul programma della sala culturale ‘Yuko Nakachi’ contattare la Compagnia dei Merli Bianchi ai seguenti recapiti: teatro@compagniadeimerlibianchi.it – cell. 3406072621.

Giulianova, 28/02/2013




Teramo. Centro Antiviolenza. Donne in prima linea per “La Fenice”

Centro Antiviolenza. Donne in prima linea per “La Fenice”

Il 7 marzo una giornata di sensibilizzazione organizzata dalle CPO di Provincia e Università insieme alla Consigliera di Parità

Rasicci: “Grazie ai contributi ricevuti intanto riapriamo”

Catarra: “Ma non è con le donazioni che si risolve il problema: il servizio merita uno stanziamento stabile”

Grazie all’iniziativa assunta di concerto dalle Commissioni Pari Opportunità di Provincia e Università di Teramo e dalla Consigliera di parità dell’ente il 7 marzo le donne, insieme a tante istituzioni e associazioni (in primis Provincia e Università) che hanno aderito all’iniziativa, richiameranno l’attenzione dell’opinione pubblica sul grave fenomeno della violenza di genere – che in Italia conta numeri impressionanti – e sulla necessità di garantire la riapertura e lo stabile funzionamento del Centro anti violenza La Fenice: unico servizio provinciale di riferimento inserito peraltro nella rete nazionale dei Centri nati pèer iniziativa del Ministero delle Pari Opportunità.

A presentare l’iniziativa, questa mattina in Provincia, la presidente del CPO Desireè Del Giovine e la sua vicepresidente Zaira Raiola, la consigliera di parità Anna Pompili, la presidente della CPO dell’ateneo teramano, Fiammetta Ricci.

La giornata del 7 marzo vivrà due momenti: quello culturale, la mattina, alla Facoltà di Scienze della Comunicazione attraverso il quale sensibilizzare sul fenomeno della violenza di genere e quello serale, “pragmaticamente” dedicato al sostegno del Centro antiviolenza con una cena per la raccolta fondi (vedi programma allegato).

Speriamo di riuscire ad accendere le luci della consapevolezza e a spegnere quelli della violenza” ha dichiarato Desireè Del Giovine che ha richiamato l’attenzione sull’ampia adesione associativa e istituzionale all’iniziativa e che sottolineato “la necessità, da parte di enti e istituzioni, di farsi carico di mantenere in vita la rete di servizi indispensabile a contrastare il fenomeno”.  Fiammetta Ricci, si è soffermata sul convegno del 7 marzo “La violenza di genere e i suoi volti: non more violence is possible?” che vedrà la partecipazione di esperte che vario titolo sono impegnate nella rete anti-violenza (il confronto è moderato dal giornalista di Rai 3 Antimo Amore) e sulla “prima edizione del Premio Donne in prima linea” che conferirà un riconoscimento a tre donne “che si sono distinte nell’impegno a favore della legalità, nel reiserimento del disagio, nella lotta alle forme di sopraffazione e discriminazione”. La Consigliera di parità, Anna Pompili; ha ricordato l’arretratezza della legislazione italiana in materia: che va aggiornata secondo le linee europee. Le donne hanno quindi invitato i teramani ad aderire alla campagna raccolta fondi acquistando il biglietto per la cena del 7 “sabato mattina saremo sotto i portici di Corso san Giorgio per vendere i biglietti e sensibilizzare i cittadini” ha chiosato la Presidente della CPO.

Gli aspetti istituzionali e finanziari

I centri Antiviolenza sono a rischio chiusura in tutta Italia per il mancato rifinanziamento del Piano nazionale contro la violenza sulle donne e i drastici tagli agli enti locali.

E’ di questi giorni la campagna nazionale lanciata da D.i.Re – l’associazione Donne in Rete contro la violenza – con una piattaforma di cinque punti che, secondo l’associazione,  non devono mancare nel programma politico del futuro governo e fra questi, primo fra tutti,  il rinnovo del Piano nazionale contro la violenza alle donne del novembre 2010, con garanzia di stanziamenti economici adeguati e costanti ai Centri antiviolenza/Case rifugio su tutto il territorio nazionale anche da parte degli enti locali e riconoscimento del livello essenziale di assistenza sociale (LIVEAS) per la violenza contro le donne.

Ci sono circa 10 mila euro di contributi che sono arrivati dalle banche, la Bls e la Banca dell’Adriatico, da privati cittadini, dai dipendenti del comando della Guardia di Finanza di Teramo, dagli stessi dipendenti della Provincia, dal Comune di Colledara e dal BIM – ha spiegato il vicepresidente Renato Rasicci questa mattinae con questi riapriremo il centro appena gli uffici completeranno tutti i passaggi amministrativi. La parte politica, considerate la drammatica situazione finanziaria nella quale ci troviamo come centinaia di enti locali in Italia, sta facendo tutto quanto può e deve fare. Mi auguro che le strutture amministrative dell’ente si facciano carico con la stessa sollecitudine del dramma delle donne lasciate senza un servizio e risolvano presto i problemi burocratici che si presentano quasi quotidianamente”.

Su questi aspetti si è soffermato anche il Presidente Catarra:La Fenice serve tutto il territorio provinciale, sino ad oggi solo la Provincia ha fatto fronte con fondi suoi al mantenimento del servizio. C’è un impegno politico e morale a proseguire su questa strada ma ora le casse sono vuote e non vi è dubbio che la proposta fatta dal vicepresidente Rasicci, ormai un anno fa, di un piccolo contributo da parte di ogni Comune può rappresentare la strada con la quale garantire continuità al servizio come quella di inserire i Centri antiviolenza nei servizi strutturati degli ambiti sociali da finanziare con i fondi regionali”.

E proprio sulla continuità del servizio, Catarra, ha fatto una chiosa: “Come amministrazione abbiamo dato un’indicazione precisa agli uffici: va garantita anche la continuità di assistenza con le persone e le professioniste che fino ad oggi hanno avuto in carico i casi”.

In prima linea anche l’assessore alle Pari Opportunità Eva Guardiani che ha voluto ringraziere “le due CPO e la Consigliera di parità per il lavoro che stanno svolgendo, anche in questo caso senza fondi, e per la forte opera di sensibilizzazione, con risultati tangibili, nei confronti delle istituzioni e di informazione nei confronti dell’opinione pubblica”. Teramo 28 febbraio 2013




IN ABRUZZO, IL MUSEO REGIONALE DELL’EMIGRANTE, A INTRODACQUA

28 Febbraio 2013

IN ABRUZZO, IL MUSEO REGIONALE DELL’EMIGRANTE, A INTRODACQUA

Un centro della memoria in uno dei borghi più belli d’Italia, paese natale di Pascal D’Angelo

di Goffredo Palmerini

L’AQUILA – In un’uggiosa giornata di fine febbraio, in bilico tra pioggia e minaccia di neve, partiamo per Introdacqua, per rispettare un impegno preso da tempo. Altrimenti, non verrebbe voglia di mettersi in strada. Per fortuna la compagnia di Serafino Patrizio, matematico insigne già cattedratico nell’ateneo aquilano con forte interesse per la storia dell’emigrazione, di sua moglie Pasqualina, una vita nell’insegnamento della letteratura italiana, e di Giuseppe Leuzzi, che per tre lustri ha guidato l’Ufficio Emigrazione della Regione Abruzzo, fa diradare la malinconia d’un cielo plumbeo di maltempo. La nostra conversazione è piacevole, trapunta di storie e memorie di migrazioni, giusto prologo all’escursione verso il suggestivo borgo peligno che ci porta a conoscere il Museo regionale dell’Emigrante, dedicato a Pascal D’Angelo. Mentre gli argomenti della conversazione coltivano l’interesse per una visita che si prevede densa di emozioni, già l’auto supera Barisciano, infilando la striscia d’asfalto che lungo l’altopiano ostenta una sequela di paesini turriti, arrancati ai due lati sulle falde dei colli che delineano l’acrocoro: Castelnuovo, San Pio delle Camere, Tussio, Caporciano, poi su uno sperone Civitaretenga, grazioso borgo conserva le vestigia d’un ghetto ebraico, cifra di trascorse consuetudini commerciali.

Lungo la statale che diritta si snoda fino a Navelli ed oltre fiorisce una teoria di belle chiese romaniche, a connotare tappe di spiritualità sul tracciato del tratturo magno che principiava ai piedi della collina di Roio, al margine della forte città demaniale, L’Aquila, arteria della transumanza di greggi e pastori verso l’Adriatico selvaggio e il Tavoliere delle Puglie. Una di quelle chiese, Santa Maria dei Centurelli, la più grande, ampia di spazi per la sosta delle greggi, con il fenomeno migratorio esploso dopo il 1861, conobbe la devozione degli emigranti che lì si raccoglievano in preghiera prima della partenza per terre straniere. Davanti al tempio, da qualche anno, è stato posto a memoria un monumento bronzeo all’emigrante, realizzato dall’artista aquilano Augusto Pelliccione. Ora, come da tempo immemorabile, le terre dell’altipiano producono l’oro rosso migliore del mondo, lo zafferano (crocus sativus),  riconosciuto da un marchio Dop. Per diversi secoli il prezioso prodotto fece le fortune dell’Aquila, insieme alla lana e al panno aquilano, in fiorenti commerci con tutta Europa, favorendo l’insediamento nella città murata di numerose comunità di mercanti stranieri, ancor oggi presenti nella toponomastica cittadina. Un eccellente zafferano, si diceva, raccolto in gran copia e al tempo usato non in gastronomia, come oggi si penserebbe, ma per tingere tessuti.

In alto sulla sinistra, lungo il rettilineo, sfila Collepietro. Poi, oltre il bivio per San Benedetto in Perillis, la strada affonda ripida nell’infinita serpentina di curve e tornanti fino a raggiungere Popoli, vestibolo della Conca Peligna, retaggio d’un ampio lago nel Pleistocene prosciugatosi per la falla apertasi nelle Gole che ora la congiungono alla Val Pescara. Si supera il fiume Pescara, che qui ha le sue copiose sorgenti, per congiungersi più a valle con l’Aterno e proseguire verso il mare. Già sulla sinistra incombe il monte Morrone, così sacro agli Abruzzesi per l’impronta celestiniana. Si rivela già a mezzacosta con l’eremo incavato nella roccia dove l’eremita Pietro Angelerio fu raggiunto dal messaggero che gli portava l’annuncio dell’avvenuta sua elezione a pontefice, avvenuta il 5 luglio 1294 dal Conclave di Perugia. Da lì il monaco Pietro si partì, qualche giorno dopo, con una grande scorta di fedeli e di due sovrani, Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, alla volta dell’Aquila, per la sua incoronazione. La volle davanti la Basilica di Collemaggio il 29 agosto, con un’immensa partecipazione di fedeli – un cronista riferisce duecentomila – diventando papa Celestino V, passando presto alla storia per il suo profetico pontificato e per il gesto della rinuncia alla tiara papale, il 13 dicembre1294, ad appena cinque mesi dalla sua elezione. Un gesto straordinario, nella storia della Cristianità, ampiamente evocato in questi giorni dall’analogo gesto di papa Benedetto XVI, con dimissioni operanti dalle ore 20 del 28 febbraio. Non sono sfuggite, pur nelle specificità dei due contesti storici, singolari analogie nel gesto di grande umiltà e coraggio di Benedetto XVI e con quello di Celestino V, come pure la venerazione profonda che papa Ratzinger ha più volte espresso per il predecessore che liberamente rinunciò alla tiara.

Siamo ora a Sulmona, la città del poeta Ovidio Nasone, il più grande cantore dell’amore della latinità che qui era nato nel 43 a.C., morto in esilio a Tomi, sul Mar Nero. Abbiamo giusto il tempo d’ammirare l’abside della stupenda Cattedrale di San Panfilo, per costeggiare a destra la città e prendere la via per Introdacqua. Si supera l’antica fabbrica dei famosi confetti Pelino, poi la ferrovia, e già fuori dall’abitato s’intravede il profilo di Introdacqua, con il campanile e la torre medioevale che svettano sulla fuga di tetti del paese, inerpicato sui contrafforti del monte. Introdacqua è uno stupendo borgo sorto sul conoide all’estremità del Monte Genzana, laddove confluiscono le valli di Sant’Antonio e di Contra, ricche di acque. Per le valenze architettoniche, storiche ed ambientali, è riconosciuto tra i borghi più belli d’Italia, un vanto dell’Abruzzo che ne annovera ben 21 in seno al prestigioso Club. L’origine di Introdacqua si fa risalire al IX secolo ad opera dei cistercensi dell’abbazia di San Clemente a Casauria che, avendo in quel luogo terreni da coltivare, vi mandarono dei coloni. Nacque così la prima comunità, dipendente dall’abbazia, poi divenuta feudo di varie famiglie nobili, tra le quali si citano i D’Aquino e i Trasmondi. Nel XIII secolo il borgo si fortifica, con l’edificazione del Castello, per difendersi dagli esiti di lotte interne nella vicina Sulmona. Oggi Introdacqua, un centro con belle architetture e una curata qualità urbana, conta circa 2100 abitanti. Vi arriviamo a metà mattinata. Ci attende Gianfranco Mieli, infaticabile promoter e direttore del Museo Regionale dell’Emigrante. Ci accompagna a Palazzo Trasmondi, imponente edificio a quattro piani lato strada, ma l’ingresso del Museo è nel retro, risalendo per una suggestiva viuzza arcata, con bel pavimento a porfido bicolore.

L’edificio che ospita il museo caratterizza il centro storico di Introdacqua con la sua mole ed eleganza. La costruzione risale al XIII secolo e prende il nome dal casato proprietario, i Trasmondi appunto, che del paese furono gli ultimi feudatari. Nel corso degli anni il palazzo ha ospitato anche i Conti d’Avalos e i D’Aquino. Fu rifugio di Giovanni Quatrario, umanista e poeta amico del Petrarca che fuggiva da Sulmona. Nel 1853 ospitò Panfilo Serafini, scrittore e patriota sulmonese, perseguitato dai Borboni per le sue idee liberali. Il palazzo è al centro del paese e guarda su piazza Cavour. La nascita del Museo Regionale dell’EmigrantePascal D’Angelo” si deve all’Amministrazione comunale, determinata a creare uno spazio museale dedicato al poeta italoamericano Pasquale D’Angelo, che qui ad Introdacqua era nato nel 1894. Cosicché, a partire dal 2001, il Comune ha portato avanti il progetto acquisendo, in più riprese, alcuni locali all’interno di Palazzo Trasmondi. Saliamo al Museo, situato all’ultimo piano del palazzo, con accesso dal suo lato posteriore. Una scala in ferro e cristallo ci porta al piano, il restauro è assolutamente rispettoso dell’architettura originaria se non per un appropriato “ponte”, sospeso in diagonale tra le due sale, parte del percorso espositivo. E’ collocato a metà altezza rispetto al soffitto ligneo a vista del tetto. Le due sale non sono grandi, ma adeguate e funzionali al taglio dato al percorso espositivo, più indirizzato alla qualità che alla quantità espositiva. Presto la struttura museale potrà avvalersi di altre due sale attigue, ancora da completare nel restauro e nell’allestimento. Una di esse diventerà un ambiente multimediale, attrezzato per incontri e conferenze. L’attuale allestimento, sebbene austero, consente didatticamente di percorrere il fenomeno migratorio, specie verso le Americhe, attraverso appropriati pannelli con didascalie, bacheche ed espositori con documenti originali (passaporti, certificati, biglietti, liste passeggeri, ecc.), immagini fotografiche, piccoli oggetti significativi.

L’apparato espositivo del Museo Regionale dell’Emigrante si propone d’illustrare le vicende dell’emigrazione italiana dei primi anni Novecento, prendendo spunto dalle esperienze vissute dal poeta e scrittore Pascal D’Angelo, cui è dedicato. Il percorso museale, come si diceva, è in corso di completamento e si svilupperà su quattro ambienti principali. La Sala 1 sarà destinata ad ospitare i servizi di accoglienza del museo e gli apparati espositivi introduttivi; la Sala 2, già allestita, accoglie i contenuti relativi alle esperienze italiane ed americane di Pascal D’Angelo e cerca di raccontare le vicende del personaggio viste attraverso le sue opere letterarie. Le tematiche proposte nella Sala 3 offrono spunti di riflessione sul fenomeno della “Grande Emigrazione” in America, attraverso la proposta di documenti originali dell’epoca. Testi, suoni ed immagini sono a disposizione del  visitatore, in modo da consentire a ciascuno di elaborare una visione personale del “fenomeno”. La Sala 4, in corso di allestimento, sarà destinata ad illustrare, in modo specifico, le vicende dell’emigrazione abruzzese, creando a tal fine un’area di approfondimento, o meglio, un vero e proprio “centro studi” in grado d’assicurare l’offerta didattica alle scuole e di mettere a disposizione gli strumenti basilari per approfondire le storie migratorie che riguardano l’Abruzzo. In parallelo con il percorso espositivo sull’emigrazione – e intimamente connesso con esso – si sta via via formando, con un effettivo work in progress, uno spazio dedicato agli strumenti e alle tecnologie che hanno permesso di tramandare la memoria. Tale spazio è pensato, sopra tutto, per le nuove generazioni che conoscono solo la tecnologia digitale e nemmeno immaginano quali meraviglie ci riservi anche solo il passato recente.

Il museo, inaugurato il 25 giugno del 2011, è attualmente visitabile nei giorni di sabato e domenica (dalle ore 9 alle ore 12) e, per  scuole e gruppi organizzati, su prenotazione. La struttura, nella sua razionale ed efficace essenzialità, è un presidio importante della memoria dell’emigrazione abruzzese e bene ha fatto la Regione Abruzzo a dargli il suo riconoscimento. Magari, se il medesimo interesse fosse anche rivolto ad altri cespiti della memoria presenti nel territorio regionale, si potrebbe costituire un’organica rete espositiva mettendo a frutto, sinergicamente, le specificità e il patrimonio conservato. Davvero appropriata la dedica a Pascal D’Angelo, che dell’emigrazione abruzzese è un esempio illuminante per anni trascurato, ma finalmente rimbalzato negli anni recenti in tutto il suo interesse umano, sociale e letterario. Pasquale (Pascal) D’Angelo nasce il 19 gennaio 1894 a Introdacqua, nella frazioncina di Cauze, da una modesta famiglia di contadini, primo di due figli. Frequenta con profitto le scuole primarie, anche se con discontinuità, dovendo aiutare i genitori nel lavoro dei campi e accudire il piccolo gregge di pecore e capre, vera “ricchezza” della famiglia. Si distingue ben presto tra i coetanei per la sua vivacità, spesso fonte di guai, sia per le spiccate capacità d’apprendimento. A 12 anni il ragazzo smette di frequentare la scuola, lasciandosi alle spalle la fanciullezza per entrare nel duro mondo del lavoro dei campi.

Nel 1910, con suo padre Angelo, parte da Napoli per gli Stati Uniti imbarcato sul piroscafo Celtic, dichiarando d’avere 14 anni anziché 16, per aggirare le prescrizioni normative italiane sull’emigrazione che consentivano l’espatrio dei ragazzi al di sotto dei 15 anni senza il regolare libretto di lavoro. Dai documenti di sbarco (il cosiddetto manifest) risulta che padre e figlio disponevano di 90 dollari, somma più che sufficiente per rispettare i dettami delle leggi americane che non accoglievano chi era privo di mezzi economici. Risulta inoltre dai documenti che erano diretti  presso un loro parente, Giuseppe De Santis, domiciliato a New York in piena Little Italy. Per accedere sul suolo americano, infatti, era indispensabile indicare un recapito cui appoggiarsi al momento dell’arrivo e fino a quando non si era nelle condizioni di avere una propria dimora. Il nuovo mondo si rivelerà ancor più duro della terra natìa, ma Pascal D’Angelo rimarrà caparbiamente in “America”, al contrario del padre e di molti altri suoi compaesani, deciso a mettere in gioco la sua vita fino in fondo per il suo sogno americano, convinto che “da qualche parte in questo paese … avrei trovato la luce”.

Inizia a lavorare nei cantieri ferroviari come operaio di fatica e in condizioni di pietoso sfruttamento, ma ben presto si rende conto dell’importanza d’imparare la lingua degli americani, per farsi strada. Nel frattempo dolorosamente matura la consapevolezza della sua natura poetica. Usa l’inglese, appreso con tenace determinazione frequentando le biblioteche pubbliche di New York, come mezzo per raccogliere e trasmettere le sue emozioni, la sua storia d’emigrante. Dopo innumerevoli e durissimi patimenti, il suo impegno letterario comincerà a vedere la luce: nel 1922 viene pubblicata su una rivista a larga diffusione la sua prima poesia, cui seguono altre liriche pubblicate su importanti riviste (The Bookman, Century, Current Opinion, Literary Digest, The Literary Review, The Nation, The New York Times, The New York Tribune The Saturday Review of Literature, The Springfield Republican). Di lui s’interessarono molti critici letterari, tra cui Carlo Van Doren, Seidel Canby, Giuseppe Prezzolini ed altri. Della sua storia e del suo caso si parla in America ed in Europa. Nel 1924 la casa editrice Macmillan di New York pubblica la sua autobiografia “Son of Italy”, suo primo ed unico romanzo. Ma la notorietà sarà effimera ed apparente, non cambiando di molto la sua vita grama. L’oblìo giungerà subito dopo e Pascal D’Angelo morirà a 38 anni in solitudine, il 17 marzo 1932, in un ospedale di Brooklyn per i postumi di una appendicectomia. Pascal D’Angelo, poeta del piccone e della pala – the pick and shovel poet come venne definito dai critici americani suoi contemporanei – è un personaggio di alta caratura artistica. I critici che si stanno attualmente occupando delle sue opere lo ritengono il precursore di un certo tipo di letteratura d’emigrazione.

Scrive il giornalista e saggista Giacomo D’Angelo riguardo all’emigrazione abruzzese in letteratura: “Slanci e scelte comuni si ravvisano nel percorso artistico, nell’educazione sentimentale di Pascal D’Angelo e di Francesco Ventresca, due nativi di Introdacqua, la cui vita inizialmente richiama il Martin Eden di Jack London, anche se D’Angelo visse drammaticamente e morì quando forse poteva assaporare la sua sofferta integrazione. Chi rivelò agli italiani Pascal D’Angelo fu Giuseppe Prezzolini, instancabile esploratore della italoamericanità, che in una corrispondenza del ‘34 (per il quotidiano romano “Il Tempo” diretto da Renato Angiolillo) si occupò di alcuni scrittori italiani di origine italiana: Emanuel Carnevali, Pascal D’Angelo, Michele Allinari, Antonio Calitri, Angelo Patri, Edoardo Corsi, Silvio Villa, Luigi Forgione, Garibaldi M. Lapolla. Scrive Prezzolini: « Pascal D’Angelo fu scoperto in un concorso di poesia dal più famoso dei critici americani, Carlo Van Doren. Era un semplice manovale, abituato a lavorar col piccone e colla pala, al quale una biblioteca locale aveva rivelato gusto per la parola (studiava sul dizionario inglese e si divertiva poi a sbalordire i compagni americani) e per le immagini».

È proprio Carlo van Doren, nella prefazione all’unico libro di D’Angelo, a narrare che fu raggiunto alla redazione di “The Nation”, di cui era redattore, da una lettera, un «grido disperato» che infranse il suo scetticismo e lo spinse a scrivere: «Dagli altipiani abruzzesi non è arrivato un altro bracciante, né un altro imprenditore e nemmeno un ennesimo uomo politico, bensì uno di quei figli di Ovidio della cui fama risplende ancora l’antica Sulmona». […] Luigi Fontanella, docente della State University di New York, – annota ancora Giacomo D’Angelo – afferma che il caso letterario di Pascal D’Angelo “rientra in un fenomeno di sociologia, quasi di «letteratura aggiunta», che, «piuttosto che essere considerata naturale componente del plurilinguismo espressivo americano, è stata spesso svilita o vista con occhio discriminante, benché ben camuffato dietro una benevola disposizione da parte dell’establishment letterario nord-americano». Si sarebbe prodotta un’autoghettizzazione letteraria, perché questi «scrittori espatriati hanno fatto quasi esclusivo oggetto letterario delle loro opere la propria biografia di emigrati diseredati»”, conclude Giacomo D’Angelo. Nel 1999, per le Edizioni Il Grappolo, Son of Italy è stato tradotto e pubblicato in Italia, facendo conoscere Pascal D’Angelo al largo pubblico. Dedicato allo scrittore l’omonimo Premio letterario, che quest’anno ha celebrato l’XI edizione vinta da Luigi Lombardo Satriani. Nelle precedenti edizioni, la Giuria presieduta dallo scrittore Dante Maffia ha tributato il Premio “Pascal D’Angelo”, tra gli altri, ad Alberto Bevilacqua, Sergio Zavoli, Dacia Maraini, Corrado Augias, Mario Specchio ed Emilio Del Mese.

La visita è conclusa, siamo davvero soddisfatti. Ringraziamo e salutiamo Gianfranco Mieli, studioso di migrazioni, per la sua preziosa disponibilità ad accoglierci ed accompagnarci nel viaggio virtuale lungo le rotte dell’emigrazione abruzzese. Resta giusto il tempo d’una visita al patrimonio artistico e architettonico del borgo. La prima tappa è la Chiesa Madre dedicata Maria SS. Annunziata, che conserva le spoglie del patrono di Introdacqua, San Feliciano Martire. La chiesa ha una struttura interna basilicale a tre navate e custodisce affreschi medioevali e rinascimentali, in particolare quello dedicato a S. Cristoforo. Adiacente si erge il Campanile seicentesco, in pietra locale e in stile romanico. Saliamo verso la Torre Medioevale, risalente al XII secolo, che sovrasta il borgo. Si tratta di un dongione a pianta quadrata con mura poligonali. Il Castello è il borgo antico di Introdacqua e comprende le case che circondano la Torre fino al Palazzo Marchesale. A ridosso del palazzo insistono le Porte della Terra, con funzione di difesa del vecchio borgo. Sulla chiave dell’arco della porta rivolta a nord compare lo stemma quadripartito della famiglia Trasmondi. Fontavecchia, l’antica fontana con  una vasca rettangolare sulla quale è collocato un parapetto a cortina, presenta lo stemma in pietra del paese, con inciso l’anno di costruzione (1706). Questa grande fontana fu per molto tempo l’unico punto per attingere acqua per gli abitanti, altrimenti costretti a recarsi presso una delle sorgenti più vicine. Infine, una veloce visita alle altre chiese del paese: la Chiesa della SS. Trinità, ultimata nel 1706, conserva la statua della “Madonna che Vèle”, Madonna che corre verso il figlio risorto nell’annuale rappresentazione del giorno di Pasqua, che richiama in paese molti turisti facendo da pendant all’analoga e più famosa rappresentazione della “Madonna che scappa” di Sulmona. Solo una puntata, infine, alla Chiesa dell’Addolorata dove si custodiscono le statue di Cristo Morto e dell’Addolorata, che escono in processione il Venerdì Santo. Per finire, una visita ad Introdacqua merita un sicuro interesse e riserva più d’una sorpresa.




Pineto. Monticelli riparte dalla “Tela dei Sindaci” “I vecchi dirigenti devono andare via: solo così costruiremo un nuovo Partito Democratico”

Monticelli riparte dalla “Tela dei Sindaci”

“I vecchi dirigenti devono andare via:

solo così costruiremo un nuovo Partito Democratico”

I massimi dirigenti nazionali del Partito Democratico devono fare un passo indietro e lasciare il campo a tutti quegli amministratori che ogni giorno lavorano tra la gente per trovare soluzioni ai veri problemi della società. Avevamo la vittoria in mano ma con la loro politica stolta sono riusciti a farci perdere il consenso”

Senza mezzi termini la reazione del Sindaco di Pineto Luciano Monticelli, che dopo una campagna elettorale dura e per certi versi rivelatrice della sconfitta elettorale uscita dalle urne delle Elezioni Politiche del 24 febbraio scorso, si è già messo in moto per ridare vita ad un progetto nato nel 2011 la “Tela dei Sindaci”.

E’ un fiume in piena, al telefono, nonostante la febbre che lo ha costretto a letto proprio alla vigilia del voto.

“Dopo questi risultati non ha senso parlare con i “se” e con i “ma” – dice Monticelli – la sconfitta è figlia di una dirigenza malata di burocratismo, che invece di allargare la base ha praticamente allontanato anche i futuri elettori (chiaro il riferimento al regolamento che non ha permesso il voto alle primarie del Pd  ai ragazzi di 17 anni).

Le primarie sono state gestite malissimo – tuona ancora Monticelli –  per accreditare un vertice che ormai ha perso ogni contatto con il Paese reale.

Questi dirigenti devono andare via perchè con il loro comportamento hanno dimostrato  di essere incapaci di interpretare i bisogni della gente e i problemi delle famiglie.

Voglio ripartire dalla Tela dei Sindaci con tutti gli amministratori del centro sinistra, anche con i consiglieri comunali di quelle amministrazioni in cui il PD è in opposizione, perchè siamo noi, sindaci, assessori e consiglieri, che ogni giorno ci confrontiamo con problemi piccoli e grandi, senza nessun sostegno da parte della politica, siamo noi in trincea a dover affrontare la rabbia e l’insoddisfazione delle persone in difficoltà, per le tasse che aumentano e il lavoro che manca. Via i burocrati, via i dirigenti autoreferenziali. Ieri non hanno voluto fa entrare i giovanissimi, e oggi sono costretti a trattare un possibile governo con parlamentari e senatori tra i più giovani della storia degli ultimi anni.”

I primi contatti sono già stati avviati dal Sindaco di Pineto,  e presto la Tela dei Sindaci tornerà ad incontrarsi e a programmare iniziative intorno ad un progetto concreto.

Nonostante la rabbia della delusione, il Sindaco di Pineto guarda al futuro di un nuovo Partito Democratico, un rinnovamento che però deve passare attraverso nomi e facce completamente diverse da quelle che per lui oggi sono gli artefici della pesante sconfitta.