“Giorno della Memoria” per ricordare le vittime della Shoah. Le iniziative dell’ Amministrazione Comunale. Commemorazioni il 27 e 28 gennaio: sabato prossimo, posizionamento della terza pietra d’inciampo e presentazione del libro di Lino Manocchia.

Sono due, le date che l’ Amministrazione Comunale di Giulianova dedica al ricordo degli internati nei lager nazisti e a tutte le vittime della Shoah, in occasione del “Giorno della Memoria” che cade, come ogni anno, il 27 gennaio. Venerdì prossimo, appunto 27 gennaio, il Vice Sindaco Lidia Albani sarà alle 9.30 nel cimitero comunale, in via Gramsci, per deporre fiori in onore dei cittadini giuliesi internati e deceduti nei lager nazisti. Alle 11, ancora il Vice Sindaco, parteciperà, nella sede della Prefettura di Teramo, alla cerimonia di consegna alle famiglie dei giuliesi Roberto Loggieri e Flaviano Martinelli delle Medaglie d’Onore alla Memoria. Il giorno successivo, sabato 28 gennaio, in corrispondenza dell’ingresso principale del municipio, in corso Garibaldi 109, si terrà alle 16.30 lo scoprimento di una pietra d’inciampo in ricordo di Flaviano Poltrone, ucciso il 12 giugno 1944 durante la ritirata dell’ Esercito tedesco verso nord. Benedirà la pietra, realizzata dall’artista tedesco Gunter Demnig, il parroco di San Flaviano don Enzo Manes. L’iniziativa gode del Patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, dell’ Associazione Nazionale ex Internati e dell’ Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra. Sempre sabato, alle 17, in sala Buozzi, alla presenza del Vice Sindaco Lidia Albani, la Città di Giulianova conferirà le Medaglie alla Memoria alle famiglie dei giuliesi Roberto Loggieri, Flaviano Martinelli e Flaviano Poltrone, unitamente alle pergamene inviate dal Ministero della Difesa. Alle 17.30, sempre in sala Buozzi, si terrà infine la presentazione del libro dell’internato Lino Manocchia “Frammenti di un prigioniero”, a cura del professor Elso Simone Serpentini e del giornalista, ricercatore storico, Walter De Berardinis. Le letture saranno affidate all’attrice Sara Palladini. Interverranno i rappresentanti di Anei e Anfcdg.




LA GIORNATA DELLA MEMORIA A CASTELLALTO. I NOSTRI CADUTI NEI LAGER


L’Amministrazione Comunale di Castellalto organizza, in occasione della Giornata della
Memoria, un incontro dibattito che si terrà il 29 gennaio alle ore 17.00, nella Sala
Consiliare del Comune
Anche a Castellalto, sui fogli consunti dal tempo, campeggiano i nomi di caduti in guerra
e di prigionieri internati nei lager: la storia di quella che fu una tragedia immane si rivela
tristemente legata al ricordo di tante singole realtà molto vicine a noi.
Ne parleremo il 29 gennaio, alla presenza del Sindaco Aniceto Rocci, con Walter De
Berardinis, autore di numerose ricerche sugli IMI, con Silvio Di Eleonora, storico di
Isola del Gran Sasso che ha ricercato e scritto sulle vicende locali del campo di
internamento di San Gabriele e con il concittadino Paolo Iacone, autore di una
minuziosa ricerca sui caduti di Castellalto che ha impresso nel libro “Caduti e dispersi di
Castellalto nella seconda guerra mondiale” edito nel 2017.
Saremo onorati della presenza di Gabriella Persiani, in rappresentanza di ANEI
(associazione nazionale ex internati) Teramo, nipote dell’ex Carabiniere internato
Carmine Broccolini. e soprattutto parteciperanno i ragazzi della Consulta Giovani di
Castellalto per rendere vivo il dialogo e farsi ambasciatori della memoria per le future
generazioni.
Il dibattito del 29 gennaio rappresenta un punto di partenza di un progetto che
l’amministrazione comunale di Castellalto ha intrapreso attraverso una ricerca che
renderà il giusto tributo a nostri concittadini residenti a Castellalto all’epoca dei fatti, che
dopo l’8 settembre non aderirono alla rsi e non collaborarono con il tedesco invasore.
Il Comune di Castellalto, sulla scorta del lavoro di Paolo Iacone e con il prezioso
supporto del ricercatore degli Internati Militari Italiani, Walter De Berardinis, si fa parte
attiva nel promuovere le domande per Medaglia d’Onore alla Memoria su richiesta dei
familiari discendenti dei prigionieri e dei caduti nei lager nazisti.
Per questo abbiamo stilato un primo elenco dei nomi dei militari di Castellalto, sinora
rinvenuti, relativi a soldati tornati vivi e a coloro che morirono nei lager o in
combattimento contro i tedeschi dopo l’8 settembre 1943:
Dell’Ovo Luigi (1910), Cardinali Antonio (1913), Di Giuseppe Massimo (1924),
D’Egidio Ubaldo (1923), Timoteo Oreste (1915), Marozzi Giovanni (1921), Londrillo
Vincenzo (1920), Melchiorre Mario (1920), Di Giosaffatte Luigi (1917), Ciarrocchi
Tonino (1923), Di Mattia Tommaso Emidio (1921), Luponetti Luigi (1915), De Juliis
Giuseppe (1921), De Marcellis Antimo (1924), Di Marco Dante (1921), La Luce Alfonso
(1911), Lattanzi Francesco (1923), Mandolese Emidio (1910), Santicchia Antonio
Pasquale (1913), Scarpone Alberto (1924), Di Silvestre Zaccaria (1921), Gramenzi
Ruggero (1919), Di Lodovico Antonio, Ippoliti Cesare (1910).
Invitiamo le famiglie dei militari a partecipare all’incontro del 29 gennaio, in modo da
poter chiedere ulteriori informazioni e i moduli per presentare la domanda.
Abbiamo a cuore la memoria perché parla delle nostre radici e purtroppo tocca molto da
vicino anche la comunità di Castellalto: le storie che racconteremo il 29 Gennaio
parlano, infatti, dei nostri paesi e travalicano tristemente i confini locali, per tornare a noi
come monito per il futuro. Come amministratori locali abbiamo il dovere di mantenere
vivo il ricordo e lo facciamo proprio a partire dai nostri concittadini.
Siamo eredi di un passato che ha lasciato le tracce nelle coscienze di tutti e chiede di
essere tramandato ai nostri figli. La memoria è un concetto universale, spesso doloroso,
di conservazione del nostro percorso storico e umano e ha bisogno di tracce evidenti: è
infatti nelle corde dell’amministrazione posare le pietre d’inciampo nei luoghi simbolo
del nostro territorio o lì dove vissero i nostri caduti nei lager, per onorare il ricordo di chi
ha sacrificato la vita per la nostra libertà.
Valeria Manelli
Assessore alla Cultura




Progetto QUESTASTORIACI(RI)GUARDA per commemorare il Giorno della Memoria incontri a scuola, all’università ematinée a teatro

 

Il progetto Questastoriaci(ri)guarda,rivolto con particolare attenzione agli studenti e giovani, è stato ideato per commemorareil Giorno della Memoria delle Vittime dell’Olocaustoche ricorre il 27 gennaio, data assunta a simboloe proclamata dal Parlamento italiano con la Legge n. 211 del 2000 e dall’dall’Assemblea Generale dell’Onu nel 2005. Il 27 gennaio1945, alle ore 15,00 le truppe sovietiche liberarono Auschwitz, il più grande campo di sterminio nazista.

 

Dopo gli incontri con gli studentipresso scuole ed università, in cui è statoproiettato il documentario storico di rara importanza “LA LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ”, da cui emerge incontrovertibilmentela capillare organizzazione del sistema concentrazionario nazista ed il suo perfetto funzionamento, Auschwitz costituiva il più grande complesso nazista dei campi di concentramento a cui facevano riferimento oltre 40 sotto-campi, situati per lo più presso gli stabilimenti industriali tedeschi, in programma è previsto nei matinée a teatrolo spettacolo CENERI, presso loSpazio Matta, Via Gran Sasso, 53 Pescara.

 

CENERI”viaggio a due vocinella memoria dell’Olocausto,

di e con  Cam Lecce e Jörg Grünert. Musiche di Luigi Morleo, sarà in scena

giovedì26 gennaio ore 8.30/10.30 11.00/13.00  15.00/17.00 (tre turni),

venerdì 27 gennaio ore 8.30/10.30 11.00/13.00

 

Il testo dello spettacolo tradotto da fonti storiche tedesche da Jörg Grünertè costituito da testimonianze dei sopravvissuti ai lager e da estratti di documenti originali emersi dalle indagini svolte. Lo spettacolo avvicina, senza mai sintetizzarle né fonderle in un discorso unitario, due visioni dello sterminio nazifascista: il flusso inarrestabile del denaro e delle transazioni finanziarie e la discarica umana che fu la diretta conseguenza dello sterminio attraverso il lavoro, a partire dalle prove generali di quello che poi diventerà un sistema perfettamente collaudato dalla I.G. Farben Industries, il complesso chimico proprietario dell’agglomerato industriale che fu Auschwitz. Da questo risulta una prospettiva nuova dello sterminio con elementi poco conosciuti ma fondamentali per la comprensione del genocidio, istruendo prospettive e domande che arrivano fino ai nostri giorni.

 

Partecipano al progetto:Liceo Scientifico “G. Galilei”; IPSIAS “Di Marzio-Michetti”;IIS “Alessandrini”;FIRST – Centro interdipartimentale Formazione all’Insegnamento, Ricerca Scuola e Territorio, UdA, eOCA – Osservatorio Partecipazione e Cittadinanza Attiva, Dipartimento di Architettura, UdA.

 

Il progetto Questastoriaci(ri)guardaè ideato e a cura diCam Lecce e Jörg Grünert dell’Associazione Deposito Dei Segni,in collaborazione con Anpi Comitato Provinciale Pescara, Florian Metateatro, Artisti per il Matta. Patrocinio:UED Università Europea Design, FIRST e OCA, UdA.

 




L’Aquila, Giornata della Memoria: Medaglia d’onore a Vinicio Palmerini dal Prefetto Cinzia Torraco

24 gennaio 2023

 

 

I ricordi di prigionia del militare aquilano, internato nel lager nazista di Zeithain dal febbraio 1944 all’aprile ’45

 

di Goffredo Palmerini

 

L’AQUILA – Il 27 gennaio Vinicio Palmerini sarà insignito della Medaglia d’onoreper deportati e internati nei lager nazisti, previsto dalla Legge n. 296 del 2006. Il riconoscimento sarà consegnato ai familiaridel militare aquilano (deceduto nel 1988 a Paganica) dal Prefetto dell’Aquila Cinzia Torraco, nel corso d’una cerimonia con altre onorificenze, che si terrà nella ricorrenza della Giornata della Memoria (ore 10) in Prefettura. Vinicio Palmerinifu deportatoin Germania dopo l’8 settembre ’43 dal fronte greco e detenuto in un campo di concentramento della bassa Sassonia, fino a quando non venne liberato dall’esercito russo.Fu uno dei circa 600mila militari italiani internati nei lager nazisti, che opposero una particolare forma di Resistenza con il loro rifiuto a collaborare,subendo così ogni forma di privazioni, violenze, malattie e in molti la morte.

Qui di seguitosi riporta con assoluta fedeltà la trascrizione degli appunti del reduceVinicio Palmerini, internato dal febbraio 1944 all’aprile 1945 nello Stalag IV B diZeithain, lager nazista situato tra Lipsia e Dresda. Gli appunti sono scritti fittamente a matita in un quadernino (cm. 8×13) con copertina di cartoncino rosso, con 18 fogli senza righe.Il reperto, dove sono appuntati i ricordi, è stato rinvenuto l’8 gennaio 2022 in un piccolo baule contenente vecchie lettere, cartoline, carte e documenti di famiglia, recuperato dopo il terremoto del 6 aprile 2009 dall’abitazione di Paganica (L’Aquila) e rimasto accantonato. La testimonianza scritta di Vinicio Palmerini si va ad aggiungere a quelle già note degli ex IMI, reduci dai lager nazisti, a costituire un ulteriore tassello di memoria dell’altra Resistenza al nazifascismo, non meno eroica di quella combattuta in Italia, in armi o con forme umanitarie.

 

Lo Stalag IV B fu uno dei più grandi campi di prigionia della Germania nazista. Si trovava nei pressi della città di Mühlberg, in Sassonia. Lo Stalag aveva un campo secondario a Zeithain, un “reservelazarett” inizialmente destinato ai prigionieri russi, poi utilizzato da prigionieri di varie nazionalità, compresi molti internati italiani. Le condizioni disumane del lager, mancanza di igiene, denutrizione, scarsa assistenza medica e lavoro coatto facilitarono la diffusione di epidemie e gravi malattie, soprattutto tubercolosi, con la morte di decine di migliaia di prigionieri, tra cui 900 italiani. Nel lazzaretto di Zeithain, tristemente conosciuto come “campo della morte”, erano trasferiti gli Internati Militari Italiani gravemente malati, ma anche medici, cappellani e crocerossine che decisero di non aderire alla Repubblica Sociale. Lo Stalag IV B di Zeithain fu liberato dall’Armata Rossa il 23 aprile 1945. Dopo la fine della guerra il territorio del lager, ricompreso oltrecortina nella Germania comunista, rimase per decenni inaccessibile. Solo l’infaticabile opera di alcuni reduci di Zeithain – in primis Padre Luca Airoldi, ex cappellano del campo che nel suo diario aveva annotato tutti i nomi degli IMI deceduti a Zeithain, e l’ex Ten. Col. Leopoldo Teglia, attuale presidente dell’Associazione Nazionale Ex Internati (ANEI) sezione di Perugia -consentì nel 1991 di localizzare il cimitero militare italiano e di riesumare e rimpatriare le spoglie di quasi tutti i caduti italiani di Zeithain.

 

Il racconto di Vinicio Palmerini – mio padre -è vergato a matita in 34 facciate del quadernino. Sulle ultime due sono riportati i nomi dei commilitoni, legati alla stessa sua sorte, con le relative località d’origine: Rota Giuseppe, Caprino Bergamasco; Rota Virgilio, Ponte San Pietro; Comi Giuseppe, Caluzzo d’Adda. Se mesi dopo la liberazione, il 16 ottobre 1945,egli arrivò scheletrito e lacero a Paganica dopo un lungo viaggio, in parte fatto a piedi o con mezzi di fortuna, risalendo da Brindisi o da Bari, dove una nave dal porto di Odessa aveva ricondotto in Italia gli internati liberati dall’Armata Rossa. Mi auguro davvero che anche questa testimonianza di Vinicio Palmerini (Paganica, 18 agosto 1914 – Paganica, 8 gennaio 1988), nella sua stringata ma illuminante essenzialità, possa contribuire a far meglio conoscere la Resistenza opposta al nazifascismo dagli internati militari italiani, il loro sacrificio e la loro dignità.E infine l’onore che resero alla Patria, a quell’Italia che il 2 giugno 1946 avrebbe scelto la Repubblica ed eletto l’Assemblea costituente, e che nel 1948, vigente la Costituzione della Repubblicana, il 18 aprile avrebbe eletto il Parlamento dell’Italia libera e democratica, nata dalla Resistenza e dalla lotta di Liberazione dal nazifascismo. Finalmente, il 19 novembre 1997, l’Italia ha reso agli ex IMI il doveroso tributo di riconoscenza, conferendo all’Internato Ignoto la Medaglia d’oro al valor militare, con una motivazione che l’affranca da oltre mezzo secolo di trascuratezza nell’edificazione della memoria collettiva degli Italiani, e successivamente, con la citata legge del 2006, la Medaglia d’onore a ciascun internato militare nei lager che,a costo di pesanti conseguenze, oppose la propria resistenzaai nazisti.

 

 

 

Internati Militari Italiani (IMI) furono classificati dalla Germania di Hitler i soldati italiani fatti prigionieri, catturati e rastrellati (sul territorio italiano, in Slovenia, Croazia, Albania, Grecia, Isole Egee e Ionie, Provenza e Corsica) dopo l’8 settembre 1943 e deportati nei campi di prigionia del Terzo Reich. E’ la storia di oltre 600mila militari italiani negli Stalag della Germania nazista: i nostri soldati, sottufficiali e ufficiali che operarono “resistenza” opponendo il rifiuto alla collaborazione con i nazisti, al costo di indicibili privazioni e sofferenze. In diverse migliaia di casi – oltre 25mila – andarono incontro alla morte per fame, stenti e malattie. Oltre cento questi campi di prigionia (stammlager), la gran parte situati in Germania e Polonia, ma anche in Austria, Russia, Ucraina, Bielorussia, Rep. Ceca, Francia e Slovenia. I nazisti usarono ogni mezzo di persuasione verso i prigionieri italiani perché scegliessero l’esercito tedesco o i repubblichini di Salò per continuare la guerra, offrendo ogni vantaggio rispetto alla durezza della detenzione nei lager. Agli “internati militari italiani”, a differenza dei prigionieri di guerra, non venivano riconosciute le garanzie e le tutele previste nella Convenzione di Ginevra del 1929.

Solo gradualmente, e tardivamente, le dolorose vicende degli internati militari sono entrate nella memoria collettiva del Paese, come una forma di Resistenza al nazifascismo. Fu soltanto a partire dagli anni ‘80 che in Italia e in Germania la storiografia cominciò ad occuparsi di questo problema, fino ad allora rimasto negletto, tanto che la scarsissima conoscenza delle vicende sofferte degli ex IMI è giunta fin quasi ai nostri giorni. E’ stata finalmente illuminata nel 2012 dal Rapporto della Commissione italo-tedesca, insediata dai Ministeri degli Esteri di Italia e Germania nel 2009. Fino ad allora la questione degli IMI era stata presente solo attraverso testimonianze e ricordi dei reduci dai lager nazisti.

 

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RICORDI DI PRIGIONIA

Palmerini Vinicio di Giuseppe – Paganica del Moro (L’Aquila)

 

«Giorno 15 Agosto ho festeggiato con gli amici Rota Giuseppe e Comi Giuseppe tutt’e due Bergamaschi mangiando a mezzo giorno gnocchi e risotto condimento grasso di maiale e carne, giorno 18 non ho potuto festeggiare (è il giorno del compleanno di Vinicio, ndr) per mancanza di grasso e l’abbiamo rimesso a un altro giorno la sera del detto giorno. Con il giorno successivo ho avuto un continuo fischio all’orecchio destro e pensavo continuamente alla famiglia dicendo “chissà forse si rammenterà del mio compleanno”, ed è questo il segnale che me lo comunica.

 

Alcune notizie della mia Prigionia

Nei primi dì di settembre quando il Capo del governo generale Badoglio, cessate le ostilità con gli Anglo Americani e precisamente il giorno 8 Settembre, giorno in cui i tedeschi disarmarono l’esercito Italiano, io mi trovavo oltremare e precisamente in Grecia, quindi il nostro disarmo è avvenuto sei giorni dopo cioè il 14 Settembre. Verso le ore 13 vediamo arrivare due autoblinde accompagnate da otto autocarri. Noi non si aveva l’ordine di far fuoco contro loro, quindi sono entrati senza nessun disturbo, arrivati davanti al nostro Comando ordinano immediatamente l’adunata con tutte le armi e munizioni. Fatta l’adunata inquadrati, vengono davanti e d’intorno a noi misero le loro mitraglie spianate verso di noi pronte a far fuoco.

 

Dopo aver messo intorno al nostro accantonamento viene avanti verso di noi un Maggiore ed un tenente tedesco ed incomincia la propaganda in tedesco che a sua volta il tenente la traduceva in Italiano dicendo: Il generale Badoglio ha tradito l’Italia, compreso tutti gli Italiani, consegnandola nelle mani degli Anglo Americani, però con un solo vostro proposito potrà ancora essere liberata ed i suddetti buttati fuori dall’Italia. Il vostro proposito sarebbe quello di firmare quali combattenti a fianco dell’esercito tedesco, il quale a sua volta pensa a condurvi in Italia per liberare la vostra terra dall’invasore.

 

Secondo, tutti quelli che non si sentano più di combattere potranno loro firmare quali lavoratori civili e verranno mandati in Germania. Quindi dopo aver fatto un discorso di circa 30 minuti ha rivolto a noi queste domande: Tutti quelli che vogliono difendere la loro Patria cioè combattenti, fuori!3 sottotenenti, un capitano e 5 soldati, tra i quali uno di questi col nome di Cripioli Antonio, il quale è stato illuso da un altro suo compagno a farlo firmare e che dopo al secondo giorno divenne pazzo ed è morto all’ospedale di Larissa. Poi visto che nessuno più aderiva quali combattenti ha chiesto i lavoratori, ed a questo una buona parte andavano fuori, ma visto che la massa eravamo restati fermi al nostro posto, e quindi anche loro sono rientrati pian piano alle nostre file. Il Maggiore tedesco visto tale gesto ordina alle sue guardie che erano intorno a noi di caricare le armi.

 

Poi rivoltosi verso di noi con un grido spaventevole ci ordina di buttare a terra le armi. Noi se pur avvelenati e con la volontà di reagire con le armi contro di loro, ma a questo momento non più si poteva, e siamo stati costretti a lasciare le armi. Dopo essere disarmati ci han condotti entro un recinto e con le guardie all’intorno, da non poter più muoversi altrimenti ci sparavano addosso.  E per ben quattro giorni ci hanno lasciati lì dentro senza mangiare. Ed il più grave senza potersi nemmeno liberare dal sole scottante estivo coprendosi con un telo da tenda per fare dell’ombra, proibito severamente anche questo. Il giorno 18 Settembre la mattina alle 5 sveglia ed adunata per la partenza, ci consegnano mezza pagnotta ed un pezzetto di formaggio nostro, e questi sono i viveri della giornata per far 60 km. di marcia. Ed alle 7 siamo partiti per non molto farla lunga abbrevio il mio dire altrimenti raccontar tutto non terminerei mai.

 

Quindi al 45 km ci siamo fermati, ma io che lungo tutta la strada fatta mi sentivo un forte dolore di testa, qui mi era ancora più aggravato, fui costretto a legarmi un asciugatoio alla testa. Vedendomi il tenente mi domanda cosa avevo fatto, e racconto tutto, chiama subito l’infermiere e mi fa misurare la febbre e l’avevo a 39,5 quindi s’interessa subito per mandarmi a Larissa con l’autoambulanza tedesca, ma io volevo portare tutto con me anche il mio zaino che era sul cavallo pieno di roba, ma lui cioè il tenente mi dice: te lo porteremo noi e lo riprenderai al nostro arrivo. Ma, quando sono arrivato a Larissa mi han condotto prima alla caserma dove dovevano arrivare anche i compagni, e poi di nuovo è partita e mi porta a ricoverare al nostro ospedale ed in questo caso restai senza zaino, senza nulla da cambiarmi, e da quel giorno non ho visto più un paesano.

 

All’ospedale il giorno dopo trovo De Paulis Antonio e qui son restato fino al 28 Settembre, poi sono uscito assieme a me viene anche De Paulis, ma la sera che siamo usciti dall’ospedale le nostre cartelle cliniche le prendeva un maresciallo tedesco, e datosi che sopra la cartella veniva scritto il mestiere in cui si esercitava e vista la mia cartella con scritto sopra “fabbro” allora mi chiama e mi dice: tu specialista vai a lavorare come civile all’officia delle SS ed io gli rispondo che non sono un fabbro ma “maniscalco” ed allora mi risponde “sciaiser” (scheisse, ndr) che vuol dire merda, ed in quindici che eravamo mi manda alle caserme dove per la seconda volta ci han chiesto di firmare, ma nessuno ha voluto.

 

La mattina seguente ci fan partire con il treno e dopo un giorno e mezzo di percorso, finalmente siamo arrivati a Salonicco. Qui si smonta dal treno e sono già pronte quattro guardie con moschetto carico e baionetta innestata, per accompagnarci come i più pessimi delinquenti del mondo. Percorsa tutta la città ci portano in una caserma dove prima c’era il comando tappa Italiano, ed ora tutto al contrario era diventata il campo dei prigionieri Italiani. La mattina del 1° Ottobre ci mandano a lavoro digiuni e si tratta di scaricare vagoni di cemento, e come qualcuno si fermava un secondo, si sentiva subito la guardia gridare loss e snell, che vorrebbe dire “via e svelto”. E questa la parola d’ordine di tutta la giornata. A mezzo giorno si va a mangiare e cosa si trova? Un mescolino che poteva essere una tazza da caffè, di fagioli e patate, 200 grammi di pane che subito l’abbiamo divorato dalla fame che avevamo.

 

Dopo un’ora di riposo si parte di nuovo a lavoro e qui si torna a casa solo alle 7 di sera, ma quando s’arriva a casa qui so’ dolori, stanchi dal lavoro e con gran fame, ma non c’è nulla da mangiare solo che mezzo tazzino di caffè ma… acqua calda. Quindi si va a dormire, ma la fame vince il sonno e non dà pace e la mattina alle 6 di nuovo si va a lavoro, e la fame si fa sentire sempre più forte. Dopo 3 giorni che si era qui ci hanno incominciato a dire di firmare per andare con loro, ma noi sempre duri, magari morire dalla fame ma non andare con loro. Questa domanda di firmare era tutti i giorni, cioè mattina e sera per colazione e cena.

 

Un bel giorno ci obbligano forzatamente da dover firmare alcuni moduli, e da firmarli ad ogni costo, o come combattenti oppure come lavoratori, e se non si voleva aderire a nessuna delle due domande, si cancellavano tutte e due, ma si doveva firmare lo stesso. Ma c’era un tranello che sopra alle due domande c’era un rigo scritto così: “Riconosco il partito repubblicano fascista ed aderisco a combattere a fianco dell’esercito tedesco”. Noi, vista questa frase, nessuno abbiamo firmato detti moduli, a mezzo giorno rientrati dal lavoro ci mandano in camerata e poi fanno subito l’adunata.

 

Scesi giù in cortile ci domandano se avevamo firmato questi moduli, ma nessuno si fa avanti, quindi un disgraziato d’interprete italiano ci dice: se non firmate questi moduli vi mandano a raccogliere i morti in Russia, oppure a tagliare i reticolati in linea sotto le cannonate dei Russi. Ma noi non ci siamo affatto spaventati, pensando che ci mandano dove vogliono ma con loro non andiamo a nessun posto, anche a sottoporci alla fucilazione. Vista la nostra insistenza che nessuno aderiva alle loro domande, un tenente tedesco ne conta con la mano il numero di 240 che subito ci manda in camerata a prendere i nostri zaini per partire, e per punizione non ci fa dare nemmeno quei quattro cucchiai di rancio.

 

Dopo essere pronti arrivano 25 guardie ed arrivate vicino a noi caricano i moschetti e innestano la baionetta e ci fanno uscire dalla caserma e loro si mettono a destra e sinistra di noi in distanza di quattro metri uno dall’altro. Ci conducono circa a 300 metri dalla caserma e qui si fermano. Dopo quasi dieci minuti arriva un’autocolonna e ci lasciano montar sopra e si parte. Dopo due giorni di viaggio e senza mangiare si arriva di nuovo a Larissa, cioè dove mi trovavo prima. La notte che siamo arrivati ci han lasciati dormire sulle macchine, poi al mattino ci inquadrano, ci contano come minimo dieci volte e poi si parte, così ci conducono alla piazza centrale e ci portano dentro un albergo, a pian terreno. Qui si lasciano i nostri zaini e si va subito alla stazione. Dopo due giorni senza darci da mangiare ci fanno scaricare camion carichi di paglia e caricarla di nuovo sui vagoni. A mezzo giorno ci portano a casa e ci danno da mangiare una galletta e 50 grammi di formaggio italiano, questi sono i viveri di tutta la giornata. Alle ore 13 cioè l’una di nuovo a lavoro fino alle 7 la sera.

 

Due giorni dopo ci lasciano fare la cucina per conto nostro ed i viveri sono i seguenti: 33 grammi di pasta a ciascuno per condimento a 240 persone un quartino d’agnello che come massimo pesava un chilo e mezzo, 5 grammi di zucchero per il caffè al mattino, poi 300 grammi di pane da maiali che forse nemmeno loro l’avrebbero mangiato, 15 grammi di margarina grasso di carbone, e 20 di marmellata. Con tutti questi viveri si doveva lavorare 12 ore al giorno portando casse di munizioni da 50 e fino a 70 kg sulle spalle. Ora abbrevio perché sarebbe troppo lunga e vorrei un libro per descrivere tutte le sofferenze ed i sacrifici passati sotto i malvagi tedeschi. Qui resisto sotto simile lavoro sino al 26 gennaio 1944, ma datosi che lo stomaco mi tormentava forte dai grandi bruciori il giorno 27 Gennaio vado a lavoro allo stesso posto del giorno avanti, cioè al cimitero tedesco ove bisognava scoprire le tombe dei morti sino a trovare la cassa, dopo bisognava metter di nuovo dentro la terra e battere con un peso di circa 20 kg.

 

Ma questa mattina, erano circa le 11 e mezza, che in due ne avevamo completate due ed incominciavamo la terza, quando è venuto un maresciallo tedesco e ci ordina a scalzarne un’altra davanti a lui. Ma qui è il mio colpo fatale quando al terzo colpo di vanga che fo mi viene fuori un braccio con ancora la carne attaccata poi un osso della gamba, poi ancora due crani. Qui divento di tutti i colori e stavo quasi per cadere per terra quando detto maresciallo guarda l’orologio e pronuncia “mitac” (mittag, ndr), che vuol dire mezzo giorno, quindi si va a mangiare. Ma io lungo la strada non mi fidavo di camminare ma a stenti sono arrivato anch’io e con tanta fame che regnava non ho potuto mangiare, mi butto sul mio pagliericcio ed aspetto che mangiano tutti.  Dopo chiamo l’infermiere, mi fo misurare la febbre e ce l’ho a 38 e 5, quindi a lavoro non vado, verso le 5 la fo misurare di nuovo ed è arrivata a 39, quindi la mattina seguente marco visita e vengo ricoverato all’ospedale per influenza e gastrite allo stomaco sino al 7 febbraio.

 

Detto giorno a mezzo giorno mi chiama l’infermiere dicendomi: tu preparati, alle due parti con la tradotta ospedaliera. Alle quattro la sera siamo partiti da Larissa e dopo ben 7 giorni di viaggio e di fame che sempre non mai mancava siamo arrivati all’ospedale italiano di Zeithain, in Germania. Qui si smonta dalla tradotta ed entriamo all’ospedale. Ma prima di entrare ci fanno la rivista alla nostra roba e ci tolgono tutto, coltelli, sigarette, sapone ed altre cose, lasciandoci solo quanto s’aveva addosso, nemmeno un cambio, e poi si va al bagno, qui troviamo italiani e russi che entravano anche loro in ospedale e venivano dalle fabbriche, ma non fo nessuna esagerazione, a vederli nudi sembravano scheletri umani mummificati e non altro, buona parte di loro tutti con tubercolosi. Dopo il bagno ci hanno mandato ai reparti ed io sono andato al reparto Chirurgia, baracca n. 37. Qui resto fino al 28 Febbraio, poi fui trasferito alla baracca n. 53. Quel che si mangiava qui era 4 giorni la settimana 250 grammi di pane e tre giorni 300 grammi, 20 grammi di margarina più un litro di succo di rape a mezzogiorno e la più grande razione erano tre patate.

 

Qui son restato fino al 25 Aprile ’44, poi sono andato in uscita e mi hanno mandato al IV B, cioè un Campo di concentramento dei prigionieri di ogni razza e nazione. Ci hanno condotti dal campo degli Italiani e ne hanno messi 300 per baracca e si dormiva lì dentro come le sarde entro il bidone, quindi dopo sei giorni mi sono fatto mettere in uscita per andare a lavoro come fabbro. Il 1° Maggio mi mandano in fabbrica, il 2 mi conducono al lavoro al posto di fare il fabbro devo fare il facchino, portando casse in spalla di ogni dimensione e con i caposquadra dietro che ti dicevano loss, snell, arbait! che significava “via, svelto, a lavorare!” E non ci reggevamo in piedi dalla fame e con tutto ciò si prendeva qualche pugno, spintoni d’ogni genere, e sempre abbreviando qui ho resistito tre mesi e mezzo. Poi sono stato colto da pleurite e di nuovo ricoverato allo stesso ospedale e precisamente il giorno del mio compleanno 18 Agosto 1944, col peso di 49 chilogrammi.

 

Qui vengo ricoverato al Campo A, cioè campo dove si ricoverano pleuritici deperiti e quelli che dal deperimento erano venuti gonfi. Io sono stato ricoverato alla baracca 40 e dopo tre giorni che ero lì il tenente D’Adamo mi mette a supplemento extra che consisteva in più della razione a 200 grammi di pane, 100 di ricotta, un cucchiaio di zucchero e 20 grammi di margarina. E con il detto supplemento in quattro mesi avevo aumentato 4 kg. Di peso, quindi pesavo 53 kg. Qui sono restato fino al 23 Marzo del 45. Poi siamo stati trasferiti all’ospedale internazionale di Imorgan. Qui il trattamento del pane la stessa razione il rancio era mezzo litro, ma si prendeva una discreta razione di patate che ne erano 10 o 12.

 

Nel mentre e trascorsa la fine del mese di marzo e siamo in aprile qui incominciano a sentirsi buone novità che gli Alleati, compresi i Russi, avanzano su tutti i fronti e si sperava che presto fossero arrivati a liberarci anche a noi dalle sofferenze d’inferno. Giunti verso il 15 di Aprile, incominciamo a sentire durante la notte i primi colpi d’artiglieria ma lontani, però la sirena era quasi in continuo allarme e nell’aria tutto il giorno questo rombo di cannoni man mano si faceva sentire più forte. Senonché il giorno 18 Aprile il Maggiore tedesco chiama i nostri ufficiali medici e dice loro che noi Italiani bisognava partire assieme a loro se nel caso dovevano sgombrare, ma la risposta dei nostri ufficiali fu quella di dire “i nostri malati son tutti pleuritici tubercolari e quindi non sono in condizione di poter camminare”. Allora gli ha detto “assumete voi la responsabilità dei vostri malati” e così ci lasciarono.

 

Il giorno 19 fu tutta la giornata in allarme. La sera verso le 6 è suonato l’allarme d’invasione ed allora tutti i tedeschi civili con le lacrime agli occhi e un pianto dirotto preparavano le loro valigie che a sua volta chi le legava sulla bicicletta chi caricava i carrettini, abbandonavano la loro casa e via. Il giorno 20 dalla mattina il cannone si faceva sentire ancor più forte e tutto il giorno è continuato così compresa anche la notte, ma veniva sempre più vicino, quando alla mattina alle ore 5 mi alzo e vado fuori le guardie si preparavano per andare via. Dopo circa tre quarti d’ora si sentono le mitraglie che cantano intorno al paese, allora noi ci siamo messi subito in posti più riparati dalla camerata che era soggetta al tiro, man mano si sentono sempre più vicino. Dopo un po’ sentiamo le prime raffiche dentro l’ospedale e dirette all’orologio, poi un forte grido, sono i Russi che sono già dentro l’ospedale. Allora si balza tutti fuori, ci salutano ci offrono le sigarette e fanno un giro all’intorno dell’ospedale e poi vanno via.

 

Più tardi arriva un Colonnello russo, ci fa uscire di nuovo tutti fuori facendoci inquadrare per nazionalità, poi ci fa uscire dal cancello di reticolato che ci aveva rinchiusi ben 19 mesi, e quando siamo fuori di qui tutti si è fatto un lungo respiro esclamando che aria di paradiso, facendo come l’uccello che per tanto tempo si trova rinchiuso dentro la gabbia, e poi quando viene il giorno che il padrone si dimentica di chiudere la gabbia e lui fugge veloce e contento verso il bel cielo sereno. Quindi condottici entro il paese ci fa fermare e poi “fronte a sinistra” ed incomincia a fare un discorso per reparti, cioè per nazioni, e venuto davanti a noi dice queste parole: “In Italia ci sono ancora i tedeschi ma poco vi resteranno, sappiate che molte migliaia di Italiani sono già stati rimpatriati, quindi voi fra pochi giorni partirete per raggiungere la linea ferroviaria e per linea Varsavia-Odessa, qui sarete imbarcati e condotti in Italia”. Finito il suddetto arrivano due aerei tedeschi ed incominciano a mitragliare, quindi ci siamo ricoverati entro le case, che le avevano già aperte i russi, e qui ci han fatto prendere galline, conigli, agnelli ed ogni altra roba. Poi abbiamo fatto una bella passeggiata e quando siamo rientrati abbiamo trovato un ricco spezzatino di maiale e patate abbondanti, in più entro la cucina sembrava un grande mattatoio di carne di maiali, galline, tacchini, conigli, vitelli, insomma carne d’ogni sorta.»




Pescara. Giorno della Memoria: “Il Volontario ad Auschwitz” – omaggio a Witold Pilecki (1901-1948)




Teramo. ANPI / TERAMO NOSTRA: GIORNATA DELLA MEMORIA, 27 gennaio – ore 12:00




Penna Sant’Andrea. 27 gennaio – Giorno della Memoria: chiesto l’invito al Quirinale per l’ex internato Giovanni Paolone. Il ricercatore degli IMI Walter De Berardinis chiede la consegna della Medaglia d’Onore a Roma

 

Penna Sant’Andrea (TE). La legge del 27 dicembre 2006, n. 296, ha previsto la concessione di una medaglia d’onore (coniate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato) ai cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra nell’ultimo conflitto mondiale. Ogni 27 gennaio, le cerimonie pubbliche, si svolgono in tutte le prefetture italiane per la consegna della medaglia ed anche al Quirinale viene organizzata la manifestazione nazionale. Il ricercatore storico degli IMI-Internati Militari Italiani della provincia di Teramo, Walter De Berardinis, ha deciso di scrivere al Presidente della Repubblica per chiedere di ricevere l’ex soldato ed ex internato, Giovanni Paolone, oggi centenario e in buona salute, il prossimo 27 gennaio a Roma. Nativo di Cermignano (24 giugno 1922), oggi vive con il figlio Domenico nella Contrada Castellaro di Penna Sant’Andrea. Il 2 febbraio 1942, dopo che già tre fratelli (erano 7 figli) erano al fronte, parte in guerra con il 73° reggimento fanteria “Lombardia” a Trieste e successivamente, dopo aver frequentato il corso di armaiolo, distaccato al 52° reggimento fanteria nell’area al confine orientale con il CLVII battaglione mitraglieri “Novara” – 2° Divisione di fanteria “Sforzesca” (dislocata in Venezia Giulia nella zona tra Divaccia, Fola, Sesana, Villa del Nevoso lungo la linea di confine italo-jugoslavo). Dopo le vicende dell’8 settembre 1943, viene catturato dai tedeschi a Trieste e internato nello Stammlager II-D a Stargard, in Pomerania in territorio polacco vicino alla città di Stettino. Durante la sua prigionia, con il numero 101-306, fatta di duro lavoro nei campi e fabbriche, vide arrivare anche prigionieri canadesi e americani catturati sul fronte occidentale. La salvezza arrivò l’11 aprile 1945, quando le truppe americane aprirono i cancelli del lager e fu rimpatriato solo nell’estate dello stesso anno. Aveva passato due anni in un lager nazista. Prima della pandemia, spesso e volentieri, era ospite delle scolaresche della sua zona di residenza per partecipare al “Giorno della Memoria”. Lo scorso 23 luglio, al compimento dei 100 anni, durante la festa ha ricevuto dal Comando Militare Esercito Abruzzo e Molise il riconoscimento delle campagne di guerra (legge 390 del 1950) e fregiarsi della medaglia commemorativa della Guerra di Liberazione con relativo diploma. Nello stesso giorno della festa, alla presenza del Sindaco di Penna Sant’Andrea Severino Serrani, l’ex internato aveva ricevuto gli auguri scritti dalla senatrice Liliana Segre, dallo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, dal Comando regionale, dall’Ambasciata Tedesca in Italia e dall’ANEI-Associazione Nazionale Ex Internati di Teramo che gli aveva conferito la tessera ad honorem. Il ricercatore storico e la famiglia si augurano che il Presidente Sergio Mattarella e il cerimoniere del Quirinale accolgano la loro richiesta.




Pescara. Giorno della Memoria: Esercizi di memoria, venerdì 20 gennaio

PROGRAMMA DELL’INIZIATIVA

Ore 9,00 – 17,00
Cantiere di autocostruzione e
allestimento istallazioni multimediali1:
Le stanze della memoria, i campi di sterminio attraverso le mappe e il WEB.
Invito alla ricerca”, a cura di Piero Rovigatti, DdA UdA, con Elio Ferritto e
Giacomo Di Bartolomeo
Stand n.1 Mappe interattive sulla localizzazione e distribuzione dei campi di
concentramento e sterminio nazi fascisti.
Istallazioni video tratte dal lavoro: A forza di essere vento
lo sterminio nazista degli Zingari, Editrice A,
Stand n. 2 Istallazioni video: Senza confini, senza barriere, video ripresa di
una serata tenutasi alla Camera del Lavoro di Milano nell’ottobre 2005,
protagonisti Moni Ovadia e i Taraf da Metropulitana, un gruppo musicale rom
rumeno: insieme eseguono canti tradizionali gitani e yiddish (durata: 28’32”)
Stand n. 3 Istallazione video: “Un Rom italiano ad Auschwitz (durata 18’23,
intervista a Mirko Levak, registi Francesco Scarpelli ed Erika Rossi. Con forte
inflessione dialettale veneta, racconta la sua parabola dall’arresto in Friuli,
l’internamento nel lager, l’orrore della vita quotidiana, alla liberazione e il
ritorno al paesino d’origine.


Ore 16,30 Interventi introduttivi
Questo incontro, Ottavia Aristone, FIRST, DdA
“Usare la Teoria Critica della Razza per dare sostegno alle minoranze e
combattere la discriminazione”, Sergio Di Sano, FIRST, DNISC
“Mappare l’indicibile, geografie dell’orrore dei campi di sterminio attraverso
le mappe e il WEB. Invito alla ricerca”, Piero Rovigatti, FIRST, DdA
“Questa storica ci riguarda”, introduzione alla visione del documentario storico
“La liberazione di Auschwitz (di Irmgard von zur Mühlen, Germania, 52’, b/n),
Jörg Grunert, Cam Lecce, Deposito dei Segni

Ore 17,30 – 18,22
1 Le istallazioni sono realizzate a partire dai progetti del Concorso Internazionale Inside_OUTside,
promosso da ADSU e dal DdA di Pescara, in collaborazione con tre università internazionali, a cura
di Josè Josè Tinoco e Sebastian Potosì, (progetto vincitore del Primo premio), per gentile
concessione degli autori, https://insideoutside.page
Deposito dei Segni
FIRST – Centro interdipartimentale Formazione all’Insegnamento, Ricerca Scuola e Territorio, UdA
ADSU – Azienda per il Diritto allo Studio di Chieti e Pescara
OCA- Osservatorio Partecipazione e Cittadinanza Attiva, Dipartimento di Architettura, Uda
Proiezione documentario
“La liberazione di Auschwitz (di Irmgard
von zur Mühlen, Germania, 52’, b/n)

Ore 18,30 – 19,30
Dibattito e discussione aperta agli studenti partecipanti, a cura
di Chiara Berti, DISPUTER, UdA, e degli altri ospiti presenti
all’incontro
Giovedì 26 e Venerdì 27 gennaio
Matineè a Teatro, Spazio Matta, via Gran Sasso, Pescara
“Ceneri…2701194527012023” di e con Cam Lecce,
Jörg Grunert,Deposito dei Segni, musiche di Luigi Morleo
Deposito dei Segni
FIRST – Centro interdipartimentale Formazione all’Insegnamento, Ricerca Scuola e Territorio, UdA
ADSU – Azienda per il Diritto allo Studio di Chieti e Pescara
OCA- Osservatorio Partecipazione e Cittadinanza Attiva, Dipartimento di Architettura, Uda
(Legge n. 211 del 20 luglio 2000) La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data
dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz,
“Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi
razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei,
gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in
campi e schieramenti diversi, si sono opposti
al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i
perseguitati.

Mappe
https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/gallery/nazi-camps-maps
<https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/gallery/nazi-camps-maps>
https://www.ushmm.org <https://www.ushmm.org/>
https://www.memoriae1943-45.it/auschwitz/ <https://www.memoriae1943-
45.it/auschwitz/>
https://www.google.com/maps/d/viewer?hl=it&mid=1nn2-
dMPO4DvoQMX00mBQoiyq6nQ&ll=55.788198000000015%2C27.457814999999986&z=8
<https://www.google.com/maps/d/viewer?hl=it&mid=1nn2-
dMPO4DvoQMX00mBQoiyq6nQ&ll=55.788198000000015,27.457814999999986&z=8> (permette
di scaricare I dati in versione open data)
http://www.museodiffusotorino.it <http://www.museodiffusotorino.it/>
https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_dei_campi_di_concentramento_nazisti
<https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_dei_campi_di_concentramento_nazisti>

Mappa interattiva dei lager


<https://daveronaailager.com/mappa-interattiva-dei-lager/>

Home


<https://www.straginazifasciste.it/?lang=it>

“Nel 2009 il governo italiano e quello della Repubblica Federale Tedesca hanno insediato
una Commissione storica congiunta (composta da 5 membri tedeschi e 5 membri italiani) con
il mandato di elaborare un’analisi critica della storia e dell’esperienza comune durante
la seconda guerra mondiale, così da contribuire alla creazione di una nuova cultura della
memoria. A seguito delle raccomandazioni avanzate dalla Commissione nel dicembre 2012 a
conclusione dei suoi lavori, il Governo della Repubblica Federale Tedesca si è impegnato
a finanziare una serie di iniziative tese a valorizzare la storia e la memoria dei
rapporti fra i due paesi nel corso del conflitto, con l’istituzione presso il Ministero
federale degli affari esteri di un “Fondo italo-tedesco per il futuro”. Rientra fra
queste iniziative la presente ricerca, promossa in collaborazione dall’Istituto nazionale
per la storia del movimento di liberazione in Italia (INSMLI) e dall’Associazione
nazionale partigiani d’Italia (ANPI), che ha permesso di definire un quadro completo
degli episodi di violenza contro i civili commessi dall’esercito tedesco e dai suoi
alleati fascisti in Italia tra il 1943 e il 1945.
L’Atlante delle stragi naziste e fasciste – che raccoglie i risultati della ricerca
condotta – si compone di una banca dati e dei materiali di corredo (documentari,
iconografici, video) correlati agli episodi censiti, ospitati all’interno del sito web.
Nella banca dati sono state catalogate e analizzate tutte le stragi e le uccisioni
singole di civili e partigiani uccisi al di fuori dello scontro armato, commesse da
reparti tedeschi e della Repubblica Sociale Italiana in Italia dopo l’8 settembre 1943, a
partire dalle prime uccisioni nel Meridione fino alle stragi della ritirata eseguite in
Piemonte, Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige nei giorni successivi alla liberazione.
L’elaborazione su base cronologica e geografica dell’insieme dei dati censiti ha
consentito la definizione di una ‘cronografia della guerra nazista in Italia’, che mette
in correlazione modalità, autori, tempi e luoghi della violenza contro gli inermi sul
territorio nazionale.”

_____________________________________

ESERCIZI DI MEMORIA
Seminari di riflessione e incontro, istallazioni multimediali,
video proiezioni per la celebrazione della Giornata della memoria
della Shoah (1) e la liberazione del campo di sterminio nazi
fascista di Auschwitz del 27 gennaio 1945
Venerdì 20 gennaio 2023
Mensa e Casa dello Studente di Pescara, via Marconi 139
Piazza di Valentina, Polo Universitario Viale Pindaro 42, Pescara
_______
(P. Rovigatti, 17.01.23)
L’iniziativa Esercizi di memoria nasce dalla collaborazione tra
l’associazione culturale Deposito dei Segni, il FIRST – Centro
interdipartimentale Formazione all’Insegnamento, Ricerca Scuola e
Territorio, UdA, l’ADSU – Azienda per il Diritto allo Studio di
Chieti e Pescara, e OCA- Osservatorio Partecipazione e
Cittadinanza Attiva, Dipartimento di Architettura, Uda, attorno al
progetto di Deposito dei Segni “QUESTASTORIACI(RI)GUARDA – Giorno della
Memoria”.
Questo progetto nasce in riferimento alla commemorazione del
“Giorno della Memoria1” e in relazione allo spettacolo CENERI, che
indaga le complicità economiche e finanziarie delle banche e
dell’industria nell’ascesa del nazifascismo in Germania.
La finalità del progetto è di “promuovere interesse e studio per
la storia, approfondire aspetti cogenti della storia del
nazifascismo e del fascismo per rafforzare la capacità di analisi
e critica, per saper meglio leggere ed osservare le
rappresentazioni storiche del tempo presente” e muove verso gli
obiettivi di “promuovere i diritti umani,la legalità, la
giustizia,e l’uguaglianza”.
Il programma nato dal progetto iniziale, che trova svolgimento, a
partire da venerdì 20 gennaio, negli spazi messi a disposizione
dall’ADSU di Chieti e Pescara, presso la Residenza Universitaria e
Spazio Mensa di viale Marconi 139 a Pescara, contempla la
realizzazione, nella mattinata di venerdì 20, negli spazi
all’aperto della Mensa Universitaria, di un primo cantiere di
1 (Legge n. 211 del 20 luglio 2000) La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data
dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz,
“Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi
razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei,
gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in
campi e schieramenti diversi, si sono opposti
al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i
perseguitati.
autocostruzione e allestimento di istallazioni multimediali2: Le
stanze della memoria, i campi di sterminio attraverso le mappe e
il WEB”, a cura di Piero Rovigatti, DdA UdA, con Elio Ferritto e
Giacomo Di Bartolomeo, sedi di istallazioni video dedicate alla
consultazione di mappe interattive sulla localizzazione e
distribuzione dei campi di concentramento e sterminio nazi
fascisti e alla visione di materiali audio e video grafici tratte
dal lavoro “A forza di essere vento, lo sterminio nazista degli
Zingari, Editrice A, come: “Senza confini, senza barriere,
protagonisti Moni Ovadia e i Taraf da Metropulitana, un gruppo
musicale rom rumeno, concanti tradizionali gitani e yiddish
(durata: 28’32”); “Un Rom italiano ad Auschwitz (durata 18’23,
intervista a Mirko Levak, registi Francesco Scarpelli ed Erika
Rossi, parabola dall’arresto in Friuli, l’internamento nel lager,
l’orrore della vita quotidiana, alla liberazione e il ritorno al
paesino d’origine.
Le istallazioni restano in funzione per tutta la giornata e i
giorni successivi fino alla data del 27 gennaio.
Nel primo pomeriggio di venerdì, dalle ore 16,30 – 19,30, nella
sala conferenze della Residenza universitaria ADSU segue il
Seminario introduttivo Esercizi di memoria, con interventi di
Ottavia Aristone, FIRST, DdA, Sergio Di Sano, FIRST, DNISC, Piero
Rovigatti, FIRST, DdA, Jörg Grunert, Cam Lecce, Deposito dei
Segni, anche ad introduzione della proiezione del documentario
“La liberazione di Auschwitz” (di Irmgard von zur Mühlen,
Germania, 52’, b/n)
Alla fine della proiezione è previsto anche un dibattito e
discussione aperta agli studenti partecipanti, a cura di Chiara
Berti, DISPUTER, UdA, e degli altri ospiti presenti all’incontro
Giovedì 26 e Venerdì 27 gennaio, l’iniziativa continua con la
Matineè a Teatro, allo Spazio Matta, via Gran Sasso, Pescara,
dello spettacolo teatrale “Ceneri…2701194527012023” di e con Cam
Lecce, Jörg Grunert,Deposito dei Segni, musiche di Luigi Morleo.
Sono previste, a cura di Deposito dei Segni, in collaborazione con
altre associazioni culturali della città, come Spazio Matta,
AMPI,Florian Metateatro, UEDPescara, altre proiezioni-dibattito
in altre scuole di Pescara, come il Liceo Scientifico Galilei,
l’IPSIAS Di Marzio-Michetti, l’IIS Alessandrini, secondo il
programma in allegato.
2 Le istallazioni sono realizzate a partire dai progetti del Concorso Internazionale Inside_OUTside,
promosso da ADSU e dal DdA di Pescara, in collaborazione con tre università internazionali, a cura
di Josè Josè Tinoco e Sebastian Potosì, (progetto vincitore del Primo premio), per gentile
concessione degli autori, https://insideoutside.page




Memoria per ricordare l’OLOCAUSTO, dello sterminio di milioni di persone.

Responsabilità nazismo e della follia di Hitler, vennero sterminati oppositori politici, ebrei, omosessuali, rom, handicappati, testimoni di Geova e gente comune. Lasciatemelo dire una parte di colpa l’hanno avuta l’indifferenza di tanta gente e di tanti che sapevano e hanno taciuto, la memoria serve soprattutto per ricordarci di non commettere più quei errori.

1)Memoria per ricordare la nostra resistenza in Italia, dell’uccisione di tanti partigiani e di tanta gente comune, donne, bambini uomini, Da parte dei nazisti e fascisti. Il sacrificio dei partigiani, le loro battaglie, la loro tenacia, sono servite, per conquistarci la libertà e la democrazia.

2)Memoria per ricordare i nostri fratelli, morti nel deserto, nei lager libici e in mare, persone che fuggono da schiavitù, dalla fame, da guerre e da sofferenze inumane. In mare muoiono perché, dai paese ricchi vengono in parte respinti. Paese con tanta gente egoista che non hanno una briciola di umanità.

3)Memoria per ricordare che tanti profughi che muoiono di freddo e di fame, dove trovano sui confini di diverse nazioni filo spinato, sono abbandonati a se stessi al freddo al gelo, alle intemperie invernali senza alcun riparo, sono a due passi dal confine italiano, sono in Bosnia, Croazia, Ungheria e altri paesi e non si fa quasi niente per aiutarli, salvo qualche associazione di volontariato

4)Abbiamo da un anno la guerra in Ucraina alle porte dell’unione europea, vicina a casa nostra e non si fa quasi niente per fermarla, l’ONU, l’Europa fanno poco o niente, le nazioni occidentali ancora meno salvo alcune associazioni e qualche personalità. Cari cittadini bisogna impegnarci tutti e subito, c’è un grande bisogno di fermarla e di costruire una cultura per la vita e di pace, bisogna dire con forza basta armi e guerre che sono solo strumenti di morte e distruzioni.

5)la memoria serve per ricordare i sbagli fati e che si fanno, da non commettere più, di combattere l’indifferenza e l’egoismo. Con grande responsabilità praticare i veri valori della vita, di uguaglianza, solidarietà, di giustizia sociale, di democrazia e di fratellanza dentro un progetto pieno di umanità.

FRANCESCO LENA

CENATE SOPRA ( BERGAMO )




Chieti. Per il giorno della memoria, mostra storico-documentaria sui campi di concentramento fascisti in Abruzzo dal 1940 al 1943.

Per il Giorno della Memoria 2023, nell’ambito della XXIII edizione del progetto “Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria”, due sono le iniziative promosse dall’associazione Chieti nuova 3 febbraio e dalle Scuole Superiori di Chieti l’Istituto Tecnico “F. Galiani – R. de Sterlich”, l’Istituto di Istruzione Superiore “Luigi di Savoia”, l’Istituto Professionale “U. Pomilio”, il Liceo Scientifico “F. Masci”, in collaborazione con le associazioni Unitre-Chieti e “Noi del G. B. Vico”:

-la mostra storico-documentaria I campi di concentramento fascisti in Abruzzo dal 1940 al 1943

-lo spettacolo “Segre. Come il fiume”, a cura del regista Antonio Tucci – Teatro del Krak di Ortona (primo febbraio). I dettagli saranno comunicati in seguito.

 

La mostra I campi di concentramento fascisti in Abruzzo dal 1940 al 1943, a  cura di Giuseppe Lorentini, Kiara F. Abad Bruzzo, Gianni Orecchioni, Nicola Palombaro, realizzata con il patrocinio e il contributo del Comune di Casoli, sarà inaugurata Mercoledì 18 gennaio 2023, alle ore 17.00, presso il Palazzo della Provincia di Chieti e rimarrà esposta fino al 31 gennaio da lunedì a venerdì, ore 8 – 18.00. Gli studenti degli Istituti partecipanti, dopo un breve Corso di formazione a cura dello storico Costantino Di Sante, fungeranno da guida durante le visite delle Scuole.

I quattordici pannelli di cui è costituita la mostra “vogliono avvicinare un pubblico sempre più ampio alla riscoperta dell’internamento civile fascista che per anni è rimasto nell’oblio”, documentando “il sistema concentrazionario italiano durante la Seconda guerra mondiale e, nello specifico, negli anni 1940-1943, evidenziando come l’Abruzzo sia stata la regione prescelta dal regime fascista” per attuarlo, perché, “collocata al centro dell’Italia e lontana dai luoghi di frontiera, difficile da raggiungere perché isolata dalle montagne e dal mare, poco politicizzata e priva di grandi centri urbani” (da presentazione della mostra di Giuseppe Lorentini  e Gianni Orecchioni).

L’autore, Giuseppe Lorentini

Giuseppe Lorentini

Infatti, furono attivi 15 campi fascisti di concentramento su un totale di 48 nell’intera penisola e 63 “località di internamento libero, una sorta di domicilio coatto riservato a quei deportati che erano ritenuti meno pericolosi, nelle contingenze belliche”.

Città Sant’Angelo, Casoli, Chieti, Istonio Marina (oggi Vasto), Lama dei Peligni, Lanciano, Tollo, Civitella del Tronto, Corropoli, Isola del Gran Sasso, Nereto, Notaresco, Tortoreto alto, Tortoreto stazione (oggi Alba Adriatica), Tossicìa furono le località individuate per l’internamento.

Nel corso dell’inaugurazione sarà presentato il libro L’ozio coatto. Storia sociale del campo di concentramento fascista di Casoli (1940-1944), (Ombre corte, giugno 2019) di Giuseppe Lorentini, dottorando presso l’Università degli Studi del Molise, responsabile e curatore del Centro di documentazione on line www.campocasoli.org. Lo studioso, come sottolinea nella prefazione il professor Alberto De Bernardi, “analizza la storia del campo facendo emergere dal confronto diretto con le fonti il profilo dei prigionieri, la vita quotidiana degli internati, il rapporto con la comunità cittadina, ma anche i problemi amministrativi e organizzativi affidati alle forze militari e civili…”,non trascurando “di inserire la storia di Casoli dentro il contesto più ampio delle strutture concentrazionarie nel Mezzogiorno” e con  l’esigenza di istituire il “confronto storiografico con la produzione scientifica relativa al Lager…”

 

Dopo i saluti Istituzionali del Presidente della Provincia di Chieti Francesco Menna e del Sindaco di Casoli Massimo Tiberini, l’Autore Giuseppe Lorentini dialogherà con lo storico Costantino Di Sante, uno dei primi studiosi dei campi fascisti in Abruzzo, esperto del sistema concentrazionario.

L’attore Icks Borea leggerà alcune lettere degli internati.

Durante l’incontro, verranno proiettati due brevi video:

L’ex campo di concentramento fascista di Casoli. Un luogo della memoria europeo (regia di Francesco Di Toro, voce di Icks Borea), in cui in pochi minuti è riassunto il lavoro svolto nel corso di due anni per il recupero dei “luoghi della memoria” dell’ex campo fascista di Casoli

il video reportage di quasi sette minuti, opera del giornalista Francesco Paolucci che racconta questa storia ancora poco conosciuta.

Realizzare un progetto continuativo di studio, ricerca e didattica, in rete con gli altri Comuni abruzzesi coinvolti nel sistema concentrazionario, ricucendo simbolicamente il tragico legame dei Comuni della Regione Abruzzo nel periodo dell’internamento civile fascista,   può contribuire ad articolare il uestopercorso di recuperoQQpercorso di recupero della Memoria dei tragici fatti accaduti nel nostro territorio durante la seconda guerra mondiale e a favorire un autentico processo di conoscenza, che deve diventare a sua volta coscienza critica, se vogliamo affrontare i complessi problemi del nostro tempo.

 

Info: www.chietinuova3febbraio.it; facebook.com/chietinuova3febbraio