Editoria. “Internatite”: una testimonianza rivela le voci dimenticate dai campi di concentramento fascisti abruzzesi

 

5 aprile 2024 – Un’opera editoriale di rilevante importanza storica e culturale, “Internatite. Una voce inascoltata dai campi fascisti (1940-1943)”, a cura di Giuseppe Lorentini, e tradotto da Ravel Kodrič, sarà disponibile nelle librerie e negli store online da venerdì 5 aprile 2024. Pubblicato nella collana “Fuorirotta” di Round Robin Editrice, il libro presenta per la prima volta al pubblico italiano le memorie di Fortunat Mikuletič, avvocato antifascista sloveno di Trieste internato nei campi di concentramento fascisti abruzzesi di Corropoli e Casoli durante la Seconda Guerra Mondiale.

Questa edizione italiana nasce da un intenso lavoro di ricerca curato da Giuseppe Lorentini, dottorando presso l’Università degli Studi del Molise e responsabile del Centro di documentazione online sul campo di concentramento fascista di Casoli www.campocasoli.org. Il volume offre una narrazione autentica e peculiare della vita quotidiana all’interno dei campi, arricchita dalle illustrazioni inedite del pittore sloveno Ljubo Ravnikar, compagno di internamento dell’autore.

La pubblicazione di “Internatite” rappresenta un contributo significativo alla riscoperta e alla valorizzazione della memoria storica relativa ai campi di concentramento fascisti, offrendo un’inedita prospettiva sulla realtà vissuta dagli internati.

Internatite è un viaggio straziante nell’anima di un uomo e in un’epoca che ha segnato indelebilmente l’umanità.Con una voce che riecheggia dalle pagine della storia, Mikuletič ci svela il concetto di “internatite”, un tormento psichico che si insinua tra le ombre dell’esistenza degli internati, un’epidemia silenziosa che corrompe lo spirito e distorce la realtà.Èil racconto di un uomo che ha salvaguardato la sua essenza umana e complessa di fronte alle avversità della guerra, offrendoci un’opera che si proietta oltre il tempo, un lascito di speranza e ispirazione per le future generazioni.

L’opera è parte integrante di un progetto di ricerca di dottorato di Giuseppe Lorentini, che si è avvalso della collaborazione del traduttore Ravel Kodrič e del sostegno dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (ANPPIA), dimostrando l’impegno condiviso di istituzioni e singoli nel preservare la storia e nell’educare le nuove generazioni.

Per maggiori informazioni sulla presentazione del libro e sulle iniziative collegate, si invitano i lettori a visitare il sito www.campocasoli.org e i canali ufficiali di Round Robin Editrice.

 

 




ANA, TERZO SETTORE: APPROVATO EMENDAMENTO ALLA LEGGE

L’emendamento alla legge che istituisce il nuovo Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, tanto atteso dall’Associazione Nazionale Alpini, dall’Associazione Nazionale del Fante e dalle altre Associazioni d’arma, è stato approvato dalla Commissione competente della Camera dei Deputati. La modifica è stata veicolata e sostenuta dal Ministero della Difesa Guido Crosetto come emendamento governativo, con la positiva collaborazione del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, del vice ministro del Ministero del Lavoro, Maria Teresa Bellucci e della Commissione Lavoro della Camera con il presidente Walter Rizzetto.

Abbiamo sempre sostenuto convintamente che l’interlocutore istituzionale per le Associazioni combattentistiche e d’arma fosse il Ministero della Difesa e che i nostri Statuti, fondati sulle radici di appartenenza alla nostra nazione, fossero rispondenti ad una identità peculiare e rispettosi della Carta Costituzionale.
Abbiamo inoltre sostenuto che, così come era stata concepita, la Legge sul Terzo Settore rappresentasse un rischio molto alto per le nostre attività che vengono svolte in collaborazione con le istituzioni, specie a livello locale. Attività che le Associazioni d’arma da sempre esercitano con spirito di servizio, all’insegna del vero e gratuito volontariato, figlio di buona educazione e di uno stile comportamentale che antepone i doveri ai diritti a servizio della intera comunità.

Abbiamo trovato nel Ministro Crosetto attenzione e sensibilità in particolare per aver trovato, nel bilancio della Difesa la copertura che il MEF richiedeva per questo emendamento, e per aver condiviso la necessità di riconoscere le peculiarità delle Associazioni d’arma legate alla loro identità associativa e al loro ruolo fondamentale dentro un sistema di collaborazione.

“L’ANA, con i suoi 320mila iscritti e con il suo sistema di Protezione Civile e Sanità Alpina, ossatura portante di quello nazionale, potrà così continuare a garantire il proprio fondamentale contributo” – ha affermato il Presidente nazionale Sebastiano Favero.

“L’identità delle Associazioni d’arma, il fondamentale ruolo nella conservazione della memoria e nella funzione educativa ai valori scritti nella Costituzione, impegnano le nostre realtà associative a essere presenti nel confronto con le istituzioni, soprattutto a beneficio delle giovani generazioni per le quali si può proporre un concetto di cittadinanza piena e consapevole proprio a partire dalla vicinanza con le Forze armate e con le nostre Associazioni” ha aggiunto il Presidente nazionale del Fante, Gianni Stucchi.




Giulianova. Esce l’ultima fatica editoriale della scrittrice giuliese Ornella Albanese: “La regina senza trono”. Amalasunta, figlia indomita di Teoderico il Grande”, romanzo edito da Mondadori.

Ornella Albanese, nativa di Giulianova, vive e lavora a Bologna ma trascorre i mesi estivi in Abruzzo. Dopo il successo del romanzo storico “Il Falconiere dei Re”, edito sempre per la casa editrice Mondadori ed ambientato anche in Abruzzo, esce con un nuovo romanzo dal titolo: “La regina senza trono – Amalasunta, figlia indomita di Teoderico il Grande”

Una protagonista in cui femminilità e passionalità si combinano con uno spirito indomito e fiero, facendone un personaggio carismatico. Nel suo desiderio di autodeterminazione, Amalasunta è una figura di assoluta modernità e merita di essere riscoperta. Attraverso un racconto serrato e avvincente il lettore rivive quel periodo storico che, tra conflitti e giochi di potere, ha posto fine al mondo antico. Siamo nel 495 d.C.. Il suo stesso nome ne evoca la forza, Amalasunta: la forte Amala. Lo ha deciso sua madre, per lenire la frustrazione del grande Teoderico, re degli Ostrogoti: una figlia forte e sana come il maschio che non è arrivato. E Amalasunta non delude le aspettative, crescendo fiera e determinata. Dal padre, grande guerriero e stratega che ha riunito sotto di sé tutto il suolo italico, acquisisce l’ardimento e il valore ma anche l’amore per la cultura. Studia gli autori greci e latini, disserta di filosofia e teologia, trascurando invece le arti femminili, a cui preferisce le uscite a cavallo e le battute di caccia in compagnia del suo schiavo Traguilano. La libertà è però un sogno a cui Amalasunta non intende rinunciare. La libertà di decidere il proprio futuro, di scegliere ciò che è bene per il suo popolo. La libertà di amare qualcuno che non è degno del sangue regale ma ha fatto breccia nel suo cuore, perché ha saputo riconoscere nello spirito indomito di una donna il coraggio di pretendere ciò che le spetta.

In un racconto serrato e avvincente, rivive una figura di grande fascino e modernità.

Amalasunta incarna alla perfezione quel diritto all’autodeterminazione che ancora oggi molte donne sono costrette a rivendicare. Sullo sfondo, un periodo storico inquieto e seducente che, tra conflitti e giochi di potere, ha posto fine al mondo antico.

Ornella Albanese, ha pubblicato racconti gialli e rosa su numerose riviste a partire dai sedici anni, prima di approdare al romanzo: ha al suo attivo sedici romance storici per la collana I Romanzi Mondadori, due thriller storici con ricca componente sentimentale per Leggereditore (“L’anello di ferro e il pluripremiato “L’oscuro mosaico”), e infine “Il sigillo degli Acquaviva” per Leone editore. Il suo ultimo romanzo storico, “Il falconiere dei re”, è uscito per gli Oscar Mondadori. Per motivi lavorativi e affettivi si divide tra l’Abruzzo e l’Emilia Romagna.




Il 9 Marzo presso il “Palazzo Kursaal” di Giulianova Lido, convegno sulla geopolitica con Dario Fabbri e Alessandro Tentarelli.

Sono invitati a partecipare i cittadini, le associazioni ed i rappresentanti istituzionali GIULIANOVA – Dario Fabbri è direttore editoriale del mensile Domino e della scuola di geopolitica di Domino. È autore del testo “Geopolitica Umana” per Gribaudo/Feltrinelli. È autore per Rai Radio 3 del podcast “Imperi” e per Chora Media del podcast “Stati di tensione”. Nel 2017 ha ricevuto dall’ambasciatore americano il premio Amerigo come miglior giornalista/analista che si occupa di Stati Uniti (sezione periodici). Alessandro Tentarelli ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l’Università di Trieste. Analista di geopolitica, ha preso parte a numerose conferenze riguardanti gli attuali scenari globali, occupandosi principalmente delle dinamiche nell’Indo-Pacifico. Da qualche anno ha scelto di tornare in pianta stabile nella sua Giulianova. Il convegno si terrà sabato prossimo, 9 Marzo, alle ore 17, presso il “Palazzo Kursaal” di Giulianova Lido. L’evento, patrocinato dal Comune di Giulianova, dal Consorzio Punto Europa (COPE) e dall’associazione Alumni Marie Curie, è promosso dall’associazione giovanile FARE rappresentata dal presidente Andrea Marà. Protagonisti del dibattito saranno il giornalista-scrittore Dario Fabbri e l’analista di geopolitica ed esperto di relazioni internazionali Alessandro Tentarelli. L’evento verrà moderato da Gianluigi De Dea che ha maturato una pluriennale esperienza internazionale nel settore automotive aftermarket e che da appassionato frequentatore di geopolitica ha contribuito a coordinare la manifestazione. Porterà i saluti istituzionali per la Città di Giulianova, il Sindaco Jwan Costantini. Oltre ad Andrea Marà, socio fondatore dell’associazione FARE, interverranno Gian Luca Grimi, presidente Confesercenti-Assoturismo Abruzzo e Filippo Lucci, amministratore unico del Consorzio Punto Europa (COPE). «Questo evento culturale – dichiarano in proposito Andrea Marà e Paolo Sticchi – è il terzo organizzato dalla nostra associazione. L’obiettivo primario di una manifestazione di questo tipo è quello di coinvolgere i giovani in iniziative di alto livello. Lavorare insieme per obiettivi comuni, anche creando sinergie con altre associazioni. Intendiamo inoltre stimolare i privati affinché si mettano in gioco in un contesto socio-economico che ha assoluto bisogno del nostro sostegno. Infine, l’auspicio è quello di aver stimolato l’interesse anche dei tanti giovani fuori sede che, nel weekend, torneranno numerosi. Eventi di questo spessore possono essere realizzati anche qui. Impegniamoci per il nostro territorio, avremo grandi risultati»




Giulianova. Renato Bontà, il marò giuliese scomparso in Tunisia durante la Seconda Guerra Mondiale

Renato Mario Vittorio Bontà nasce a Giulianova alle 4,00 del 29 gennaio 1921, in Via Marina (oggi Via Genova, 25), dal fabbro Pasquale Bontà (figlio di Giuseppe e Santa Candeloro) e Elvira Palestini ( figlia di Massimo e Cristina Di Carlo – famiglia di pescatori – la coppia si era sposata a Giulianova il 28 aprile 1913 alla presenza di due testimoni: Luigi Di Francesco, impiegato ferroviario e Guerino Palestini, marinaio). Sarà la 53enne Rachele Angelozzi, levatrice (il papà del nascituro era già in America), a registrare il bambino alla presenza del Sindaco, Giuseppe De Bartolomei e di due testimoni: Tommaso Lattanzi, 34enne, impiegato e Giuseppe Di Giuliano, 63enne, servente. Renato aveva tre sorelle: Dora, Clara e Lucia, quest’ultima sposata con il sarto Aurelio Rosi di Atri, anche lui morto in guerra contro la Russia (disperso durante la ritirata sul Don il 28 dicembre 1942). Il 17 luglio del 1920, il papà di Renato (Pasquale) si era imbarcato con il giuliese Raffaele Marà, sulla nave “SS Noordam” (transatlantico a vapore varato in Irlanda nel 1901) nella città di Boulogne-sur-Mer, comune francese nel nord della Francia e il 29 luglio 1920 sbarcano a Ellis Island (New York) per dirigersi nello stato Ohio, città di Columbus (qui viveva il fratello Attilio) e Raffaelle Marà a Philadelfia. Intanto Renato, il 15 dicembre 1939, a Teramo, viene cancellato dalle lista leva ( era il 3° nella lista leva di Giulianova del 1921) dell’esercito perché iscritto marittimo su comunicazione dell’ufficio marittimo di Pescara. L’11 febbraio 1940, nella sede di Ancona, viene arruolato nella Regia Marina Militare dal consiglio di leva per la ferma di leva di 28 mesi con le seguenti caratteristiche: alto 1,71, occhi grigi, colorito roseo, capelli castani ondulati, dentatura sana, professione pescatore, comportamento morale-politico-penale: buoni, nessun elemento; titolo di studio 5° elementare e celibe. Viene chiamato alle armi il 15 gennaio 1941 nel deposito del CEMM/CREM (Corpo Equipaggi Marina Militare/Corpo Regi equipaggi marittimi) con il grado di marò. Il 15 maggio 1943 non viene congedato perché l’Italia è in guerra. Renato Bontà, imbarcato sul dragamine M/B 209 o RD 209, risulterà disperso durante la Campagna di Tunisia ( durante l’ultima battaglia tra gli angloamericani e gli italotedeschi che portò alla perdita definitiva del nord-Africa): Il 7 maggio, gli alleati avevano preso Tunisi e il 9 gli americani prendevano Biserta. E’ possibile che Renato Bontà, dato per disperso da tutte le fonti ufficiali: Marina Militare, Stato Civile, Ministero della Difesa, ecc., sia morto (disperso) durante l’attacco via terra o via mare. Difficilmente possiamo pensare che sia morto in prigionia senza che le autorità del tempo (vedi CRI) non avevano mandato un dispaccio. A Roma, presso il Ministero, fu emessa la sentenza di comparizioni per morte presunta e successivamente arrivò la comunicazione ufficiale al comune di nascita per gli adempimenti formali. Oggi Renato è ricordato nella lapide dei caduti del mare in Piazza Dalmazia e nella lapide dei caduti della Seconda Guerra Mondiale all’interno del cimitero monumentale. Aveva solo 22 anni. La sorella Lucia, in quella tragedia della Seconda Guerra Mondiale, perderà il fratello Renato e il marito Aurelio di 33 anni, entrambi dispersi.

 

Walter De Berardinis

© giulianovanews.it




Morro D’Oro. Il 2 marzo presentazione a Propezzano del libro di Giancarlo Prosperi “Eventi risorgimentali in provincia di Teramo dopo il 1860”   

 

MORRO D’ORO – Sabato 2 marzo, alle ore 16 nell’Abbazia di Propezzano a Morro d’Oro, verrà presentato “Eventi risorgimentali in provincia di Teramo dopo il 1860”, il nuovo libro dello storico Giancarlo Prosperi.

Dopo i saluti istituzionali e l’introduzione di Maria Lalli, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Notaresco, interverranno Stefania Pompeo e Sandro Galantini dell’Istituto Abruzzese di Ricerche Storiche, Franco Trubiani dell’università “Parthenope” di Napoli, e Ivonne Pincelli, docente dell’istituto “Zoli” di Atri. Modera Amelia Marziani, docente della scuola secondaria di primo grado di Notaresco.

La giornata inizierà con l’ingresso della bandiera italiana portata da due alfieri dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon di Roma.

Previsti inoltre un intermezzo musicale a cura del M° Gianni Saccomandi ed alcune testimonianze degli studenti.

Giancarlo Prosperi, laureato in Sociologia e successivamente in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Urbino, è autore di oltre venti opere tra volumi, saggi storici e socio-pedagogici ed attualmente insegna nella scuola secondaria.

Ha collaborato per diversi anni alla cattedra di sociologia della politica presso l’Università di Teramo occupandosi di studi risorgimentali. Numerosi i premi e i riconoscimenti per la sua attività di ricerca. È insignito dell’“Aquila d’Oro Crociata al Merito” dai Corpi Sanitari Internazionali “Croce Rossa Garibaldina”.




80esimo anniversario del bombardamento del 29 febbraio 1944. Giovedì prossimo, alle 10, cerimonia di commemorazione delle dieci vittime in piazza Caduti 29 febbraio 1944,  alle spalle del municipio. La cittadinanza è invitata a partecipare.

 

Ottant’anni fa, il 29 febbraio 1944, le truppe alleate bombardarono il centro storico di Giulianova, mietendo, nella piazza alle spalle del municipio, dieci vittime. Nove morirono sul colpo. Una donna di 30 anni, Elisa Salvati, spirò il 6 marzo per le ferite riportate.

L’ Amministrazione Comunale ricorderà la strage dopo domani, giovedì 29 febbraio, alle ore 10, nel luogo della tragedia, piazza Caduti 29 febbbraio 1944. La cerimonia di commemorazione si terrà alle 10, alla presenza delle autorità civili e militari. Interverranno il Sindaco Jwan Costantini, il Vice Sindaco Lidia Albani, il Presidente Emerito dell’ Archivio di Stato di Teramo Ottavio Di Stanislao, il parroco di san Flaviano e Vicario della Forania di Giulianova don Enzo Manes. Una corona d’alloro sarà deposta in corrispondenza della lapide che reca i nomi dei Caduti civili della Seconda Guerra Mondiale.

I rintocchi delle campane di San Flaviano ricorderanno le vittime del 29 febbraio alle 13.30, ora del primo dei tre bombardamenti che si susseguirono in rapida successione.

La cittadinanza è invitata a partecipare.

 

 




Giulianova. Editoria: presentato il volume dell’artista fotografo Paolo Di Giosia e l’evento di chiusura della mostra “La razza nemica” del Museo della Shoah di Roma.

“ . Shoah: uno sguardo contemporaneo”. Ieri è stato presentato il volume dell’artista fotografo Paolo Di Giosia Puck DG e l’evento di chiusura della mostra “La razza nemica” del Museo della Shoah di Roma. Interventi del prof. Paolo Coen, Sorico dell’arte, Presidente del corso di laurea Dams dell’Università degli Studi di Teramo e professore ordinario in Museologia e Storia della critica d’arte presso lo stesso ateneo. Suo il saggio critico che introduce il volume fotografico. L’evento è stato introdotto dal direttore del Polo museale civico di Giulianova, Sirio Maria Pomante, seguito dalle letture di Barbara Probo. Presente l’editore del libro Giacinto Damiani di Ricerche&Redazione di Teramo.

Dopo l’incontro, abbiamo visitato il Loggiato “Riccardo Cerulli”, sotto il Belvedere, per visionare la video installazione “ Il silenzio di Dio”, anche questa firmata da Paolo Di Giosia.
“La sua ricerca – come scrive il prof. Paolo Coen nell’introduzione del volume fotografico di Di Giosia – ha principalmente a che fare con la forma e con la luce.” La passione dell’artista – aggiungo io – non si può discutere, indubbiamente traspare la sua passione e sentimento che lo distoglie da ogni forma di becero materialismo. Le foto dei due campi di concentramento e le due video installazione di ieri sera hanno lanciato un messaggio di riflessione. Il martellante ripetersi di voci e rumori, durante la proiezione, sono entrati nella mente dei presenti e nei ragazzi che in questi giorni hanno visionato la mostra. Questi eventi servono proprio per non dimenticare.



Bellante. Associazione Culturale Nuove Sintesi: conferenza “PALESTINA: GUERRA FINALE”.

L’incontro si terrà sabato 17 febbraio, con inizio ore 17,30, presso la Biblioteca Comunale (all’interno del Municipio) a Bellante paese (TE).
Interverranno il Prof. Gianluca Marletta (Saggista) e il Prof. Matteo Simonetti (Saggista).
L’introduzione sarà a cura di Edoardo De Santis (Nuove Sintesi).
Breve nota introduttiva degli organizzatori:
“Lo scontro in atto attualmente in Medio Oriente – si legge in una nota diffusa alla stampa – è solo un momento apicale dello scontro globale (quella che è stata chiamata la Terza Guerra Mondiale a pezzi). In quest’incontro verranno analizzati i possibili risvolti globali della crisi e alcune sue cause misconosciute, dove la geopolitica e l’economia si incontrano in maniera micidiale con le suggestioni apocalittiche dei gruppi più estremisti. Inoltre, l’attuale confusione tra termini come antisionismo ed antisemitismo, nonché la mancata conoscenza di alcune essenziali dinamiche storiche – conclude la nota – rendono la situazione palestinese di difficile comprensione e meritevole di quei chiarimenti che si cercherà di fornire durante il convegno”.




Riflessioni sul saggio “Processo alla Resistenza”  di Michela Ponzani, pp. 232, Giulio Einaudi Editore, Torino 2023 di Gianluigi Chiaserotti*

 

In questo momento particolare della storia italiana, ma anche mondiale, ritengo che sia giusto rivalutare e quindi rivedere certi aspetti che hanno caratterizzato appunto l’”arte della Musa Clio”.

E Michela Ponzani, docente universitaria, divulgatrice scientifica, autrice e conduttrice televisiva con questo suo “Processo alla Resistenza” ci è riuscita, e benissimo.

Il libro è praticamente l’ampliamento del progetto (l’“Eredità della Resistenza nell’Italia Repubblicana”) con cui vinse, nel 2003, la prestigiosa borsa di studio (la “Manon Michels Einaudi”), e ciò dopo la Laurea, presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino.

Attraverso i capitoli di cui il saggio è composto, la Ponzani pone in risalto, con documenti d’archivio, atti processuali, i processi che si svolsero, dopo il 25 aprile 1945, non ad ex fascisti e collaborazionisti, ma a coloro che contribuirono alla liberazione, soprattutto al Nord Italia, dalla dittatura.

I fascisti, i collaborazionisti, i repubblichini di Salò giovarono dell’amnistia, molti dei partigiani, invece, subirono processi spesso e volentieri con giudici che furono coinvolti col passato regime.

Scrive la Ponzani: «[…] Le carte processuali e i fascicoli conservati negli archivi giudiziari (fonte principale di questo volume, assieme alle carte dei collegi di difesa di Solidarietà democratica) mostrano chiaramente quale fosse il clima del dopoguerra e quale prezzo ex partigiani avessero pagato per la scelta delle armi. […]».

Spesso questi processi furono intentati senza prove, sul c. d. “sentito dire” e gli imputati (tradotti in aula in catene) ottennero solo e soltanto una giustizia sommaria.

Mentre fascisti, ex repubblichini furono appunto assolti, riabilitati solo e soltanto per «aver obbedito ad ordini militari superiori» (“giustificazione” sentita spesso anche al Primo Processo di Norimberga), i partigiani, moderni patrioti, furono giudicati responsabili delle rappresaglie di difesa, e ciò solo per non essersi consegnati al nemico.

Questo libro offre tantissimi spunti di riflessione e sicuramente va letto con molta attenzione in quanto scritto da una vera, autentica ed appassionata storica che è Michela Ponzani. Molti si definiscono storici (come alcuni giornalisti, senza nulla togliere a questa ottima categoria), ma quelli veri sono pochi.

È un libro che si legge in pochissime ore.

Libro profondo e meditato, scritto in una prosa scorrevole e mai appesantita dall’argomento, e qui la Ponzani è riuscita benissimo.

Questo libro è anche un vero ringraziamento che l’Autrice rivolge ai suoi Maestri (Vittorio Vidotto, da poco scomparso, e Lutz Klinkhammer) che l’hanno indotta a proseguire, dopo la laurea, nel “mestiere di storico”.

Grazie a questo libro, ho apprezzato ed appreso argomenti che spesso si ritengono ovvii, ma invece vanno approfonditi e divulgati, ma soprattutto spesso e volentieri non trattati dalla storiografia, che definisco a senso unico.

E Michela Ponzani è riuscita con successo anche in codesto.

Concludo con la bellissima dedica che l’Autrice mi ha fatto: «A Gianluigi, che sa quanto la Storia aiuta a comprendere il Presente e a costruire il Futuro».

Ed è senza dubbio così.

 

*Storiografo