III Premio Annino Di Giacinto per il contributo alla crescita di Teramo

III Premio Annino Di Giacinto

per il contributo alla crescita di Teramo

Lunedì 21 novembre 2011, alle ore 11.30, nella Sala Consiliare del Comune di Teramo, si svolgerà la conferenza stampa di presentazione della III edizione del “Premio Annino Di Giacinto per il contributo alla crescita di Teramo”.




SABATO 26 NOVEMBRE ORE 21 Interessante serata filosofica con proiezioni, spiegazioni e forum finale. Ingresso gratuito.

SABATO 26 NOVEMBRE ORE 21 Interessante serata filosofica con proiezioni, spiegazioni e forum finale. Ingresso gratuito.
FILOSOFIA DEL CAMBIAMENTO. Eraclito alla luce del pensiero
di G.I. Gurdjieff.
Andrea De Leo laureato in filosofia all’Università degli Studi di Urbino e specializzato in Filosofia Orientale e Psicologia Transpersonale, ha scritto numerosi saggi, tra i quali Il dialogo socratico come strumento per la conoscenza di sé, tema che è stato oggetto della sua tesi di laurea. Opera come Counselor Filosofico e, alla luce delle esperienze compiute, ha sviluppato un metodo di lavoro Psicagogico personale in cui integra varie forme di meditazione tratte dalla Psicologia Transpersonale, dalla Filosofia Antica, dalla Gnosi e del Training Autogeno.
Presenta la serata la Professoressa Dalia Collevecchio. Docente in Filosofia e scrittrice.


DOMENICA 27 NOVEMBRE. ORE 19

Costantino Di Sante presenta “Dizionario del Risorgimento” 1861/2011
Cronologia, Costituzioni, luoghi, protagonisti, simboli e movimenti dell’Unita d’Italia.
Costantino Di Sante e nato a Teramo, è ricercatore presso l’Università degli studi di Teramo e fa parte del direttivo dell’Istituto provinciale per la storia del movimento di liberazione delle Marche. Ha pubblicato L’internamento civile nell’ascolano e nel campo di concentramento di Servigliano 1940-1944 (1998) e I campi di concentramento in Italia. Dall’internamento alla deportazione (2001). Ha curato diverse esposizioni storico-documentarie, tra cui nel 2000 la mostra I campi di concentramento in Abruzzo 1940-1944. “Nei campi di Tito” Soldati, deportati e prigionieri di guerra italiani in Jugoslavia (1941-1952) , ha pubblicato presso l’editore veronese Ombre corte “Italiani senza onore” i crimini in Jugoslavia e i processi negati 1941/1951.
Presentazione a cura del Prof. Antonio Di Felice (già direttore del liceo Classico Saffo di Roseto, socio della Deputazione di Storia Patria e Presidente dell’Ass. Università della terza età)





Giulianova. Eventi al Circolo virtuoso Il nome della Rosa Giulianova Alta, Via Gramsci 46/a

Circolo virtuoso Il nome della Rosa
Giulianova Alta, Via Gramsci 46/a

Info Line 338/9727534

Controlla tutte le news sul nostro sito
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Sempre sorriso
Chico, Lucrezia, Marisa, Paolo, Rosa & Roberto

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Venerdì 18 novembre ORE 21,30
POESIA
“INFERNO E PARADISO. OLTRE LE PORTE DELLA PERCEZIONE”
Non si arriva al Cielo se non attraversando l’Inferno

Marco RICCHIONI (Voce recitante e ideazione)
Gionni DI CLEMENTE (Chitarre)
Danilo DI PAOLONICOLA (Fisarmonica)

“Solo nella tradizione è il mio amore”, ha scritto Pier Paolo Pasolini ed è proprio facendo ricorso alla grande tradizione poetico-letteraria rappresentata da poeti quali William Blake, Arthur Rimbaud ed altri che l’autore si propone di illustrare i sentimenti dell’uomo nel suo spasmodico tentativo di dare una risposta alle ataviche domande esistenziali…

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Domenica 20 giornata “ricca” caratterizzata dal ritorno di Luca Leone (Srebrenica e Bosnia Express presentati negli anni precedenti) e da un filo conduttore di eventi. Si parte dall’ora di pranzo fuori dal Circolo:

Casa editrice
INFINITO EDIZIONI
Presso Ristorante “La Barrique”
Via Montezebio, 4 a Giulianova (TE)
Domenica 20 novembre ORE 13,00
“A PRANZO CON L’AUTORE”
L’incontro è con Luca Leone, editore, giornalista e saggista, che prendendo spunto dal suo racconto “Enzo”, vincitore del premio Calici di Parole, disquisirà con i presenti di vino, vendemmie, anni ’80 e ’90, storie di guerra e di pace…
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Alle 17,30 si torna nei nostri locali per incontrare Luca e presentare la sua ultima fatica e, successivamente, per visionare un interessante “corto” di un regista bosniaco su Srebrenica:

Domenica 20 novembre ORE 17,30
SAGGISTICA
“SALUTI DA SARAJEVO”
Nuova vita e contraddizioni di una capitale che rinasce
Incontro con: Luca LEONE
Presenta: Roberto DI GIOVANNANTONIO
Saluti da Sarajevo è un omaggio a una città stupenda, straziata fin nel profondo dell’anima dalla barbarie della guerra ma, ciò nonostante, ineguagliabile per la sua capacità di accogliere e di stupire…
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Per non farci mancare nulla alle 19,00 inauguriamo una mostra fotografica su Sarajevo e Mostar di un giovane fotografo giuliese

Domenica novembre ORE 19,00
VERNISSAGE MOSTRA FOTOGRAFICA
“SARAJEVO, MOSTAR: POSSIBILI PERCORSI, LE MAPPE, LE MEMORIE, L’AIUTO DEGLI ALTRI”
Incontro con: Stefano LILLA
A cura di: Ilenia SCARABESCHI
“Possibili percorsi, le mappe, le memorie, l’aiuto degli altri ” , frase tratta dal testo della canzone dei C.S.I. “Cupe Vampe”, sintetizza l’indagine fotografica proposta dal fotografo e video maker Stefano Lilla in occasione della presentazione del libro di Luca Leone ” Saluti da Sarajevo”…

http://www.ilnomedellarosa.com/schedanews.php?id=680

Durante il pomeriggio presente il banchetto di Amnesty impegnata, da sempre, nei Balcani e già patrocinante del precedente libro di Luca Leone (Bosnia Express)

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In mostra sino al 15 dicembre le opere dello scultore ed artista Giuliano Lamolinara (Sinergie)

http://www.ilnomedellarosa.com/dettFoto.php?id=100

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In vendita presso il Circolo il libro “DECIDERE” di Luigi Lamonica al prezzo speciale di € 20 (prezzo di copertina € 22).

http://www.ilnomedellarosa.com/schedanews.php?id=670

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Massaggio in poltrona con il metodo Tras (Chair Massage)
A cura di: Taki PICCIONI

Mancanza di tempo, crisi economica e non disposizione a spogliarsi sono alcuni tra i principali motivi che portano alcuni soggetti a rinunciare ai piaceri del massaggio, risulta evidente quindi, che un trattamento breve, economico, che non richieda di spogliarsi e sia ugualmente efficace stia sempre più prendendo piede…

http://www.ilnomedellarosa.com/schedanews.php?id=682

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“Concerto Antirazzista PeneNegro”nel Circolo Culturale Officine Indipendenti di Teramo

Concerto Antirazzista PeneNegro”nel Circolo Culturale Officine Indipendenti di Teramo

Nel giorno Venerdì 18 Novembre alle ore 22,00 presso il Circolo Culturale l’Officina, Corso Porta Romana n°79 Teramo, sede sociale dell’associazione Officine Indipendenti si svolgerà la il Concerto Antirazzista “PeneNegro” spettacolo di Teatro-Canzone di Maksim Cristan e Daria Spada,

, per altro i più rappresentativi di uno spirito europeista quanto mai necessario in questo momento”

testi Pier Paolo Pasolini, Giorgio Gaber, Stefano Benni, Maksim Cristan

musiche, chitarra, fisarmonica e voce Maksim Cristan

voce , theremin e fisarmonica Daria Spada

Suonano, cantano, recitano, scambiano i ruoli. Scrittore “barbone” Maksim Cristan e cantante “lirica” Daria Spada fusi in MCCS per provocare le coscienze a 360 gradi sul tema della discriminazione. Uno spettacolo di teatro canzone che alterna momenti narrativi a brani musicali, il grottesco al riflessivo. I testi dei maestri che hanno fatto innamorare lo straniero Cristan della cultura italiana si intrecciano con brani musicali inediti contenuti nel nuovo cd antirazzista “Peñenegro”, spaziando dal canto lirico al canto etnico,dal pop al cantautorale.

Dopo i precedenti progetti Fanculopensiero (2007), Reading Anna Politkovskaja (2008), Quante storie per una Berlino (2009), Lontano da casa ogni posto è la tua casa (2010-2011), un nuovo spettacolo per la stagione 2012: Peñenegro, concerto antirazzista (perché ce n’è bisogno), in una stagione travagliata per tutte le “razze”.

Se i tempi non chiedono la tua parte migliore, inventa altri tempi (Stefano Benni)

alcuni ascolti disponibili qui http://www.youtube.com/user/cristanconlaspada

Maksim Cristan, scrittore, autore teatrale, immigrato in Italia nel 2001, fino al 2006 ha vissuto da clandestino come scrittore di strada. Vive a Pola, Zagabria, Milano, Lecce, Bari e Berlino.

Ha pubblicato il romanzo “Fanculopensiero”, Feltrinelli, 2007. Scrive per il settimanale “Internazionale”.

E’ autore della commedia “Chi sono”, in scena nel Tyatrom Theater di Berlino; collabora allo spettacolo teatrale “Fanculopensiero-stanza 521” prodotto dal teatro Cerchio di Gesso, Foggia. Dal 2006 compone e interpreta concerti a sfondo sociale, in collaborazione con vari musicisti italiani. Già ospite di Rai tv, La 7 tv, Sky tv; a marzo ospite del programma Fahrenheit di radio 3 per una settimana.

Daria Spada, cantante lirica, si forma come cantante lirica al Conservatorio Verdi di Torino. Si occupa di arte civile presso l’Istituto Penitenziario Minorile Fornelli di Bari. Partecipa a diversi progetti in ambito musicale, teatrale e performativo.




IL GRUPPO SELEX LANCIA UNA NUOVA LINEA DI VINI

IL GRUPPO SELEX LANCIA UNA NUOVA LINEA DI VINI

(Trezzano s/N, Milano, 16 novembre 2011) –Il Gruppo distributivo Selex  lancia la sua nuova linea di vini “Le Vie dell’Uva”, che sarà in distribuzione nei punti vendita da questo mese. Una selezione di 28 etichette rappresentative delle principali zone vocate della Penisola. I vini della nuova linea si collocano prevalentemente nella fascia compresa tra 3 e 5 euro, ma sono presenti anche etichette che arrivano a 8-9 euro (foto in allegato).

Le 28 etichette di “Le Vie dell’Uva” vanno dai grandi piemontesi, come Barbera docg e Barolo docg ai nobili friulani e trentini, Pinot, Merlot, Muller Thurgau doc e Gewurtztraminer doc, ai veneti Chardonnay e Prosecco, ai toscani Chianti docg, Morellino di Scansano docg e Sangiovese doc, fino agli emergenti del Sud, i campani Aglianico e Falanghina, i pugliesi Negroamaro, Rosato del Salento e Primitivo. E i vini delle isole: il Vermentino di Sardegna, e dalla Sicilia Nero D’Avola, Grillo e Sirah.

Più che una linea di vini – spiega Luca Vaccaro, responsabile Marche Commerciali Selex volevamo creare un fil rouge che unisse etichette con precise caratteristiche qualitative, accomunate da una grafica distintiva e facilmente riconoscibile sullo scaffale”. Insomma, un “family feeling” per dare una mano a chi si avventura, magari per la prima volta, nella scelta di una buona bottiglia. Come testimoniano le ricerche di mercato, l’acquisto di vino è infatti vissuto dal consumatore in modo problematico, vista l’abbondanza dell’offerta e la confusione sul fronte dei prezzi. L’obiettivo principale di Selex è quello di proporre il miglior rapporto qualità-prezzo.

“Abbiamo lavorato più di un anno per dar vita a una selezione ponderata che presidi questo range di prezzo con vini di qualità che reggono bene il confronto con etichette anche di fascia superiore – aggiunge Vaccaro – e per farlo ci siamo rivolti a degli specialisti che, di cantina in cantina, ci hanno aiutato a individuare in tutta Italia i migliori produttori e a definire l’assortimento ottimale”.

Nell’ottica di fornire un servizio alla clientela, anche la scelta di bottiglie “trasparenti” e riconoscibili, dove è ben visibile il nome del vino e quello della linea, con un’immagine della zona di provenienza. E, sul retro, la carta d’identità: cantina, imbottigliatore, anno di produzione, volume alcolico. Inoltre, la descrizione dettagliata delle caratteristiche organolettiche, curata da esperti sommelier, gli abbinamenti consigliati, la temperatura di servizio e, per le etichette più pregiate, la longevità.

Con il lancio de Le Vie dell’Uva Selex rafforza il suo impegno nel settore delle marche commerciali, proseguendo sulla strada della segmentazione e della specializzazione. L’obiettivo è di rendere ancora più personalizzata l’offerta dei punti di vendita del Gruppo, con proposte attentamente selezionate, esclusive e di qualità.

Il Gruppo Selex

Il Gruppo Selex opera nel settore della grande distribuzione con 21 imprese regionali che gestiscono 2.950 punti di vendita, per un fatturato al consumo 2010 di 8.016 milioni di euro e 31.000 addetti. Con una quota di mercato del 10%, è il terzo player nazionale.

Il Gruppo fa parte della Centrale ESD Italia che, a livello internazionale, è partner  della Centrale EMD. (www.selexgc.it)




“Difesa Ambiente”: la rivista del Dialogo e della Pace

La Rivista “DIFESA AMBIENTE”, realizzata da EURO EDIZIONI e diretta da Alfonso NAVARRA, promuove ideali universali e principi sociali imprescindibili per costruire insieme comunità e società di Pace, oltre i muri della discordia

“Difesa Ambiente”: la rivista del Dialogo e della Pace

La democrazia e la forza della verità devono prevalere sull’egoismo più abietto, contro la perversa logica capitalista del potere che vuole mercificare tutto tramite le grandi lobby del libero mercato e le multinazionali del liberismo più sfrenato, che disprezzano il valore dell’ambiente, della persona, del rispetto dei diritti umani, travalicando il vero significato e il prioritario principio del bene comune.
La Rivista “DIFESA AMBIENTE”, realizzata da EURO EDIZIONI e diretta da Alfonso NAVARRA, promuove ideali universali e principi sociali imprescindibili per costruire insieme comunità e società di Pace, fondate sulla valorizzazione ambientale, tramite la tutela ecologica e la promozione culturale, con stili di vita ecosostenibili e processi equosolidali, attraverso la democrazia diretta dei cittadini, la partecipazione sociale, collettiva, pluralista e l’Azione Nonviolenta, contro i poteri forti, oltre ogni discriminazione ideologica e ogni schematismo partitico, per il diritto umano a contesti sociali comunitari liberi, giusti e democratici.

La democrazia e la forza della verità devono prevalere sull’egoismo più abietto, contro la perversa logica capitalista del potere che vuole mercificare tutto tramite le grandi lobby del libero mercato e le multinazionali del liberismo più sfrenato, che disprezzano il valore dell’ambiente, della persona, del rispetto dei diritti umani, travalicando il vero significato e il prioritario principio del bene comune. Ci dobbiamo riappropiare dell’azzurro che non è il colore di un becero partito del Presidente del Consiglio, ma è il colore del cielo, del mare, dell’aria, dell’acqua che ci appartengono, sono i nostri beni comuni e dobbiamo difenderli e tutelarli dalla privatizzazione mercificatoria, in favore della vita e dell’appartenenza plurima alle molteplici culture, nell’alto proposito di superare i pregiudizi consolidati, gestire i conflitti culturali, stemperare paure e ostilità, in una concezione di laicità aperta, relazionale ed inclusiva che coglie le differenze come bene comune.

“DIFESA AMBIENTE” EURO EDIZIONI propone gli studi di Laura Tussi, Antonella Nappi, Alfonso Navarra, Mario Agostinelli, Alberto L’Abate e molti altri.

Marcia Perugia Assisi
VOGLIAMO UNA MARCIA CHE SI DISSOCI DALLE GUERRE CHE VIOLANO LA NOSTRA COSTITUZIONE

di Laura Tussi

La seguente lettera redatta dalla nostra redattrice Laura Tussi è stata sottoscritta dalla nostra redazione e dal Comitato Promotore Obiezione alle Spese Militari che l’ha inviata alla Tavola della Pace.

Cari promotori della Perugia-Assisi

concorderete di sicuro che qualsiasi guerra è un crimine contro l’umanità e che pertanto devono cessare le guerre neocoloniali in Libia e in Afganistan, anche e soprattutto perché ammantate di ragioni umanitarie e di difesa della libertà. L’umanità necessita della smilitarizzazione dei conflitti, del disarmo, della pace ed è necessaria l’accoglienza e l’assistenza di tutti i profughi e i migranti, vittime della guerra. Auspichiamo un movimento di protesta dei popoli contro la barbarie per contestare, con l’affissione delle bandiere di pace e con manifestazioni nonviolente, tutte le guerre, sia civili sia, appunto, le cosiddette guerre ipocritamente definite umanitarie o di legittima difesa.

Il movimento in favore della pace deve nascere, come è accaduto in passato, da un sentimento laico condiviso di valori e di credi in cui si rispecchia il pacifismo, l’azione nonviolenta, in una presa di coscienza e di posizione collettiva, ma soprattutto a partire da ogni singolo individuo. L’idea di Pace deve investire la coscienza di ognuno di noi, di ogni essere umano, donne e uomini, in quanto attori e costruttori nel quotidiano e nel presente di contesti di dialogo.

Il valore del sentimento globale e mondiale di pace consiste, in primis, nell’osservare e constatare che ogni soggetto singolo, ogni individuo è ontologicamente promotore di pace, in quanto essere pensante e comunicativo e raziocinante: la pace negli affetti, il confronto costruttivo nelle relazioni, l’interscambio positivo negli ambiti di lavoro, nelle istituzioni, nella scuola…insomma nell’attualità del vivere ordinario e di ogni giorno. Passo per passo, momento per momento, ogni persona per la pace diviene creatrice di accordo e conciliazione, fautrice di bene e portatrice intrinseca di valore. Un valore universale e umano che viene calpestato dalle prepotenti decisioni governative, dettate dalle più bieche ragioni di stato di qualche “presidente di governo”, sospinto da volontà estremamente nazionaliste, da manovre di potenza miranti a conservare, in una logica schiacciante e capitalistica, il potere sul mondo.

Il “Dio petrolio” funge da pretesto per queste manovre belliche di menti votate alla follia, ottenebrate dall’arrivismo più esasperato, a scapito delle vite umane e della dignità dell’umanità.

Abbiamo assistito a bombardamenti ed evoluzioni belliche, meglio considerabili come messe in scena di conflitto tra i grandi della terra, che alla fine si spartiscono “il bottino”, dietro occulte connivenze, a scapito del popolo sottomesso, senza considerazione per il valore dell’umanità e per l’integrità della stessa.

L’età contemporanea, l’era planetaria attuale, esige la risoluzione di esigenze e problematiche ben più pressanti delle guerre, che non coincidono con politiche distruttive ed omicide antiumanitarie, o con lo sterminio e sottomissione di un nemico considerato negativo ed inferiore perché “altro” e “diverso” dal modello di un Occidente supposto emancipato,e presunto essere aperto al progresso.

Le questioni pressanti da risolvere e i gravi problemi planetari sono ben altri rispetto alle spietate logiche belliche vendicative, intrise di orgoglio e superbia nazionalista: dalla grave situazione di degrado ambientale del pianeta, alla ricerca di energie alternative, alla risoluzione della fame nel mondo. La globalizzazione economica viene perseguita a tutti i costi, anche con mezzi illegittimi, ma possiede una crepa incolmabile: la crescita della coscienza dell’umanità intera.

La pace è condivisione di idee, di valori, di opinioni con il fratello, amico e compagno è confronto e costruzione di progetti e speranze, di gioie e dolori, di successi e delusioni, è portare gli uni il peso degli “altri” tramite la tenerezza della dedizione, del dono. La pace è futuro e sarà promotore ed attore di pace chi gioiosamente raggiungerà la meta della condivisione di ogni alterità e diversità nell’altro da noi. Non costruiremo pace se non siamo in grado di trovarci ricchi e importanti gli uni per gli altri, nelle nostre reciproche ed imprescindibili differenze.

Le istanze ed i valori sopra richiamati, benissimo espressi dal manifesto di convocazione della Marcia del 50enario, hanno però bisogno, per concretizzarsi quale materia di responsabilità individuale e collettiva, di un esplicito riferimento, da parte vostra, alla necessità che la nostra Costituzione non venga contraddetta dalle due guerre, che abbiamo citato, in cui l’Italia è attivamente coinvolta.

Sottacere questa realtà, come finora voi fate nel modo in cui comunicate , significa, nei fatti, dare una mano a chi si pone fuori dalla legalità repubblicana e costituzionale; e, nei fatti, tradire la vera volontà dei marciatori, che ripudiano le guerre, non solo in generale ed in astratto, ma partendo da quelle che violano la Costituzione del Paese cui appartengono ed il cui governo eleggono.

Siete in tempo per rimettere nei corretti binari l’iniziativa che state organizzando e vi invitiamo “capitinianamente” a farlo.

Firmato: il CP OSM

LAURA TUSSI: Comitato Promotore Obiezione alle Spese Militari

Fabrizio De André, un’ombra inquieta.

Ritratto di un pensatore anarchico – Edizioni Il Margine

Libro di Federico Premi

Recensione di Laura Tussi

Il Pensiero Anarchico negli scritti di Fabrizio De André

Fabrizio De André ha sempre praticato consapevolmente l’esercizio del pensiero e la sua opera politica e musicale rappresenta una sapiente e radicale critica alla concezione borghese dell’esistenza.

L’autore del libro, Federico Premi, avvalora questa ipotesi tramite l’analisi dei manoscritti inediti di De André, disponibili presso il centro studi Fabrizio de André dell’Università di Siena, dove appaiono ricorrenti i riferimenti alla tematica anarchica e alla critica della società borghese. “È tempo di tornare nomadi. Siamo stati sedentari per troppo tempo. Bisogna rimettersi in cammino”. Fabrizio De André continua a ripetere questo concetto nelle sue canzoni e nei moltissimi appunti manoscritti.

La vita infatti è un continuo processo di metamorfosi, di cambiamento, di ricerca nella costante resistenziale e febbrile dell’erranza.

Secondo De Andrè, l’anarchia, oltre che forma di autogoverno alternativa all’attuale sistema di potere, rappresenta il solo antidoto contro l’omologazione sociale e culturale, contro la pianificazione categorica e l’arbitrio imperante. Tra gli aspetti più inquietanti dell’immobilismo della società contemporanea è l’assuefazione universale alla logica capitalista. Il verbo del fondamentalismo capitalista si è imposto ovunque, operando una drastica reductio ad unum, un’inaudita uniformizzazione, pianificazione, normalizzazione del sistema e omologazione culturale. L’umanità dovrà attuare presto un nuovo sistema politico ed economico e una diversa e più virtuosa cultura del confronto e dello scambio, non più fondate esclusivamente sul torvo e bieco valore del profitto e del tornaconto, nella realizzazione di un’utopia sommessa e confessata in versi, all’interno di un discorso cifrato ed elusivo nelle canzoni di De André, che canta una critica serrata al mondo borghese del conformismo allineato. Infatti, borghese è, in ogni tempo, l’invincibile inerzia dello spirito, l’ossessione per l’agio e la stabilità, matrice di ogni idolatria, che costituisce il momento statico immortale dell’esistenza del singolo e della società. La morale borghese è mortifera, in quanto vuole bloccare il divenire, nella pretesa di uniformare, omologare, conformare e rendere tutti gli uomini simili fra loro, equivalenti, intercambiabili, perché il borghese si preoccupa di essere integrato, allineato e leale con il sistema. Un’autentica rivolta esistenziale consiste nel riconoscere il proprio stato di uomini colonizzati e allineati, per liberarsi dagli ingranaggi del sistema e divenire Anime Salve, riappropriandosi di se stessi e della propria vita in modo unico e originale. Il potere persuasivo di ogni sistema, fondato su valori fissi e indiscutibili, provoca paura e disorientamento per ogni diversità e alterità anarchica, opposta all’ingranaggio del quotidiano. Il borghese non sa riconoscere il proprio intimo essere, l’ “ombra inquieta” che si muove nelle pieghe dell’anima e della storia.

Il Faber pensatore affronta dunque i temi della borghesia e dell’anarchia come categorie dello spirito, del potere e della costante resistenziale, tra morte, solitudine e natura, tra follia e diversità, per cui l’artista diviene anticorpo del sistema vigente e cantore di bellezza e utopia.

Laura Tussi, Istituto Comprensivo via Prati, Desio (Monza e Brianza)

Note:

Allegati

  • “DIFESA AMBIENTE”- EUROEDIZIONI (1797 Kb – Formato pdf)
    Laura Tussi
    La Rivista “DIFESA AMBIENTE”, realizzata da EURO EDIZIONI e diretta da Alfonso NAVARRA, promuove ideali universali e principi sociali imprescindibili per costruire insieme comunità e società di Pace, fondate sulla valorizzazione ambientale, tramite la tutela ecologica e la promozione culturale, con stili di vita ecosostenibili e processi equosolidali, attraverso la democrazia diretta dei cittadini, la partecipazione sociale, collettiva, pluralista e l’Azione Nonviolenta, contro i poteri forti, oltre ogni discriminazione ideologica e ogni schematismo partitico, per il diritto umano a contesti sociali comunitari liberi, giusti e democratici. La democrazia e la forza della verità devono prevalere sull’egoismo più abietto, contro la perversa logica capitalista del potere che vuole mercificare tutto tramite le grandi lobby del libero mercato e le multinazionali del liberismo più sfrenato, che disprezzano il valore dell’ambiente, della persona, del rispetto dei diritti umani, travalicando il vero significato e il prioritario principio del bene comune. Ci dobbiamo riappropiare dell’azzurro che non è il colore di un becero partito del Presidente del Consiglio, ma è il colore del cielo, del mare, dell’aria, dell’acqua che ci appartengono, sono i nostri beni comuni e dobbiamo difenderli e tutelarli dalla privatizzazione mercificatoria, in favore della vita e dell’appartenenza plurima alle molteplici culture, nell’alto proposito di superare i pregiudizi consolidati, gestire i conflitti culturali, stemperare paure e ostilità, in una concezione di laicità aperta, relazionale ed inclusiva che coglie le differenze come bene comune. “DIFESA AMBIENTE” EURO EDIZIONI propone gli studi di Laura Tussi, Antonella Nappi, Mario Agostinelli, Alberto L’Abate, Alfio Nava e molti altri.



Ecco i 30 vincitori del concorso “Outlet shopping stories”

Ecco i 30 vincitori del concorso “Outlet shopping stories”

La vincitrice assoluta donerà l’iPad in palio ad un ospite della casa circondariale di Chieti

Ironici, frizzanti, allo stesso tempo realistici e paradossali: gli 80 racconti che hanno partecipato alla prima edizione del concorso letterario “Outlet shopping stories” sono stati inviati da ogni parte d’Abruzzo e hanno raccontato un altro modo di comunicare se stessi e il mondo che ci circonda: quello dello shopping. Quindici dei racconti pubblicati sono stati votati on line sul sito ufficiale del Festival e altri quindici da una giuria tecnica composta dagli organizzatori Giovanni Di Iacovo e Vincenzo D’Aquino, da operatori del settore culturale, tra cui anche le scrittrici Eva Clesis e Guergana Radeva, e da Maurizio Campanai, direttore del Città Sant’Angelo Village, main sponsor del Festival delle Letterature 2011.

La vincitrice assoluta è Annalisa D’Alessandro, di San Vito Chietino: la giovane, che ha partecipato con lo pseudonimo Anna K.Boom, con un exploit finale si è collocata al primo posto con 1812 voti per il suo “Domenica pomeriggio”. Anna K.Boom ha vinto l’iPad in palio per il racconto più votato in assoluto, ma ha deciso di donarlo alla casa circondariale di Chieti, che nel contest annoverava 13 partecipanti. Domenica 20 novembre alle 18,30 nell’auditorium Petruzzi a Pescara, in sede della presentazione dell’antologia “Outlet shopping stories”, verrà perciò estratto a sorte il nome di uno dei 13 concorrenti, alla presenza del commissario Valentino Di Bartolomeo e del direttore del carcere, Giuseppina Ruggero.

Ecco tutti i vincitori, in ordine di partecipazione, pubblicati nell’antologia che sarà distribuita gratuitamente in 10mila copie in tutta la regione. Molti di loro hanno scelto degli pseudonimi e sono: Anna K.Boom, Odilla Contessa in Salsapariglia, Daria Scipioni, Claudia Mancosu, fdecollibus, Nicola Centorame, Ettore A., Marco D’Angelo, Elda Di Matteo, Luna Ventalian, Asad, Aurora Bloom, Pvincipe, Mont, Molecola, Anna Grazia Di Martino, Benedetta Di Filippo, Madisa, Alessio Iezzi, Federica Soleo, Emili Maya Spinelli, Fabrizio Colucci, Mariangela Gaspari, A. Romano, C. Carano, Veronica Gaspari, Sburzo, A.A., Giada Centofanti, John Ardy, Alessandro Greco, Pasquale Molitierno, Said Dridi, Gianguglielmo Bisegna, Luca Aggiato e Antonio Marino.

Il IX Festival delle Letterature dell’Adriatico animerà le vie del centro storico e del centro urbano di Pescara fino a domenica 20 novembre 2011. Il programma, scandito giorno per giorno, è su www.festivaldelleletterature.com e vede per protagonisti autori nazionali e regionali, con numerose incursioni nel mondo enogastronomico, artistico e musicale del panorama locale.

L’ideazione e la direzione artistica del Festival è di Giovanni Di Iacovo e di Vincenzo D’Aquino. Il Festival è organizzato dall’agenzia di comunicazione culturale Mente Locale e gode del sostegno del Comune di Pescara e della Presidenza del Consiglio della Regione Abruzzo. L’edizione 2011 ha come main sponsor il Città Sant’Angelo Outlet Village, è affiancata da partner come Torri Camuzzi, Scuola Internazionale di Comics, La Feltrinelli e l’associazione Vignaioli d’Abruzzo ed è sostenuta anche da sponsor privati come Coop Adriatica, CGIL Abruzzo, Il Centro, Rotary Club Pescara Ovest, Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, Banca di Credito Cooperativo di Castiglione Messer Raimondo e Pianella, Porto Turistico Marina di Pescara, Jayson’s Irish Pub, Geosis Viaggi, Health Project, Isidoro Gallery e Schirato Hotels.




CARTA DI PUEBLA 2011 Studiosi universitari e ricercatori di sei nazioni, riuniti nella città di Puebla in Messico per partecipare al XII Incontro internazionale dei Centri di cultura “Genere e femminismo in prospettiva”

o    Dall’8 al 10 di novembre 2011, la Universidad Popular Autónoma del Estado de Puebla (UPAEP)  è stata sede  del XII Encuentro Internacional de Centros de Cultura “Género y Feminismo en Perspectiva”. Hanno partecipato  docenti universitari e ricercatori di sei paesi ( Messico, Italia, Argentina, Ecuador, Spagna, Perù).  Accolto molto bene  il Messaggio del Cardinal Gianfranco Ravasi, letto da  don Miguel Ángel Reyes Arreguín, Responsabile del Dipartimento America Latina, Pontificio Consiglio della Cultura.  Il messaggio  segna  un  punto fermo nel sottolineare il tema della reciprocità  per superare “la relazione di subordinazione e di complementarietà, così pure quella astratta dell’assoluta uguaglianza”. Significativi gli  interventi degli studiosi italiani  Dina Nerozzi (Consultore del Pontificio Consiglio della Famiglia) e dei coniugi Danese-Di Nicola (della rivista Prospettiva Persona” e dell’Università “G. D’Annunzio” e ‘Leonardo Da Vinci’ – Chieti).

o      Alla fine dei lavori è stata siglata da tutti i  relatori una Carta di Puebla 2011 con  punti di riflessione per le future generazioni  di studiosi ed educatori della relazione di reciprocità tra il maschile e il femminile.

CARTA DI PUEBLA 2011

Studiosi universitari e ricercatori di sei nazioni, riuniti nella città di Puebla  in Messico per partecipare al XII Incontro internazionale dei Centri di cultura “Genere e femminismo in prospettiva”, convocato dall’Università Popolare Autonoma dello Stato di Puebla (UPAEP), dopo tre giorni di riflessione  e dialogo sul tema, facendo perno su una antropologia umanista che pone al centro la persona, si impegnano a:

–          Continuare ad approfondire la relazione uomo-donna, fondamento della famiglia, a partire dalla natura sessuata, nella convinzione che i modelli attribuiti ai due sessi possono variare nel tempo e nello spazio, ma la identità sessuale della persona non è una costruzione culturale o sociale. Appartiene al modo specifico nel quale esiste la immagine di Dio;

–          Lavorare  con discernimento  per distinguere la  ideologia del genere dalla prospettiva della ottimizzazione delle relazioni tra uomini e donne;

–          Promuovere la realizzazione di incontri, corsi, iniziative, progetti che mettano al centro problematiche relazionali, nell’ottica della reciprocità e dalla corresponsabilità. Tra i possibili ambiti di ricerca: il sostegno alle famiglie favorendo l’unità coniugale, la procreazione e un migliore equilibrio tra mondo del lavoro e quello domestico, la legislazione sul lavoro nelle sue ricadute sulla donna e sull’uomo, la partecipazione sociale e politica di entrambi, la corresponsabilità del padre  e della madre, la sensibilizzazione dei mezzi di comunicazione sul tema, l’educazione dei ragazzi e dei giovani nella prospettiva della reciprocità;

–          Assumere il modello della “reciprocità nell’uguaglianza e nella differenza”, superando “la relazione di subordinazione e di complementarietà, così pure quella astratta dell’assoluta uguaglianza … Questo nuovo modello è chiamato anche  Trasformativo, in quanto comporta un compito di superamento e di trasformazione sia della relazione tradizionale di inferiorità/complementarietà, sia quello  della relazione femminista radicale della parità/identità astratta, in una relazione di relazionalità/reciprocità sulla base dell’equivalenza» (Gianfranco Ravasi).

–          Far ascoltare la nostra voce nei distinti luoghi (areopaghi) culturali e nell’ambito pubblico,  secondo le competenze proprie di ciascuno;

–          Generare una sinergia che si trasforma in comunione di intenti  e in lavoro di rete.




PREMIO LETTERARIO “TORRE DELL’OROLOGIO”, II EDIZIONE Siculiana punto di riferimento della Cultura e dell’Editoria siciliana

PREMIO LETTERARIO “TORRE DELL’OROLOGIO”, II EDIZIONE

Siculiana punto di riferimento della Cultura e dell’Editoria siciliana

SICULIANA (Agrigento) – “Scrivete, riscrivete, correggete e, se non trovate un editore che vi pubblica, fatelo voi su internet”, è il consiglio che Simonetta Agnello Hornby ha dato agli aspiranti scrittori durante la serata conclusiva del secondo premio letterario “Torre dell’Orologio” a Siculiana, in provincia di Agrigento, vinto da Nelson Martinico, alias Giuseppe Elio Ligotti, con il romanzo “Dovevamo saperlo che l’amore” (Lupo Editore), premiato perché “pieno di poesia sulla storia di una famiglia. Una storia che commuove, che fa ridere e che fa pensare al meglio della letteratura siciliana”, recita la motivazione. “È sorprendente – afferma il vincitore, insegnante di Latino e Greco in pensione – di avere un futuro come scrittore a sessantacinque anni. Sono nato a giugno del ’46, ho la stessa età della Repubblica italiana. La mia dedica va a tutti i lavoratori siciliani emigranti nel mondo, come mio nonno, mio padre e me“.

Il libro segue le vicende di una famiglia italiana, quella dello scrittore che firma con pseudonimo, dagli anni Trenta agli anni Settanta. Ha prevalso sugli altri finalisti: “La traversata” di Salvo Toscano (Novantacento); “Liberami dal male” di Mario Gelardi (Ad Est dell’Equatore), con prefazione di Roberto Saviano; “Salina la sabbia che resta” di Giacomo Cacciatore, Raffaella Catalano, Gery Palazzotto (Dario Flaccovio editore); “Un’estate a Palermo“, scritto da Maria Adele Cipolla, Beatrice Monroy, Martino Grasso, Marco Pomar, Elena Pistillo, Gianfranco Perriera, Enzo Di Pasquale e Rossella Floridia (Ernesto Di Lorenzo) e “Concetto al buio” di Rosario Palazzolo (Perdisa).

“Vogliamo che questo concorso si distingua per la bellezza dei contenuti e deve crescere anno dopo anno. L’anno scorso abbiamo premiato un ‘baby scrittore’, Giacomo Guarneri, quest’anno un ragazzino più cresciuto”, ha commentato il sindaco di Siculiana Mariella Bruno. “Abbiamo preso man mano consapevolezza di quello che avevamo fatto – afferma il vice sindaco, con delega a Turismo e cultura, Giuseppe Zambito -. Questa seconda edizione ha preso quota quando editori, scrittori, giornalisti e lettori sono cominciati ad arrivare: sono loro che hanno decretato il successo del Premio con la loro disposizione all’incontro e all’apertura verso l’altro”.

Per tre giorni Siculiana è stato centro e luogo di incontro per eccellenza di autori, lettori e 22 case editrici, con la legalità e la cultura protagonisti assoluti. Toccante il ricordo di Mario Francese, giornalista ucciso nel 1979 dalla mafia, raccontato nel libro “Quarto comandamento” (Rizzoli) di Francesca Barra. Alla storia di Graziella Campagna narrata nel libro di Rosaria BrancatoCon i tuoi occhi” (La Zisa) è andato il Premio “Tra le righe della legalità“, consegnato dall’on. Maria Grazia Brandara. Attribuito il premio speciale “Gesti e parole per la legalità” agli attori Gaetano Aronica e Sebastiano Somma e al regista Fabrizio Catalano (nipote di Leonardo Sciascia) per lo spettacolo “Il giorno della civetta“.

Tra i momenti che hanno contraddistinto la Fiera del Libro e il Concorso letterario da sottolineare il recital “Dal ventre della terra” di Sara Favarò, che con il poeta siculianese Stefano Bissi ha ricevuto il Premio alla carriera; il “Sicilia tra musica e teatro” di Gaetano Aronica, il confronto fra gli scrittori esordienti coordinato da Michele Billitteri, fra le scrittrici Anna Burgio, Giuseppina Mira, Clelia Lombardo, Titti De Simone, Francesca Albergamo. Durante la manifestazione è stato presentato il progetto “Siculiana città museale” con l’istituzione del Museo della Memoria, Museo della Musica, Museo dei giochi e dei balocchi di altri tempi, Museo Vento ‘800.




Italia. FRANCO ANGELOSANTE IN MOSTRA AL VITTORIANO CON “SPAZIO E VOLUME” L’artista aquilano espone 25 opere, una sintesi compiuta del suo poliforme percorso pittorico di Goffredo Palmerini

16 novembre 2011

FRANCO ANGELOSANTE IN MOSTRA AL VITTORIANO CON “SPAZIO E VOLUME”

L’artista aquilano espone 25 opere, una sintesi compiuta del suo poliforme percorso pittorico

di Goffredo Palmerini

L’AQUILA – Un altro artista aquilano conquista un luogo d’elezione, qual è il complesso del Vittoriano. Negli spazi espositivi che l’Altare della Patria custodisce nel suo seno approda Franco Angelosante, con 25 opere che descrivono il suo poliforme percorso artistico, una sintesi sufficientemente narrativa del suo eclettismo, della spiccata propensione alla ricerca e alla sperimentazione pittorica. Sarà dunque una tappa importante per l’artista, con un’impegnativa Personale nella Sala del Giubileo che dal 18 novembre prossimo resterà in esposizione fino al 14 dicembre. Promossa dall’Associazione Culturale Methafora e allestita da Comunicare Organizzando, la mostra “Spazio e Volume. Metafora contemporanea e technology art” gode del patrocinio della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici d’Abruzzo e della Guardia di Finanza, Gruppo Tutela del Patrimonio Archeologico. Il 18 novembre, alle ore 18, l’inaugurazione della mostra. L’evento è curato da Cristina Bettini, con Francesco Giulio Farachi e Massimo Rossi Ruben dei cui contributi critici s’avvale l’elegante e corposo catalogo pubblicato da Cangemi Editore.

Franco Angelosante è una persona di grande affabilità, per quanto riservato possa apparire, ma senza quelle supponenze e quei tratti di bizzarra alterigia che talvolta una certa genìa d’artisti ostenta, nelle apparenze, nei gesti e nelle relazioni interpersonali. Nulla di tutto questo inquina la bonomia e la gentile discrezione di questo artista versatile, raffinato e sensibile, la cui vena creativa palesata assai precocemente ha accompagnato man mano negli anni la ricerca e sperimentazione, nel colore e nello stile intesi al plurale, che oggi formano la sua cifra. Franco Angelosante è nato nel 1957 a L’Aquila, dove vive e lavora. L’infanzia e l’adolescenza rivelano la sua spiccata propensione per la creatività artistica, la naturale dimestichezza per i colori. La sente innata come passione vitale, motivazione esistenziale, la ragione stessa d’una formazione assidua e volontaria, praticamente autodidattica. I primi passi li compie con un percorso che si nutre ogni giorno nello studio dal vero della figura umana e del paesaggio. A soli 13 anni  la sua prima mostra, nella hall d’un albergo aquilano. Quasi un imprinting di quella che sarà la sua vita. Con un impegno e un’applicazione senza risparmio, conquista man mano, insieme alle conoscenze della storia dell’arte, la padronanza nell’uso del colore, delle tecniche e delle forme espressive. A metà degli anni Settanta, attratto dalla pittura metafisica dei Morandi, Carrà, Savinio e sopra tutto De Chirico, inizia un singolare percorso pittorico dove i richiami a quel movimento artistico e a talune espressioni surrealiste costituiscono gli elementi di base per perfezionare la sua tecnica, l’esplorazione continua di nuovi orizzonti creativi, mentre costituisce un consistente corpus di pregevoli opere che avvertono radicamento e ispirazione a quelle tendenze espressive.

Quasi due decenni d’approfondimento sul magma avanguardistico del Novecento italiano accompagnano l’artista in un intenso viaggio lirico-recitativo che fin dagli anni Ottanta conosce notevole apprezzamento, consensi e numerosi riconoscimenti di rilievo istituzionale. Proprio nel tracciato delle transavanguardie Angelosante definisce una sua singolare connotazione nel rappresentare con rara capacità di suggestione il movimento, nelle masse antropomorfe come nelle individualità, che trova l’acme d’espressione nei dipinti a tema agonistico e sportivo. Di particolare richiamo le tele che s’ispirano al rugby, disciplina che con L’Aquila è intimamente connaturata, nello spirito sportivo e persino nell’indole della sua gente. All’alba del terzo millennio Angelosante inizia ad occuparsi di scienza applicata all’arte, realizzando straordinari polimaterici ed installazioni d’astrazione cosmica e futuristica, intrisi da un profondo interesse per il trascendente. Nel 2005 l’artista riscrive il proprio manifesto, votandosi alla Technology Art ed avviando la produzione di opere dominate da un certo meaning metafisico, qualificate dall’utilizzo di componenti elettroniche coniugate alla personale passione per l’astronomia. L’esposizione d’una sua opera nell’ambito delle manifestazioni culturali correlate al Summit G8, tenutosi all’Aquila in Luglio del 2009, dischiude all’artista le porte della critica e dell’establishment culturale, conferendo a Franco Angelosante notorietà internazionale.

Ma veniamo ora alla mostra di Franco Angelosante allestita al Vittoriano. Nella grande Sala del Giubileo, situata nel lato destro dell’Altare della Patria (ingresso da via San Pietro in Carcere), l’esposizione conta 25 opere, dipinti su tela e tavola, polimaterici e istallazioni. L’assortimento delle opere, secondo la scelta dell’artista e dei curatori della mostra, è certamente in grado di mostrare al meglio l’universo artistico del Maestro abruzzese. “Spazio e Volume. Metafora contemporanea e technology art” il titolo dell’esposizione. Spazio e Volume sono due elementi correlati della nostra esperienza, essenza e misura dell’umana percezione dell’esistente. Nella produzione di Franco Angelosante acquistano una fisicità modellabile che l’artista utilizza per creare la scomposizione dei piani fisici e dei campi visivi sia interni sia esterni alle realizzazioni. Il lavoro di Angelosante si fonda su una tecnica personalissima che coniuga la pittura con l’impiego di materie diverse e con l’inclusione nelle opere di congegni di illuminazione e movimento. Così le creazioni sono a metà strada fra il quadro, la scultura, l’installazione. Di conseguenza la visione si arricchisce di altre e più significative suggestioni: dalla vibrazione luminosa, alla mutevolezza dinamica, allo sbalzo prospettico e plastico.

Franco Angelosante definisce la propria maniera di creare Technology Art, in quanto la tecnologia dei materiali, quella delle applicazioni e degli strumenti, quella delle luci e dei flussi di energia entrano a far parte dell’opera d’arte come componenti essenziali e costitutivi, non aggiunte o variazioni alle tecniche tradizionali d’espressione artistica, ma termini di una vera e propria nuova forma di linguaggio. E come nuovo linguaggio, la Technology Art è il modo più avanzato e coerente di rendere compiutamente il senso del contemporaneo, è cioè la forma espressiva meglio in grado di tradurre, e quindi di far comprendere, i dubbi, le paure, i problemi, le contraddizioni, gli errori, ma anche la capacità di bellezza, le ambizioni, i desideri alati, il genio e l’ingegno dell’uomo di oggi. L’esposizione segue il filo d’un percorso che l’artista ha delineato per collocare i suoi lavori all’interno di questo ambito e momento così ben individuati e caratteristici. In tal senso, l’evento è stato pensato come l’articolarsi d’una rappresentazione, realizzato quindi come un’opera ulteriore e a sé stante. La presenza dei polimaterici, delle rappresentazioni di atmosfere extra-terrestri e surreali, dei sistemi elettronici e cibernetici, delle visioni spirituali e mistiche, disegna lo spazio, definisce i volumi, apre dimensioni d’infinito.

Si diceva del corposo Catalogo – 160 pagine – che documenta la mostra, pubblicato da Cangemi Editore. Curata ed efficace la selezione delle opere, notevole l’apparato critico. “ Come è evidente a chiunque abbia una frequentazione anche superficiale della produzione artistica degli ultimi decenni – scrive Francesco Giulio Farachi nella nota critica in catalogo – Franco Angelosante si distingue assolutamente dalla maggior parte degli altri protagonisti dell’arte contemporanea. La sua diversità sta intanto nella autonomia e nella distanza, vorremmo dire caparbia, da scuole, movimenti, correnti, mode; ma poi soprattutto nell’invenzione di un procedimento creativo che è diventato cifra espressiva personale e distintiva. Le opere dell’artista abruzzese nascono da una felice intuizione tecnica e poetica, in cui si miscelano senso della esecuzione demiurgica e attenzione di fronte ai grandi temi della contemporaneità: da una parte cioè opera una sfida intima con i mezzi e le materie del “fare” che l’estro dell’artista conduce e conforma lungo i sentieri della fantasia, delle emozioni, delle personali fascinazioni; dall’altra, si manifesta un’esigenza ferrea a ricercare i ritmi del presente, a interpretare i grandi temi dell’esistenza attraverso le chiavi – immaginative, conoscitive, identificative – della contemporaneità. (…)

Angelosante – annota ancora Farachi – attraverso la contaminazione del dipinto e della rappresentazione con la meccanica degli elementi e l’elettronica dei congegni, ragiona la complessità del contemporaneo, racconta l’avventura umana come il comporsi, spesso risolto, spessissimo irrisolto, di tutte le tensioni che oggigiorno su quell’avventura agiscono. E ovviamente sono le tensioni che dirigono i cambiamenti e gli adattamenti fra l’uomo, il suo corpo, il suo pensiero e il mondo esterno. Sono le tensioni che agiscono in un tempo come quello attuale, caratterizzato dallo sviluppo tecnologico e dalla velocità di scambi e innovazioni che tale sviluppo consente, e che pure impatta su aspirazioni, paure e desideri, su stati d’animo e di relazione che risalgono i millenni di formazione della coscienza dell’uomo. La tecnologia altro non è che estensione degli “attrezzi” fisici e cognitivi con i quali l’uomo si relaziona con il mondo, è l’insieme delle “protesi” che permette di accrescere le capacità del corpo, ma anche di dilatare le facoltà culturali, spirituali, analitiche. Ma tanto il progresso tecnologico consente questa espansione, tanto al tempo stesso la condiziona e la uniforma. Con l’accelerazione così repentina e invasiva degli ultimi decenni, l’equilibrio fra aspetti positivi e aspetti negativi si fa sempre più incerto, sempre più problematica diventa la prospettiva con cui l’uomo considera sia il circostante che la propria interiorità”.

“Quella che Angelosante definisce Technology Art – afferma inoltre  Farachi allora non è maliziosa applicazione spettacolare di effetti, espressione di un mero valore stilistico orientato alla suggestione percettiva. Invece la connessione fra ardita ingegneria delle materie, impressione visiva e pensiero che scruta e ordina il fondarsi di ogni equilibrio formale diventa l’occasione e il dispositivo per lanciare uno sguardo sensibile sul modo con il quale l’uomo oggi si ambienta nell’universo, su come lo va pensando e su come lo agisce. Il confine fra realtà naturale e realtà artificiale, fra ambito fisico e territorio dell’immaginario, fra condizionamenti esteriori e ricerca intima di verità viene interamente ripercorso con questi lavori, che non sono quadri, installazioni, sculture, ma veri e propri congegni di mobilità e illuminazione, apparecchiature della fantasia per sondare la consapevolezza del presente. La percezione artistica è il sistema di transizione che aiuta a scuotersi dalla distraente contingenza, e a trasferire sul presente reale e nel futuro qualcosa che appartiene profondamente all’uomo e che nell’uomo stabilmente risiede, la qualità della sua anima, della sua razionalità come delle visioni mitiche e utopiche, della sua brama di riscatto e salvezza”. (…)

Ancora altre efficaci argomentazioni critiche apporta Francesco Giulio Farachi per lumeggiare efficacemente l’interiorità e la densità dell’arte di Franco Angelosante, specie in quella garbata e nondimeno costante ricerca del trascendente nelle sue opere. “Franco Angelosante riesce a far percepire la contiguità fra l’infinito fisico dello spazio cosmico, quello creativo delle realizzazioni umane, quello spirituale della dimensione del divino e del sacro. Dagli scenari extra-terrestri, puntinati di led e profondi di distanze incolmabili, si passa agli ambiti umani, fulgenti di elettricità ed esorbitanti di connessioni. Sul medesimo giro di parete, la perfezione spettacolare dei cieli stellati si raggruma in congetture di umanità, sempre in bilico fra l’utopia e la velleità. Metropolis, Genesi e Clone, fra le altre, sono l’infinitezza dei paradossi umani, e sono anche quello stesso universo di stelle e galassie, e universo d’intelligenza, che si osserva e si reinventa, che prova a pensare sé stesso. E infine, la grande Croce. Occupa ogni prospettiva questo infinito dell’anima, punto ed estensione che rende stabile la fitta rete di correlazioni fra tutte le opere, e insieme autonomamente riflette la coscienza di una realtà inquieta e complessa, contraddittoria. È il mistero che incalza la dimensione immanente del reale”. Non resta che attendere con interesse l’apertura della mostra di Franco Angelosante, pittore abruzzese di grande sensibilità: una visita al Vittoriano permetterà di conoscere ed apprezzare il suo contributo di valori e d’emozioni attraverso i segni e le espressioni del suo talento artistico.

Per concludere, solo una breve annotazione sul Vittoriano, monumento certamente noto, ma del quale sovente sfuggono origine e particolarità. Alla morte di Vittorio Emanuele II, nel 1878, si decise d’innalzare un complesso monumentale al Padre della stagione risorgimentale e dell’Unità d’Italia. Al bando di concorso per l’idea progettuale 98 furono le proposte, tra le quali la commissione reale, all’unanimità, scelse quella del giovane architetto marchigiano Giuseppe Sacconi. S’ispirava ai grandi complessi classici, come l’Altare di Pergamo e il santuario della Fortuna Primigenia in Praeneste, l’attuale Palestrina. Il monumento fu pensato come un Foro aperto ai cittadini, realizzato in una sorta di agorà sopraelevata nel cuore della città antica e imperiale, simbolo dell’Italia unita dopo la Roma dei Cesari e dei Papi. Dal 1885, tre anni furono necessari solo per gli espropri e le demolizioni nelle adiacenze del Campidoglio, quindi per la demolizione d’un vasto quartiere medioevale a ridosso di Palazzo Venezia che si completò nel 1928 con l’abbattimento della seicentesca Chiesa di Santa Rita, situata ai piedi della Scalinata dell’Ara Coeli, poi riedificata nei pressi del Teatro Marcello. L’assetto urbanistico dell’area cambiò radicalmente. La statua equestre di Vittorio Emanuele II, fulcro del monumento, realizzata dallo scultore Enrico Chiaradia, fu completata da Emilio Gallori. Nel 1905, con la morte di Sacconi, i lavori proseguirono sotto la direzione di Gaetano Koch, Manfredo Manfredi e Pio Piacentini. Il complesso monumentale venne inaugurato da Vittorio Emanuele III il 4 giugno 1911 in occasione dell’Esposizione Internazionale per il Cinquantenario dell’Unità d’Italia. Il complesso del Vittoriano, in perfetto stile neoclassico, interamente ricoperto di marmo bianco Botticino e costruito con tecniche avanzate per l’epoca, celebra la grandezza e la maestà di Roma, eletta al ruolo di legittima capitale d’Italia, rappresentando l’unità del Paese e la libertà del suo popolo.