Italia

DOGO “ITALIANO” CONDANNATO A MORTE IN DANIMARCA, ON. BRAMBILLA SCRIVE A MINISTRO DANESE

 

Salvare Iceberg, cane “italiano” che rischia di essere sottoposto ad eutanasia in Danimarca solo perché appartiene alla razza dogo argentino, vietata in quel paese. Con questo obiettivo l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista, ha scritto sia al ministro danese dell’Ambiente e dell’Alimentazione, il liberale Esben Lunde Larsen, che all’ambasciatore italiano in Danimarca, Stefano Queirolo Palmas.

“Da ex collega nel governo della Repubblica italiana, paese amico della Danimarca e partner nell’Unione europea – esordisce la Brambilla nella lettera a Larsen – mi permetto di scriverLe per richiamare la Sua attenzione sulla vicenda, trattata anche dalla stampa danese, del cittadino italiano, e nostro concittadino europeo, Giuseppe Perna, che vive e lavora a Copenhagen, e del suo cane Iceberg, una femmina, che secondo le ultime informazioni in nostro possesso è stata sequestrata dalle autorità danesi e rischia di essere sottoposta ad eutanasia”.

Infatti “Iceberg appartiene alla razza dogo argentino, una delle tredici vietate dalla legislazione danese. Purtroppo Giuseppe, anche per problemi di lingua, non lo sapeva, quando, affrontando molti sacrifici, è riuscito a portare Iceberg a Copenhagen. E’ pacifico che l’ignoranza della legge non è e non può essere una scusa neppure per lo straniero. Ma non so spiegarmi perché, all’ingresso in Danimarca, nessun funzionario abbia avvertito Giuseppe che quel cane, chiaramente identificato dal passaporto europeo e regolarmente vaccinato, era proibito in Danimarca. Il problema è emerso solo dopo una zuffa tra cani, che ha indotto la polizia danese ad intervenire e a confiscare l’animale. Non si tratta quindi – sottolinea l’onorevole – solo di ignoranza da parte del signor Perna”.

L’ex ministro conclude chiedendo che Iceberg abbia salva la vita e che Giuseppe Perna possa riportarla in Italia, “dove tenere un dogo non è vietato”. Questa vicenda, aggiunge l’on. Brambilla, mostra che “è necessario uniformare le regole a livello europeo, superando i pregiudizi che ispirano leggi su cani presunti pericolosi”.

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