USA. Sofia Loren: bellezza esplosiva di Lino Manocchia

Ap – Effemeridi

Sofia Loren:

bellezza esplosiva

di Lino Manocchia

Hollywood. Sofia ha 78 anni, … “e più la guardo più mi sembra bella”.

Parafrasando la cara poesia alla “Mamma” intendiamo raccogliere a volo pindarico una descrizione della diva riconosciuta universalmente come una delle piu’ celebri attrici della storia del cinema italiano e mondiale.

E’ la storia di Sofia Villani Scicolone, nome d’arte Sofia Loren (nella foto con il nostro Lino Manocchia), nata il 20 settembre 1934, che agli inizi degli anni cinquanta, ancora giovanissima, diveniva “sex symbol” grazie alla sua innata sensualità.

Da Vittorio De Sica veniva diretto il film  “La Ciociara” per la quale vinceva moltissimi premi, nonché il  “David di Donatello”, come migliore attrice, seguito dal prestigioso”Oscar”. Durante la sua lunga carriera Sofia ha vinto due Statuette d’oro, un Golden Globe, un Leon d’oro e la Coppa Volpi. E non si ferma qui,

Nel tempo la “napoletana”, va sempre piu’ affermandosi. accoppiandosi con Raquel Werlsh, confermandosi come una vera icona del cinema italiano nel mondo. La consacrazione come attrice arriva, appunto, con l’interpre-tazione del suo film-simbolo: ”La Cociara” diretto da Vittorio De Sica, per la regia del grande George Cukor. E poi altre, tante recitazioni si susseguono con rapidità elettrizzante.

Sofia, è considerata una “Goddesses” (Dea)) del cinema, insieme a Brigitte Bardot e la Welch, per le sue qualità distinte di recitazione, le sue capacità artistiche ed il suo sguardo stupefacente. Ne offre una riprova il noto, accla-mato Pirelli calendar, “posato” all’età di 72 anni.

Una delle volte che il cronista ebbe occasione di parlare con Sofia le chiese:

Sofia, deve tutto al suo stupendo fisico?

«Tutto ciò che vede,» rispose, «lo devo agli spaghetti.»

La diva che la critica ha decretata “Regina della moda”, le ha affibbiato anche   l’epitome di personificazione della gentilezza. Indossa abiti che esaltano le sue graziose curve offrendo nel contempo un famoso decollage capace di amplificare le squisite qualità fisiche dell’attrice, che, incidentalmente, divisa tra Italia e Hollywood, interpreta innumerevoli film di successo

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ABRUZZOpress – N. 306 del 27 settembre ’12                                                                                                                          Pag 2

con le più grandi stars mondiali, diretta da registi quail De Sica, Mario Monicelli, Dino Risi, Charlie Chaplin, Sidney Lumet, George Cukor, Anthony Mann ed altri ancora. In particolare con De Sica, col quale ha girato otto film formando un sodalizio, completato dalla presenza di Marcello Mastroianni.

A Sofia, un giorno chiedemmo:

Quale considera il suo miglior film girato, e quali l’attore-partner e il regista preferiti?

«Sono diversi, vari, impegnativi, e farei un torto agli altri separandoli dal gruppo dei migliori. L’attore preferito? Mi sembra una domanda sibillina. Come posso distinguerli a sangue freddo? Il regista? Devo moltissimo  all’indimenticabile Vittorio (De Sica – n.d.r.) Ma guardi: quando si entra nel mondo della celluloide, tutto è grande, tutto è gradito e preferito.»

Si arrabbia facilmente?

«Soltanto quando penso che malandrini mi rubarono l’Oscar (per il film “Two Women – n.d.r) dalla mia villa.»

Sofia ha ricevuto tanti premi e riconoscimenti. Ne citiamo alcuni: La Coppa Volpi vinta ne l 1958, l’Orchidea nera, pre-mio per la migliore interpretazione al Festival di Cannes, il BAFTA quale attrice interna-zionale dell’anno, ed il citato Oscar 1962 per La Ciociara. In Francia riceve la Legion d’Onore dopo l’assegnazione dell’Oscar alla carriera, seguono l’Orso d’oro al festival di Berlino e, quindi il Presidente della Repubblica,Oscar Scalfaro l’ha insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica.

E ci fermiamo qui, ma non si può ignorare che la vita di Sofia Loren è simbolizzata da una carica, ricca cornucopia di momenti vissuti ad Hollywood e Cinecittà, le quali si son divisi, con aviditù artistica, il ricco consuntivo della nostra “rappresentante” che il 21 maggio 2009 è entrata nel Guinness dei primati come l’attrice italiana più premiata al mondo.

Non possiamo lasciar passare inosservato un giudizio “agro dolce” sull’attrice Gina Lollobrigida (amica-nemica!) che Sofia non trattiene facilmente: «Gina ha una personalità limitata. Recita bene la parte della “contadina”, ma è incapace di recitare la parte di una Lady. Comunque, detto questo, non credo che sia molto arrabbiata con me, perché io sono più grande di lei. E’ possibile? Chissa!», conclude la diva…tricolore.

Lino Manocchia




Argentina. “L´impasto delle delusioni” Guillermina è furibonda: nessuno vuole mangiare i bignè che ha preparato con tanto sforzo… di Alejandra Daguerre *

“L´impasto delle delusioni”

Guillermina è furibonda: nessuno vuole mangiare i bignè che ha preparato con tanto sforzo…

di Alejandra Daguerre *

Per lei quello di ieri è stato un pomeriggio difficile. Sta cercando di superare il lutto provocatole dalla recente separazione e si sente sola, angosciata; affronta la vita con rabbia, perché «non si era mai immaginata così… senza marito». La sua passione per la pasticceria è l’unica cosa che sembra essere rimasta intatta e così cucina a mo’ di catarsi, per analizzare il suo dolore fare un esame di coscienza davanti alla batosta inflittale dal destino. Segue alla perfezione le istruzioni della ricetta, come se si trattasse di un incantesimo per riportarla sul cammino della vita coniugale.

Sul tavolo sono già pronti tutti gli ingredienti: farina, zucchero, uova, burro, acqua e lievito, ma l’intero processo dipende dal cuoco, e Guillermina è ansiosa… ha il sospetto che oggi non andrà d’accordo con la preparazione. Si dice che il lievito deve essere trattato in modo speciale perché è molto sensibile: bisogna farlo emulsionare con acqua calda, lasciarlo riposare, e c’è anche chi lo avvolge con un panno o lo fa scaldare sul fornello per portarlo alla temperatura giusta. La sfida delle sensibilità è iniziata! La cuoca, avvolta dall’emotività, non ha pazienza e affretta i tempi… vuole solo risposte!

L’impastatura è la parte più facile: Guillermina ha forza e rabbia per sfogarsi. Con quella stessa energia potrebbe ribaltare facilmente il tavolo. Mescola delusioni, schiaccia disinganni, accarezza frustrazioni, agglutina ricordi, piange inconsolabile e poi ricomincia… I consigli culinari sono ormai lontani: “Il successo di una ricetta dipende non solo dagli ingredienti, ma soprattutto dalle loro proporzioni e dalla preparazione; è lo chef che – con i suoi riti – dà il tocco inconfondibile che supera la condizione nutrizionale degli alimenti”.

Guillermina sente e impasta dolore. Inumidisce il tutto con le sue lacrime e lo condisce con un pizzico di delusione… Non solo trasmettiamo il risultato del nostro lavoro, ma anche tutto quello che sentiamo mentre siamo all’opera. Guillermina ritiene di aver lavorato sodo, ma nessuno apprezza il suo sforzo. Pur sentendosi angosciata, si è messa a cucinare, ma nota con grande delusione che nessuno vuole provare i suoi bignè.

È come se ci fosse un grande cartello immaginario che dice: «Venite a provare i deliziosi bignè fatti in casa (da sola) con ingredienti freschi e di prima qualità, preparati sotto pressione (senza rispettare i tempi) e impastati con furia appassionata. Venite a provare i deliziosi bignè della discordia! Venite! Ve li sto offrendo… Non vorrete mica che me li mangi io…».

*psicóloga e psicoterapeuta in Buenos Aires




A WASHINGHTON, PRESSO LA NIAF, INCONTRO CON LAURA BENEDETTI

A WASHINGHTON, PRESSO LA NIAF, INCONTRO CON LAURA BENEDETTI

Tema della serata un libro dell’aquilana, docente alla Georgetown University

LAURA BENEDETTI Tema della serata un libro dell’aquilana, docente alla Georgetown University
LAURA BENEDETTI Tema della serata un libro dell’aquilana, docente alla Georgetown University

Il  13 settembre 2012, alle 18.30, avrà luogo a Washington presso la sede della National Italian American Foundation (NIAF), la più nota e prestigiosa associazione italo-americana, un incontro con Laura Benedetti, direttrice del dipartimento di italiano della Georgetown University ed autrice di numerosi libri e articoli di critica letteraria. La serata verterà in particolare su The Tigress in the Snow: Motherhood and Literature in Twentieth-Century Italy, un suo volume che esplora come la letteratura abbia contribuito e reagito ai drammatici cambiamenti del concetto di maternità nel Novecento.

Laura Benedetti, con questo suo libro, propone all’attenzione del pubblico anglofono scrittrici italiane spesso trascurate, come Gianna Manzini, Annie Vivanti e Paola Drigo, situandole però in un contesto teorico decisamente internazionale e interdisciplinare, che ne esalta la rilevanza. Ne scaturisce un volume agile ed esauriente al tempo stesso, che fornisce un’ulteriore conferma del ruolo cruciale della letteratura nel dibattito culturale e nell’evoluzione sociale.

Pubblicato nel 2007, The Tigress in the Snow (La tigre nella neve) continua a riscuotere interesse e consensi, come attesta peraltro il Premio Internazionale Flaiano per l’italianistica, conferito a Laura Benedetti nel 2008, a Pescara. L’iniziativa è sponsorizzata dalla National Organization of Italian American Women (NOIAW), associazione che promuove la conoscenza del patrimonio linguistico e culturale italiano attraverso borse di studio e iniziative indirizzate a donne di origine italiana.

Laura Benedetti, aquilana, ha conseguito la laurea con il massimo dei voti all’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma con una tesi su Luigi Pirandello. Ha poi continuato gli studi all’ University of Alberta (Edmonton, Canada), con una tesi di Master sul tema del giardino nella poesia epico-cavalleresca. Questo duplice interesse nel Rinascimento e nella letteratura moderna ha contraddistinto le successive tappe del suo percorso, che l’hanno vista conseguire un dottorato alla Johns Hopkins University (Baltimora, USA) e svolgere per otto anni attività d’insegnamento e di ricerca alla Harvard University (Cambridge, USA). Ha pubblicato diversi volumi di critica letteraria ed articoli, che spaziano dalla letteratura medievale alla produzione narrativa più recente, seguita da vicino per dieci anni quale curatrice della voce “letteratura italiana” per l’Encyclopedia Britannica Year in Review. Il suo volume, The Tigress in the Snow: Motherhood and Literature in Twentieth-Century Italy, ha vinto nel 2008 il Premio Internazionale Flaiano per l’italianistica. Di recente ha pubblicato, la sua traduzione in inglese delle “Esortazioni alle donne e agli altri”, corredata da un ricco apparato critico, che renderà di nuovo accessibile questo raro volume, ultima ed emblematica fatica di Lucrezia Marinella (1571-1653). Nel corso della sua carriera ha organizzato numerosi incontri, seminari e convegni, curando la raccolta e la pubblicazione degli Atti. Prescelta come prima titolare della cattedra in cultura italiana contemporanea intitolata a “Laura e Gaetano De Sole”, Laura Benedetti è attualmente professore ordinario e direttore del dipartimento di italiano presso la Georgetown University (Washington D.C. – Usa).

Goffredo Palmerini

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The Greater Washington, DC Region

The National Organization of Italian American Women

You are cordially invited to attend

An Evening with Laura Benedetti, Ph.D.,

Chair of the Italian Department at Georgetown University

Dr. Benedetti will dicuss her book, The Tigress in the Snow: Motherhood and Literature in Twentieth Century Italy.

The image of the “tigress in the snow,” haunting and iconic, is the figure that frames Laura Benedetti’s research on motherhood in Italy in the twentieth century.  Benedetti derives it from Elsa Morante’s La Storia (1974) where one of the most memorable and tragic mothers of the twentieth century, Ida, is compared to a lonely tigress in the cold, who licks the snow to survive while biting off pieces of herself to feed to her starving cubs.  As Benedetti explains in the introduction, it is an image that merges “authority with self-immolation” and “effectively captures the risks and rewards of motherhood.” Conceptually organized around this figure, The Tigress in the Snow provides a wealth of information and reflections on a very specific yet wide ranging topic and thoroughly engages with the question of what it means to be a mother, or to write about mothers, in Italy.  –From a 2009 review by Silvia Valisa

Thursday, September 13, 2012

6:30pm – 8:30pm

NIAF Building

1860 19th Street, NW – Washington, DC 20009

Gentlemen always welcome. Light refreshments will be served.

NOIAW Members: $5 ~ Non-Members, Friends, and Guests: $10
Undergraduate NOIAW members are complimentary with ID

Click here if you can not attend but would like to contribute to NOIAW’s cultural and educational programs

RSVP by email to noiaw@noiaw.org or call 212-642-2003




Ap – I ricordi di Lino Manocchia Armstrong: Eroe lunare

Ap – I ricordi di Lino Manocchia

Armstrong: Eroe lunare

di Lino Manocchia

Quella bandiera americana, quel piccolo cratere vicino al sito dell’allunaggio dell’Apollo 11 sullo sfon-do lunare che porta il suo nome Neil Armstrong,


quel segno del piede dell’astronauta, quella storica espressione: ”un passo gigantesco dell’Umanità sul misterioso pianeta di nome Luna”,  neppure il tempo riuscirà a cancellare.

I cimeli memorabili, quel famoso “passo” del piede che  il primo essere umano impresse su “sorella Luna” amata da San Francesco, fanno parte della storia del  Pianeta Usa, che un Uomo, schivo e molto chiuso, memorabile pilota, combattente pluridecorato in Corea, di nome Armstrong, “costrui’” scendendo dall’Apollo11, tramandandoli all’Umanità.

Per qualcuno il suo storico “viaggio lunare” sembrò “fantascientifico”, ma la realtà vinse malgrado la modestia dell’ “eroe lunare” della cui impresa parlava  con estenuanti pause. Tanta era la  modestia dello storico trasvolatore spaziale, che all’eta di 82 anni – 43 anni dallo storico viaggio – ci ha lasciato, per “complicazioni in seguito ad operazione cardio-vascolare”. I giornali  lo hanno definito “pioniere per forza”: uomo immensamente più grande di lui. Il collega ed amico Ruggero Orlando, col quale ebbi l’onore di stringere la mano all’eroe dello spazio in una occasione, nella base di Capo Canaveral, descrisse il  pilota nato in una fattoria di Wacoponeta (Ohio) da genitori oriundi tedeschi: “Un burbero benefico, dal cuore di leone”.

Ruggero, un giorno scuotendo il capo mi disse: «Ho descritto a Neil  (Armstrong)  lo strano episodio della trasmissione dello sbarco sulla Luna dai microfoni della Rai.» E scoppiò a ridere.Ruggero, era sovente a Houston e Capo Canaveral (che soleva pronunciare “Capocagnaveral”) dove aveva conoscenze tecniche di valore. Ma l’evento era troppo importante per lasciarselo sfuggire. E alla Rai si parlò di trasmissione dell’arrivo, prima tra tutti ad opera di Tito Stagno il quale era collegato con Houston. Purtroppo però, si  sa, i collegamenti sono una cosa, la presenza sul luogo sono tutta un’altra faccenda!

Durante il periodo di insegnamento presso l’Università di Cincinnati Armstrong  soleva spesso ricordare sorridendo la “battaglia italiana per la Luna”, dettaglio  che Ruggero Orlando apprese bevendoci su un bicchierino di Marsala. Il siculo collega un giorno ebbe a chiedere all’astronauta: ”Comandante, ma lei è un “robot”? Quando si ferma un po’? Dopo una consueta pausa Neil disse semplicemente: «Dopo l’allunaggio dell’Apollo 11, tutto è fermo. Attendiamo novità da Washington.»

Che meraviglioso, questo misterioso personaggio spaziale. che il Presidente Richard Nixon decorò con la “Medaglia Presidenziale of Freedom”. Significativo anche, un passo del discorso pronunciato dal Presidente Obama, che aveva incontrato l’astronauta qualche settimana fa: «Quando Neil mise piede sulla superficie della Luna, per la prima volta, egli portò un “momento di raggiungimento” umano che non sarà mai dimenticato.»

Pensate, chissa, cosa direbbero – se ci fossero – gli abitanti della Luna!?!…




Ap – I ricordi di Lino Manocchia Armstrong: Eroe lunare

Ap – I ricordi di Lino Manocchia

Armstrong: Eroe lunare

di Lino Manocchia

Quella bandiera americana, quel piccolo cratere vicino al sito dell’allunaggio dell’Apollo 11 sullo sfon-do lunare che porta il suo nome Neil Armstrong,


quel segno del piede dell’astronauta, quella storica espressione: ”un passo gigantesco dell’Umanità sul misterioso pianeta di nome Luna”,  neppure il tempo riuscirà a cancellare.

I cimeli memorabili, quel famoso “passo” del piede che  il primo essere umano impresse su “sorella Luna” amata da San Francesco, fanno parte della storia del  Pianeta Usa, che un Uomo, schivo e molto chiuso, memorabile pilota, combattente pluridecorato in Corea, di nome Armstrong, “costrui’” scendendo dall’Apollo11, tramandandoli all’Umanità.

Per qualcuno il suo storico “viaggio lunare” sembrò “fantascientifico”, ma la realtà vinse malgrado la modestia dell’ “eroe lunare” della cui impresa parlava  con estenuanti pause. Tanta era la  modestia dello storico trasvolatore spaziale, che all’eta di 82 anni – 43 anni dallo storico viaggio – ci ha lasciato, per “complicazioni in seguito ad operazione cardio-vascolare”. I giornali  lo hanno definito “pioniere per forza”: uomo immensamente più grande di lui. Il collega ed amico Ruggero Orlando, col quale ebbi l’onore di stringere la mano all’eroe dello spazio in una occasione, nella base di Capo Canaveral, descrisse il  pilota nato in una fattoria di Wacoponeta (Ohio) da genitori oriundi tedeschi: “Un burbero benefico, dal cuore di leone”.

Ruggero, un giorno scuotendo il capo mi disse: «Ho descritto a Neil  (Armstrong)  lo strano episodio della trasmissione dello sbarco sulla Luna dai microfoni della Rai.» E scoppiò a ridere.Ruggero, era sovente a Houston e Capo Canaveral (che soleva pronunciare “Capocagnaveral”) dove aveva conoscenze tecniche di valore. Ma l’evento era troppo importante per lasciarselo sfuggire. E alla Rai si parlò di trasmissione dell’arrivo, prima tra tutti ad opera di Tito Stagno il quale era collegato con Houston. Purtroppo però, si  sa, i collegamenti sono una cosa, la presenza sul luogo sono tutta un’altra faccenda!

Durante il periodo di insegnamento presso l’Università di Cincinnati Armstrong  soleva spesso ricordare sorridendo la “battaglia italiana per la Luna”, dettaglio  che Ruggero Orlando apprese bevendoci su un bicchierino di Marsala. Il siculo collega un giorno ebbe a chiedere all’astronauta: ”Comandante, ma lei è un “robot”? Quando si ferma un po’? Dopo una consueta pausa Neil disse semplicemente: «Dopo l’allunaggio dell’Apollo 11, tutto è fermo. Attendiamo novità da Washington.»

Che meraviglioso, questo misterioso personaggio spaziale. che il Presidente Richard Nixon decorò con la “Medaglia Presidenziale of Freedom”. Significativo anche, un passo del discorso pronunciato dal Presidente Obama, che aveva incontrato l’astronauta qualche settimana fa: «Quando Neil mise piede sulla superficie della Luna, per la prima volta, egli portò un “momento di raggiungimento” umano che non sarà mai dimenticato.»

Pensate, chissa, cosa direbbero – se ci fossero – gli abitanti della Luna!?!…




FOCUS SULL’EMIGRAZIONE ITALIANA AL FESTIVAL DEDICATO A JOHN FANTE Il 25 agosto saranno presentati i saggi “Il voto degli altri”, a cura di Guido Tintori, e “L’Altra Italia” di Goffredo Palmerini

FOCUS SULL’EMIGRAZIONE ITALIANA AL FESTIVAL DEDICATO A JOHN FANTE

Il 25 agosto saranno presentati i saggi “Il voto degli altri”, a cura di Guido Tintori, e “L’Altra Italia” di Goffredo Palmerini

CHIETI – E’ imminente l’apertura  – a Torricella Peligna, dal 24 al 26 agosto – del Festival letterario “Il Dio di mio padre” dedicato a John Fante, quest’anno alla sua settima edizione, con la direzione artistica di Giovanna Di Lello che dell’evento è dall’origine musa ispiratrice ed anima dell’organizzazione. L’importante rassegna letteraria, che va progressivamente crescendo in notorietà e prestigio, sabato 25 agosto, alle ore 11, presenta un interessante focus sull’emigrazione italiana, sugli spunti offerti da due recenti saggi: “Il voto degli altri”, a cura di Guido Tintori (Centro Altreitalie, Rosenberg&Sellier), e “L’Altra Italia” di Goffredo Palmerini (One Group Edizioni). L’incontro con gli autori, e il successivo dibattito, sarà coordinato da Carlo Di Stanislao.

“Il voto degli altri”, con sottotitolo Rappresentanza e scelte elettorali degli italiani all’estero, reca la prefazione di Maddalena Tirabassi e una presentazione di Guido Tintori, che è anche il curatore del volume. Il libro collettaneo contiene 7 interessanti contributi di studiosi ed esperti (Michele Colucci, Eugenio Balsamo, Anna Consonni, Stefano Luconi, Francesco Tarantino, Simone Battiston – Bruno Mascitelli, Guido Tintori) che danno un quadro assai chiaro ed esaustivo sul voto degli italiani all’estero, sulla legislazione relativa, sull’organizzazione della rappresentanza delle comunità italiane, con un approfondimento per continente dell’espressione del voto, sulle problematiche emerse con l’introduzione, con legge del 2001, del voto per gli italiani all’estero.

“L’Altra Italia” di Goffredo Palmerini porta la prefazione di Laura Benedetti, direttore del Dipartimenti di Studi italiani alla Georgetown University di Washington (Usa), ed una presentazione di Giuseppe Della Noce, segretario generale della Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero (Fusie). E’ una selezione di scritti e articoli, pubblicati su numerose testate giornalistiche in Italia e all’estero, tenuti da un filo rosso che congiunge le comunità italiane nel mondo, con le loro punte d’eccellenza, con un’Italia dentro i confini spesso distratta e non del tutto consapevole delle grandi risorse intellettuali ed umane dell’altra Italia, quei 60 milioni d’italiani oltreconfine. Numerosi e prestigiosi gli ospiti del Festival, tra cui Masolino e Caterina D’Amico, Igiaba Scego, Federico Moccia, Sandro Veronesi, Vinicio Capossela e l’attore italoamericano Ray Abruzzo. Presente inoltre Dan Fante, figlio secondogenito del grande scrittore italoamericano e romanziere di successo egli stesso.

Questi gli appuntamenti nei tre giorni del Festival. VENERDÌ’ 24 AGOSTO, alle 10:45, presentazione della tesi di laurea di Valentina Di Marino “Il linguaggio letterario di John Fante” (Università di Chieti); alle 11:30 presentazione del volume “Le giostre sono per gli scemi” (Rizzoli, 2011) di Barbara Di Gregorio, vincitrice del Premio “John Fante Opera Prima Abruzzo”; ore 16:00 presentazione dei libri dei finalisti del Premio “John Fante Opera Prima”: Francesco Targhetta, “Perciò veniamo bene nelle fotografie” (ISBN, 2012), Donatella Di Pietrantonio, “Mia madre è un fiume” (Elliot , 2011), Giuseppe Di Piazza, “I quattro canti di Palermo” (Bompiani, 2012), con la partecipazione di Francesco Durante (Università Suor Orsola Benincasa, Napoli), Masolino D’Amico (Università di Roma Tre,) e del giornalista Oscar Buonamano; ore 18:30 cerimonia di consegna del Premio “John Fante Opera Prima”, con i finalisti Francesco Targhetta, Donatella Di Pietrantonio e Giuseppe Di Piazza, con Barbara Di Gregorio (vincitrice del Premio sezione Opera Prima Abruzzo) e Patrizia Di Donato (Menzione particolare sezione John Fante Opera prima Abruzzo per “La Neve in tasca”, Duende, 2011). Presente alla cerimonia, oltre alla Giuria, Dan Fante. Alle ore 21:30 “Omaggio alla Famiglia D’Amico”, con proiezione del film tv “Viaggio nel continente” (1968) di Luigi Filippo D’Amico, prodotto da Marcello D’Amico, con Paola Pitagora e Lando Buzzanca, tratto dalle novelle “La Balia” e “Lumìe di Sicilia” di Luigi Pirandello. Introducono Masolino D’Amico (Università di Roma Tre) e Caterina D’Amico (direttore Casa del Cinema, Roma).

SABATO 25 AGOSTO, alle ore 11:00 focus sull’Emigrazione Italiana con la presentazione dei saggi “Il voto degli altri”, a cura di Guido Tintori (Centro Altreitalie, Rosenberg&Sellier, 2012), e “L’Altra Italia” di Goffredo Palmerini (One Group Edizioni, 2011). Modera Modera Carlo Di Stanislao. Alle ore 16:00 “Donne in Thriller”, presentazione dei romanzi “Esecuzionedi Angela Capobianchi (Piemme, 2011) e “La pauradi Francesca Bertuzzi (Newton Compton, 2012). Modera Maria Rosaria La Morgia, giornalista Rai. Alle ore 17:45 Lectio magistralis “John Fante ed io” di Sandro Veronesi. Alle 21:30 Reading musicale della Compagnia della Polvere, con Alessio Romano e Christian Carano. Alle 22:30 Reading musicale in omaggio a John Fante, con Sandro Veronesi e Vinicio Capossela. Letture in lingua originale di Dan Fante e Ray Abruzzo.

DOMENICA 26 AGOSTO, alle ore 11:00 Passeggiata Fantiana, tour nel centro storico di Torricella Peligna sulle tracce di Nick, padre di John Fante, guidato da Antonio Di Renzo, esperto di storia e cultura locale. Alle ore 16:00 presentazione tesi di laurea: Ugo Russo, “L’importante è viaggiare: Elio Vittorini traduttore di John Fante” (Scuola Normale Superiore di Lyon, Francia); Alessia Forgione, “John Fante e il personaggio Arturo Bandini. L’autobiografia

nella letteratura d’emigrazione”, (Università La Sapienza, Roma); Valentina Maltese, “Like father, like son: John Fante Vs. Nick Fante, storia di un asimmetrico parallelismo” (Università di Bologna). Coordina Giovanna Di Lello, direttore artistico del Festival “Il Dio di mio padre”. Alle ore 17:00 “In between, Vivere tra due mondi”, la scrittrice italo-somala Igiaba Scego si racconta. Presenta Francesco Durante. Ore 18:30, Federico Moccia (sindaco di Rosello) presenta il suo romanzo “L’uomo che non voleva amare” (Rizzoli, 2012), con Simone D’Alessandro, dottore di ricerca in scienze sociali. Alle ore 21:30, proiezione del film tv “Sicilia amara” (1968) di Luigi Filippo D’Amico, prodotto da Marcello D’Amico, con Salvo Randone, Turi Ferro, Guido Leontini, tratto dai racconti di Luigi Pirandello “La cattura” e “La lega disciolta”. Alle ore 23:00 “Full of life, Letture nella notte: nel 60° anniversario della pubblicazione del romanzo di John Fante, reading in lingua originale di Dan Fante Ray Abruzzo, in italiano dell’attore Domenico Galasso e dei suoi allievi del laboratorio di lettura interpretativa “Il respiro della scrittura”, e di tutti quelli che vogliono rendere omaggio a “Full of Life”.

Qualche annotazione, infine, su Torricella Peligna. Bel borgo di 1500 abitanti posto in posizione elevata sul crinale tra le valli dei fiumi Sangro ed Aventino, si fa risalire la sua fondazione, secondo una tradizione orale, ad opera di esuli di Juvanum, cittadina romana sita nei pressi dell’attuale Montenerodomo. Tuttavia le prime fonti certe l’accreditano all’ XI secolo, nel 1060, quando Papa Niccolò II dona ai Benedettini delle Isole Tremiti metà d’un castello situato nel territorio di Torricella. Diventa poi feudo degli Orsini e di altri feudatari, nei secoli successivi. Il paese fu distrutto durante la seconda guerra mondiale. A Torricella Peligna, oltre a Nicola (Nick) Fante, emigrato negli Stati Uniti e padre dello scrittore John Fante, sono nati Ettore Troilo (1898 – Roma, 1974), fondatore e Comandante della Brigata Maiella, il primo reparto di Volontari partigiani costituito nel dicembre 1943 e l’unico decorato di Medaglia d’oro al Valor militare, che combatterà contro i nazifascisti in Abruzzo e in nord Italia. Ettore Troilo, dopo la Liberazione, sarà per breve tempo Prefetto di Milano. Originario di Torricella anche il padre di Silvio D’Amico, giornalista e critico teatrale cui si deve la teorizzazione della professione di regista, al quale è intitolata la più prestigiosa scuola di recitazione d’Italia, l’Accademia d’Arte Drammatica, da lui stesso fondata. La famiglia D’Amico ha poi dato alla cultura italiana numerose personalità. Originaria di Torricella Peligna anche la famiglia del famoso musicista siciliano Vincenzo Bellini. Il nonno del compositore, Vincenzo Tobia Bellini, nacque infatti a Torricella per poi trasferirsi a Catania dove svolse la professione di Maestro di Cappella e di stimato musicista.




Argentina. “Pedalando” di Alejandra Daguerre *

“Pedalando”

di Alejandra Daguerre *

Ogni tanto vengo sorpresa da alcuni dei bellissimi ricordi che ho della mia infanzia, di quei pomeriggi interminabili passati a giocare con i miei vicini di casa —amici da sempre— e delle passeggiate in bicicletta. Da bambina mi piaceva molto andare in bici. Inforcare il mezzo a due ruote (senza rotelle) mi aveva dato un certo status: non solo mi sentivo grande e indipendente, ma il “cordone ombelicale” si era esteso, allargandosi fino a qualche isolato più in là.

Possedere un mezzo di trasporto proprio a 8 o 9 anni non era una cosa da nulla. Mi aveva dato i primi strumenti per imparare a ritracciare la rotta su due piedi: i forti venti contrari, il caldo opprimente del sole pomeridiano, le condizioni del terreno (dopo un acquazzone era meraviglioso portare la bici nel fango) e, comunque, mi aiutava a partecipare attivamente alle mie prime “iniziative di gruppo”: la responsabilità di dare un passaggio a qualche amica o di portare la più esile della banda seduta sul manubrio… avventure epiche!

La mia bicicletta non era nuova, era stata il veicolo delle mie sorelle e —ad essere onesti— era un po’ un catorcio. Sognavo in silenzio di averne una nuova, una come quelle delle pubblicità in TV, e così scelsi con grande cura ed entusiasmo il numero della lotteria del club che aveva un primo premio molto speciale: una bici con l’immagine di Wonder Woman.

Ovviamente non vinsi la lotteria e non si materializzò la bici dei miei sogni. Venni presa dalla frustrazione e un giorno, tornando a casa, un piccolo difetto meccanico del mio veicolo fece esplodere ciò che oggi definirei senza esagerazione come un “episodio furioso”. Urla, grida, calci, rabbia… tutto quello che avevo a portata di mano per far sapere ai miei genitori (che identificavo chiaramente con la direzione generale del mondo) che volevo una bicicletta nuova fiammante, moderna, con tutti gli accessori… insomma, un gioiello su due ruote.

I miei genitori mi stettero a sentire e mi domandarono perché non avevo mai parlato della bicicletta dei miei sogni. Capii all’improvviso che loro erano al di fuori del potere del mio desiderio e che non avevo ottenuto ciò che desideravo semplicemente perché non l’avevo chiesto; non avevo concentrato la mia volontà nel posto giusto … e avevo subito un NO che io stessa avevo provocato.

Lasciando da parte i capricci, quante volte ci diciamo di NO boicottando i nostri legittimi desideri? Quante volte soffriamo in solitudine un’impossibilità “autoimposta”? Quante volte ci colmiamo di rabbia e risentimento invano, solo perché non abbiamo il coraggio di mettere chiaramente in evidenza ciò che vogliamo? Quante volte rimaniamo in attesa che gli altri decodifichino e compiacciano i nostri desideri? Quante volte rimaniamo bloccati nella richiesta?

Quante domande…

Adesso che non sono più una bambina mi rendo conto che posso avere desideri (è perfettamente lecito!) e raggiungere un accordo con le mie ambizioni come adulta.

Cerco di non “pedalare i miei desideri”, e mi rendo conto che quando lo faccio qualcosa in me sprigiona tanta felicità e vibra a frequenza così elevata e amplificata che non ho più bisogno di ricevere una bici nuova per sentirmi Wonder Woman.

*psicologa e psicoterapeuta in Buenos Aires




Libia. Cooperazione sanitaria Italia-Libia, intervista a Massimiliano Iannuzzi Mungo: “Molti feriti libici si sono sacrificati per un ideale di libertà”

Cooperazione sanitaria Italia-Libia, intervista a Massimiliano Iannuzzi Mungo:
“Molti feriti libici si sono sacrificati per un ideale di libertà”

Due settimane fa una delegazione medica multispecialistica si è recata in Libia per visitare alcuni ospedali dove si avvierà una collaborazione tra i medici italiani e libici per la cura dei feriti della recente guerra e lo sviluppo della formazione medica nell’ambito di un ampio programma di cooperazione sanitaria per l’aggiornamento clinico e le nuove tecnologie. Il tutto ufficializzato nella nascita di un’associazione ad hoc che farà riferimento alla clinica romana Villa Pia di cuiabbiamo intervistato il primario chirurgo Dr. Massimiliano Iannuzzi Mungo, che si occuperà di organizzare la formazione medica tra i due Paesi, sviluppare programmi di prevenzione clinica e linee guida congiunte per i trattamenti terapeutici, organizzare congressi medici e corsi di aggiornamento.
Quando ha avuto inizio la cooperazione sanitaria con la Libia?
La collaborazione sanitaria per i feriti della guerra in Libia è iniziata per quanto mi riguarda nell’ottobre 2011 quando sono stato chiamato per un caso molto complicato di un paziente che era giunto in Italia in condizioni gravissime e che poi ho sottoposto ad intervento chirurgico  e successivamente dimesso dopo due mesi di degenza. La collaborazione sanitaria italiana per i feriti della rivoluzione libica è iniziata alcuni mesi prima durante nell’ambito di un programma di collaborazione ed assistenza tra l’Italia ed il nuovo governo provvisorio libico.

A livello diplomatico ci sono state delle perplessità al riguardo?
Per quanto mi risulta a livello diplomatico non ci dovrebbero essere state particolari problematiche rientrando l’assistenza medica in un rapporto ufficiale di collaborazione tra l’Italia e la Libia.

E delle polemiche dell’Unhcr accese durante la Giornata Mondiale del Rifugiato che pensa?
Nel merito specifico dei malati libici che noi trattiamo la loro figura non mi risulta che sia quella dei rifugiati ma giungono alla nostra osservazione con regolare visto d’ingresso in Italia per poi ritornare in patria appena terminate le cure senza assumere la figura del rifugiato anzi molti di essi hanno fretta di rientrare proprio perché vogliono collaborare per la rinascita del Paese per cui hanno combattuto.

Personalmente da che cosa è stato spinto fino al punto da mettersi in prima linea nel curare i feriti di guerra?
Personalmente dopo il primo caso che ho trattato mi sono stati presentati ulteriori casi di feriti e non solo combattenti ma anche bambini che purtroppo in caso di guerra sono le vittime più innocenti e indifese e penso che sia un dovere non solo professionale ma anche umano rendersi disponibile. In particolare venendo a contatto con i pazienti libici ho potuto apprezzare la loro grande volontà di cambiamento per il futuro del loro Paese che li ha portati anche a sacrificarsi per un ideale di libertà, inoltre dal punto di vista interpersonale si è creato un rapporto di stima e fiducia con molti di loro che prosegue anche dopo il periodo di cura.

Su che cosa s’incontrano particolarmente le professionalità mediche libiche e italiane?
Tutti i pazienti libici sono seguiti anche da medici libici presenti in Italia con i quali si discutono i casi e le scelte terapeutiche potendo apprezzare le professionalità dei colleghi libici. In particolare nel nostro reparto presso al Clinica Villa Pia dove negli ultimi mesi molti pazienti sono stati curati nelle varie branche specialistiche (chirurgia generale, plastica, urologia, medicina interna, ecc.) abbiamo la stretta collaborazione del coordinatore dei medici libici in Italia il dr. Nasserdin Ezitouni, chirurgo generale, di cui apprezziamo la serietà professionale e la costante presenza in reparto. Posso quindi confermare che il livello di preparazione dei colleghi libici è assolutamente di elevato livello clinico.

Al di là della lodevole e specifica iniziativa, a livello medico i rapporti fra Tripoli e Roma continueranno? su quale aspetto?
Proprio dai tanti punti in comune sia professionali che umani che si sono stabiliti dal rapporto di collaborazione tra i medici italiani e libici si stanno sviluppando molte iniziative di collaborazione proiettate al futuro tra questa possiamo evidenziare che è intento comune programmare nel futuro dei rapporti di collaborazione sanitaria un’attività di tipo scientifico che dovrà spaziare dalla organizzazione di corsi di formazione per i medici libici da effettuarsi sia in Libia che in Italia, organizzare progetti di ricerca comuni, progetti di tele medicina, così come è in programma di organizzare un primo congresso medico multi specialistico in Libia entro l’anno. Proprio per sviluppare questi rapporti di tipo scientifico e formativo abbiamo ricevuto recentemente la visita del Presidente dell’Ordine dei Medici Libico Dr. Mohamed Alghouj che nell’ambito dei suoi incontri nel nostro Paese ha anche visitato il nostro reparto deidicato ai pazienti Libici a Villa Pia ed in questa occasione ha incontrato anche il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma dr. Lala con il quale ha avviato un ampio programma di collaborazione. Una nostra delegazione medica in Libia ha preso ulteriori contatti con le strutture sanitarie libiche ed avviare rapidamente la collaborazione clinico scientifica tra i due Paesi.

In base a questa esperienza così particolare, crede che i medici italiani sono nella loro formazione mentalmente proiettati e preparati verso una dimensione internazionale, fuori dai propri confini?
I medici italiani sono sicuramente proiettati a collaborazioni mediche internazionali e tante esperienze sono note nei confronti di paesi in via di sviluppo e tante assistenze umanitarie vengono messe in atto proprio dai medici italiani. Giovanni Zambito.




“IL DIO DI MIO PADRE”, DAL 24 AL 26 AGOSTO A TORRICELLA PELIGNA

“IL DIO DI MIO PADRE”, DAL 24 AL 26 AGOSTO A TORRICELLA PELIGNA

Full of life 1952-2012. A 60 anni dalla pubblicazione, il Festival letterario dedicato a John Fante rende omaggio al romanzo più autobiografico che consacrò il successo dello scrittore. Tra gli ospiti, Sandro Veronesi e Vinicio Capossela

CHIETI – Dal 24 al 26 agosto 2012 a Torricella Peligna, in provincia di Chieti, paese di origine del padre Nick Fante, si svolgerà la settima edizione del Festival letterarioIl Dio di mio padre” dedicato a John Fante. Numerosi  gli incontri e i dibattiti incentrati sulla figura e sull’opera dello scrittore e sceneggiatore, grazie alla presenza del figlio Dan Fante e prestigiosi ospiti tra cui Masolino eCaterina D’AmicoIgiaba ScegoFederico Moccia e l’attore italoamericano Ray Abruzzo.

Sandro Veronesi, grande estimatore di John Fante, sabato 25 agosto terrà, nel pomeriggio, una lectio magistralis sullo scrittore e, la sera, un reading di brani delle opere fantiane con la straordinaria partecipazione di Vinicio Capossela, riecheggiando la celebre puntata di Magazzini Einstein in onda su Rai3 nel 1997, dove i due convinti fantiani intrapresero un viaggio in auto verso Torricella Peligna alla scoperta dei luoghi d’origine della famiglia dello scrittore e del suo immaginario letterario.

Il Festival è organizzato dal Comune di Torricella Peligna e diretto da Giovanna Di Lello, giornalista e filmaker abruzzese, con il coordinamento tecnico della ProLoco di Torricella Peligna. L’universo letterario dei giovani e degli scrittori esordienti è sempre stato al centro  del Festival. E non è un caso, visto che il personaggio fantiano per eccellenza è Arturo Bandini, un giovane aspirante scrittore in cerca di successo nella Los Angeles degli anni Quaranta del secolo scorso. Far conoscere al nostro pubblico i protagonisti del panorama letterario italiano è un altro degli obbiettivi della manifestazione, così come favorire i talenti artistici della nostra regione.

Come per le passate edizioni, momento fondamentale del Festival sarà infatti il Premio letterario John Fante che quest’anno, oltre la categoria “John Fante Opera prima” rivolto a scrittori esordienti, ha inserito anche la categoria “John Fante Abruzzo” per opere prime e seconde che abbiano un legame con l’Abruzzo, conferendo la vittoria a Barbara Di Gregorio con “Le giostre sono per gli scemi” (Rizzoli, 2011). Una menzione particolare per Patrizia Di Donato con “La neve in tasca” (Edizioni Duende, 2011).

La giuria tecnica del Premio, composta dal presidente Francesco DuranteMasolino D’Amico ed Emanuele Trevi, con l’ingresso diMario Cimini per la categoria Abruzzo, ha scelto inoltre i tre finalisti del Premio John Fante Opera prima di questa edizione: Francesco Targhetta, “Perciò veniamo bene nelle fotografie” (ISBN, 2012), Donatella Di Pietrantonio, “Mia madre è un fiume” (Elliot, 2011),Giuseppe Di Piazza, “I quattro canti di Palermo” (Bompiani, 2012), che verranno presentati al festival per eleggere il vincitore dell’edizione 2012.

Durante il festival verranno presentati inoltre i libri “Esecuzione” di Angela Capobianchi e “La paura” di Francesca Bertuzzi, scrittrici entrambe di origine abruzzese. Un omaggio a Full of life concluderà il festival domenica 26 agosto, con l’appuntamento “Letture nella notte”, un reading del romanzo a cui tutti gli appassionati saranno invitati a partecipare dopo l’incipit in lingua originale diDan FanteRay Abruzzo. La lunga notte in cui si leggerà integralmente il romanzo alternando le voci al leggio è a cura di Domenico Galasso che, durante il festival, curerà “Il respiro della scrittura, laboratorio di lettura interpretativa.

Per valorizzare il patrimonio culturale degli italiani nel mondo, di cui John Fante è parte integrante, il festival dedica ogni anno momenti di approfondimento sulla cultura italoamericana, italo-europea e più ingenerale italo-straniera. A caratterizzare la manifestazione è però anche la sua prospettiva transnazionale e interculturale, che privilegia l’indagine sulle contaminazioni culturali e l’incontro tra mondi diversi.

Il festival ha sempre inteso sostenere e promuovere lo sviluppo culturale, turistico ed economico dell’entroterra abruzzese e dei piccoli centri del Sangro-Aventino, accendendo su queste zone i riflettori dei grandi eventi culturali. Questo per far conoscere ad un pubblico sempre più vasto le ricchezze culturali, paesaggistiche, culinarie ed artigianali della zona orientale della Maiella e dell’Abruzzo in generale. Si allega il programma completo per maggiori dettagli sugli appuntamenti.


www.johnfante.org

Festival letterario “Il Dio di mio padre” dedicato a John Fante

http://twitter.com/#!/FestivalFante




III EDIZIONE FESTA DELL’EMIGRANTE PREMIO “LA VALIGIA DI CARTONE” AL FILM PANE E CIOCCOLATA

11 AGOSTO 2012

III EDIZIONE FESTA DELL’EMIGRANTE

PREMIO “LA VALIGIA DI CARTONE” AL FILM  PANE E CIOCCOLATA

Il riconoscimento sarà consegnato a Maurizio Lodi Fè produttore del film.

Il riconoscimento sarà assegnato sabato 11 agosto dall’Amministrazione Comunale di Castel del Monte (AQ), durante il convegno “Emigrazione tra letteratura e cinematografia” che fa parte del cartellone della III edizione della Festa dell’Emigrante.

Dopo le prime due edizioni dedicate alle foto, ai racconti, ai ricordi,  alle poesie ed agli interventi degli emigranti locali quest’anno la manifestazione assumerà un connotato più ampio. Le testimonianze passeranno la parola all’opera di scrittori, autori e registi che tanto magistralmente  hanno raccontato e rappresentato sul tema dell’emigrazione.

Il programma si aprirà alle ore 10, presso il Centro Polifunzionale “Scuole 4 Novembre” con la mostra di foto e quadri dell’artista Meo Carbone. Nel  teatro comunale, verranno proiettati il Film “Pane e cioccolata” con conseguente riconoscimento e premio dedicato, nonché il filmato “Monongah” di Silvano Console che interverrà personalmente al convegno.

Quando le immagini non bastano, allora c’è bisogno delle parole che rendono più intimo e al contempo immediato il   racconto che si confonde con il ricordo.

Per la sensibilità mostrata verso il fenomeno dell’emigrazione verranno consegnati riconoscimenti  al il Prof. Rocco Paternostro dell’Università “La Sapienza” di Roma ed autore de:”La letteratura italiana dell’Emigrazione”;  il Dott. Maurilio  Di Giangregorio,  storico;nonché il Dott. Generoso D’Agnese, giornalista de “America Oggi” edito a New York .

Insieme al moderatore Geremia Mancini, segretario confederale UGL, interverrà il Direttore IRES Abruzzo CGIL, Dott. Antonio D’Orazio autore de:”L’Umanità sepolta” e per gli interventi istituzionali il Presidente del Consiglio Regionale Abruzzo, Dott. Nazario Pagano, il Sindaco del Comune di Castel Del Monte Luciano Mucciante  e l’Assessore alla Cultura Caterina Bernardoni Verrà in quella sede ricordata la figura di Luciano di Lello, calzolaio- inventore del casco,nato a Villa Santa Maria (CH).

“LA VALIGIA DEL MINATORE” 2012