Abruzzo

Teramo. L’ennesimo suicidio nel carcere di Teramo, , il ventiduesimo dall’inizio dell’anno

Emergenza carceri

L’ennesimo suicidio nel carcere di Teramo, il ventiduesimo dall’inizio dell’anno, evidenzia ancora una volta il drammatico stato in cui versano gli istituti penitenziari italiani, ove si assiste ad una quotidiana violazione della Costituzione per quanto riguarda l’ispirazione della pena al senso di umanità.

Ciò che emerge non è purtroppo una novità, ossia un sovraffollamento delle carceri (che nel 2012 si stima dovranno accogliere oltre centomila detenuti), un’alta presenza di immigrati, tossicodipendenti e malati di aids. Per non dire delle carenze di personale, della crisi della sanità carceraria, della riduzione delle attività lavorative eterne ed interne, della presenza di bambini nelle celle.

Il piano carceri del Governo, da tempo annunciato, continua tuttavia ad essere avvolto da una coltre di generica indeterminatezza e anche il provvedimento sulla detenzione domiciliare e la messa in prova presenta molte criticità.

La più rilevante è che un provvedimento di quella portata non può essere fatto a costo zero, e diviene difficile immaginarlo realizzato a fronte del fatto che nella Finanziaria ultima il comparto penitenziario ha subito tagli per circa il 15%.

Per una reale riuscita della messa in prova e del carcere domiciliare c’e’ bisogno di investire su mezzi e risorse umane. In caso contrario quel provvedimento non riuscirebbe nel suo scopo, restando lettera morta, utile solo per la propaganda governativa. Senza fondi aggiuntivi ad ogni detenuto che uscirà ad un anno dal fine pena ce ne saranno almeno due che entreranno a causa del sistema della recidiva obbligatoria introdotta dalla legge Cirielli che non consente la valutazione dell’effettivo recupero del condannato.

Occorre avviare un percorso normativo e di investimento che sia durevole e capace a risolvere le cause primarie del sovraffollamento delle carceri. Per fermare una situazione esplosiva, destinata a peggiorare ulteriormente senza interventi in grado di invertire questa deriva, inaccettabile per un Paese che si voglia definire civile e democratico.

Marco Alessandrini

Responsabile regionale Giustizia Pd

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