Cultura & Società

Pronto, Marte?… Chiama terra!… Intervista “fantasmica” con lo scienziato Gaetano Di Achille

Chieti, 2 Settembre ‘10, Gio , S. Stefano – Anno XXXI n. 339 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr. n. 1/81


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Pronto, Marte?… Chiama terra!…

Intervista “fantasmica” con lo scienziato Gaetano Di Achille

di Lino Manocchia e Ludovico Raimondi

Il 14 ottobre del 2024, sei astronauti lasceranno l’International Space Station per intraprendere un volo di 120 giorni che li condurrà sul misterioso pianeta Marte. All’arrivo avverrà un “rendez vous” con un “cargo modul” che trasporta il “living  quarter” degli astronauti, e quindi atterreranno su  Marte. Questo se il  gigantesco progetto della NASA-ESA (European Space Agency diverrà una realtà vittoriosa dell’uomo,  tutt’ora  preso nella morsa dei  dubbi e delle incertezze.

Ai giornalisti abruzzesi Lino Manocchia e Ludovico Raimondi è sorta l’idea di una “Intervista spaziale fantasmica” con l’illustre e giovane scienziato – loro corregionale di Montorio al Vomano, Teramo – Dott. Gaetano Di Achille (foto), profondo studioso, con altri colleghi, del pianeta Marte, supponendo che l’intervistato si trovi sul  luogo, dopo aver condotto  in precedenza importanti ricerche nell’Università del Colorado.


…”Pronto?… TERRA chiama MARTE ”

Ben trovato dottor Gaetano Di Achille, ci scusiamo per il disturbo che apportiamo alle sue impor-tanti ricerche. Vorremmo rivolgerle alcune domande, forse le più astruse. Possiamo?

Lei ha compiuto senza dubbio il viaggio più lungo della sua vita. Stanco?

«Abbastanza direi, questi sei mesi mi sono sembrati infiniti… In genere mi diverto molto in viaggio, distratto dal paesaggio circostante ma questa volta dagli oblò non si vedeva granché: ogni tanto i lontani Giove e Saturno, ogni tanto il pallino blu della nostra Terra ed un po’ più spesso qualche roccia vagante (piccole meteore ed asteroidi), per fortuna lontane abbastanza da evitare collisioni.»


L’atmosfera di Marte assale spesso la noia?

«Beh, quando finiamo le nostre analisi geologiche all’aperto e rientriamo alla base non c’è molto da fare, ma siamo anche molto stanchi e quindi dopo una cena veloce ed aver comunicato un po’ con la Terra ci ritiriamo nei nostri alloggi a riposare per il giorno successivo.»

Cosa la colpisce maggiormente del Pianeta rosso?

«Il silenzio e la solitudine. E’ proprio come lo immaginavo. Tranne qualche folata di vento ogni tanto, tutto tace. Ci siamo solo noi ad interrompere la monotonia marziana con i nostri strumenti e i rumori.»

È stato accertato che l’uomo non potrebbe sopravvive su Marte?


«Certamente, non possiamo stare all’aperto senza tuta e bombole. Dobbiamo indossare delle tute speciali, pesantissime tra l’altro, ed usare bombole d’ossigeno che ricarichiamo ogni sera alla base. L’atmosfera di Marte non ha ossigeno a sufficienza per noi umani e fa molto freddo, quindi abbiamo bisogno della tuta riscaldata e delle bombole. Le batterie della tuta le ricarichiamo con le cellule fotovoltaiche integrate nella tuta mentre l’ossigeno lo ricarichiamo la sera alla base ricavandolo dal ghiaccio che si trova a poche decine di metri di profondità sotto la nostra base.»

Lei è proprio convinto che non si incontrerebbero esseri eterei sul misterioso pianeta che sta tutt’ora studiando?

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ABRUZZOpress – N. 339 del 2 settembre ’10 Pag 2

«Sicurissimo. Solo quei simpaticoni dei miei colleghi ogni tanto si nascondono dietro massi travestendosi con delle lenzuola verdi e le antenne in testa per farmi degli scherzi.»

Spera o teme che su Marte si possa trovare anche il petrolio?

«Sarebbe un’eventualità da temere, visto quello che facciamo sulla Terra per accaparrarci il petrolio (inquinamento, guerre, etc. etc.). Ma per fortuna non c’è da temere. Qui su Marte non c’è alcun interesse economico, l’unica cosa che ci spinge a studiarlo è la conoscenza.»

A fine giugno sono stati avvistati oggetti misteriosi nel nostro cielo, crede che i “marziani” non scendano perché sanno già di che pasta sono gli umani?

«Ah ah! bella questa! Ripeto che marziani non ce ne sono. O forse avete ragione voi: si nascondono da noi perché ci hanno osservato abbastanza per decidere di starsene alla larga.»

In base alla sua ricerca, è possibile ipotizzare che su Marte vi sia stata una civiltà, più o meno avanzata sul modello della Terra?

«Eravamo gia certi di questo, prima di arrivare qui, in base a decenni di studi da remoto: non ci sono mai stati organismi di forma complessa e quindi civiltà su Marte. Solo forme di vita semplici a livello di micro-organismi che ci sono tutt’ora e che riusciamo a vedere solo con i nostri microscopi.»

Durante questo Suo… ”soggiorno” spaziale  ha scoperto un angolo dell’immen-so  Pianeta che Le ricorda il GranSasso?


«Non direi, la nostra Terra è davvero speciale: il verde, il blu, il bianco delle nuvole. Marte comunque, sebbene io preferisca il nostro pianeta, è davvero esotico, tutto rosso e secco. E poi ci sono tantissimi vulcani tra cui il più grande conosciuto del sistema solare: il Mons Olympus.»

Essere un ricercatore emigrante fa rabbia o senso di rivincita?


«Direi nessuna delle due cose. Fa parte del percorso di un ricercatore di visitare vari laboratori e strutture di ricerca in giro per il mondo. Altrimenti non sarei finito fino qui su Marte a fare le mie indagini.»

La  fede in Dio prescinde dalla Scienza o viceversa?

«Penso che la fede sia incompatibile con la scienza. La fede presuppone di credere senza porsi alcuna domanda, ma fidarsi appunto a priori. La scienza invece è l’esatto contrario: non dà nulla per scontato. La scienza ha lo scopo di porsi sempre nuove domande e capire i fenomeni, studiarli, capirne le cause, verificare le teorie e i risultati e che questi siano ripetibili.»

Se dovesse identificare Marte in un personaggio odierno, in chi lo identificherebbe?

«Preferisco non rispondere a questa domanda.»

La soddisfazione per la Sua scoperta e l’inevitabile orgoglio per la fama che ne è conseguita in che misura possono essere paragonati alla gioia di avere Margherita, la sua bellissima bambina?


«Neanche lontanamente è pensabile un paragone. La nascita di Margherita è stata senz’altro la gioia più grande della mia vita. Vederla crescere ogni giorno, poi, seppure attraverso le immagini in questo periodo di lontananza, rende tutto più speciale. Mi manca tanto quassù, in queste lande desolate. Non vedo l’ora che arrivi il cargo che ci riporterà sulla Terra per poterla abbracciare e darle tanti bacetti.»

Il collegamento con Di Achille è scaduto. Grazie e arrivederci.

Si torna alla realtà. Presto ci ritroveremo a gustare un buon bicchiere di puro abruzzese  insieme allo  scienziato, il quale in autunno si porterà ad Amsterdam onde proseguire i lavori e gli studi su Marte.


Prima di allora Di Achille conta di godersi le calde giornate estive alle falde del Gran Sasso, lontano dal  “tran tran” della metropoli, insieme alla gentile consorte e alla diletta Margherita la quale, chissà, un giorno dirà alle amiche: ”Anche mio padre scienziato atterrò su Marte… e tornò a casa…”.

Lino Manocchia e Ludovico Raimondi (Foto NASA)

New York: Londra: Milano:

Lino Manocchia, Linoman98@aol.com Emiliana Marcuccilli, emilianamarcuccilli@libero.it Alessandra Nigro alessandra.nigro@gmail.com

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