Italiani all'Estero

ROCKY MARCIANO: LA LEGGENDA di Lino Manocchia

 

C’era una volta !!.Sembra l’inizio di un racconto, una fiaba per

bambini,ma il soggetto e’ un’altro che ci porta a rievocare un

personaggio, d’interesse mondiale, di nome:ROCCO FRANCIS

MARCHEGIANO, meglio conosciuto come ROCKY MARCIANO

figlio di Pasqualina( Lena ) Picciuto di San Bartolomeo a Gualdo, e

Pieriino, emigrato calzolaio da Ripa Teatina, malato,(aveva assorbito

gas nella prima guerra mondiale in Europa)

Vi prego,non chiedetemi “chi era   mai questo soggetto” che tanto

scalpore ha creato nel mondo con le sue imprese pugilistiche,

invitto super campione dei massimi, che un bel giorno ha varcato
l’Oceano   onde conoscere la terra dei suoi avi.

Colui che divenne anche grande amico del cronista,merita essere rinverdito dalla sua penna, delle  virtu’ pugilistiche particolari

e dettagli del suo coraggio, abilita’ e volonta’ racchiusi  in un corpo

possente e sagomati sullo spirito battagliero di una collettivita’ caparbia

e laboriosa.

Sguardo pacifico,trascorreva parte della giornata tra cataste di giornali e riviste ,commentando le “revue” negative con un sorriso  canzonatorio e parandosi con l’espressione:”chi vivra’ vedra’”

Per portare a termine la sua  preparazione per incontri importanti, aveva fissato un’abitazione insieme a mamma Lena  e papa’ Pierino, sulla vetta delle montagne del Katskill,nello stato di New York , dove sorgeva

l’elegante “Grossinger Resort” che divenne, appunto,famoso per i sei mesi trascorsi cola’ dal campionissimo della boxe.

 Noi, a volte,  durante la settimana  ci recavamo lassu’ conversando con  colui che doveva diventare king dei  pesi massimi.

Impiegavamo due ore di marcia sostenuta a bordo della nostra Cadillac

RAI, per arrivare nel “castello magico”,come Rocky soleva chiamare,

“un’ oasi di pace”,circondata  prodigiosamente dal verde dei boschi,uno scenario da mille e una notte che Rocky riforniva con tante notizie, annaffiate da un simpatico dialetto abruzzese

Rocky aveva un vizio; ogni volta che mi stringeva la mano, in segno di saluto,  la ritiravo ridotta come un …salcicciotto..

Papa’ Pierino un giorno mi disse:”Ti insegno io  come si sconfigge un campione.Misi in azione il suggerimento con effetto positivo ,che sorprese

il “signor Marchegiano” il quale disse”Papa’ ti ha insegnato il trucco,”Mo nun vale chiu’ la scummesse.”,poi cambio’ soggetto e confesso:”IO vuleve addivenda nu player de la palla base,ma nun tengo fortunae,”

(l’italo americano fu scartato perche’ aveva gli avanbracci corti per picchiare la palla con la caratteristica mazza n.d.r)

  I PRIMI PUGNI

Stanco di fare il guidatore  di furgoni del carbone e del ghiaccio,accetto’

l’invito dello zio a recarsi in palestra dove lo aspettava un giovane pugile negro.Incasso’ 30 dollari dopo  aver mandato all’angolo l’avversario semi dormiente. Quello fu il primo approcio con i guantoni, che lo avrebbero condotto al titolo mondiale, dopo 37 vittorie consecutive,una piu’ esaltante dell’altra.

Rocky aveva un carattere mite,davvero buono, cosi’ lontano dalle smargiassate dei pugili dell’epoca. Quando gli chiedevamo” chi vincera’ questo o quello incontro, abbassava il capo e affermava  soltanto: “Vincero’,questo e’ tutto, il resto si vedra’.”

Cortese, sveglio, umorista,Rocco il campione ebbe una carriera difficile, dura,pero’ i migliori  pugili  che gli si presentarono,tutti finirono al tappeto.

Un giorno il  manager Al Weill gli disse; “Combatterai contro Joe Louis.”

Ebbe un tonfo al cuore.Il “brown bomber” era stato l’idolo di Rocky sin dal principio e lo seguiva sempre alla radio. Durante il match,piu’ volte Rocky abbruccio’  “l’amico ” sussurrandogli all’orecchio di andar giu,di non attaccare.

Ma Joe era troppo orgoglioso per finirla in quel modo. Al termine dell’incontro Rocky si reco’’ nel camerino e  scoppio’ a piangere,poi  entro’

 nel camerino di joe Louis ,lo abbraccio’ , gli chiese scusa ed ebbe per tutta risposta:”Rocky ma che hai forse un ferro di cavallo nei guanti?

Due occhi grandi cosi,nei quali si capiva,una dritteria, addirittura fuori del

normale, quando il nostro Marciano ci squadrava con la sua  aria sorniona.

Affettuosamente guidato da mamma Lena,preferiva le pietanze tipicamente abruzzesi e le tagliatelle alla chitarra.

Rocky aveva una “fissazione”: Debbo andarre in Italia per scoprire il futuro

Marciano, diceva,:” Tu conosci un buon peso massimo? Hai trovato il suo nome? Dove vive in Abruzzo? perche io  parlo solo abruzzese.”

Per la cronaca esistevano dei buoni  pesi massimi come Gino Bonvino, Giulio Rinaldi,Francesco Damiani,ma gli organizzatori non se la sentivano di porre quella “merce umana” sotto l’uragano pugilistico del piu’ forte    atleta esistente.

  ARRIVA IL TITOLO MONDIALE

Con un curriculum d’oro, la Roccia di Brockton (Massachusset Usa ) il 23

 Settembre 1952, in quel di Filadelfia, finalmente trovo’ il titolo mondiale che aveva sognato da tempo.

Non fu un match particolarmente interessante.Il campione  joe Walcott conosceva la potenza del nostro rappresentante , e progetto’ un incontro

tutto studiato . mentre Rocky ammorbidiva per otto rounds col suo strano ma deciso modo di combattere, onde stendere l’avversario che gli stava dinanzi. Jersey Joe Walcott gli diede filo da torcere e Rocky se la vide brutta con il naso spaccato(non gli permetteva di respirare normalmente) fino a che  nel 13mo round,  con un destro, rimasto nella storia del pugilato mondiale, spedi; Walcott a saggiare il duro del canavaccio, svegliandosi dieci minuti piu’ tardi.

Le insistenze della moglie Barbara, affinche’ appendesse I guantoni , del suo manager ed il perentorio avviso del medico curante, convinsero Rocky a “chiudere”per sempre con il palco cordato, la folla  elettrizzata ed i guadagni  enormi. Ormai il suo setto nasale gridava la “resa” e nel 1956, dopo 49  incontri, tutti vittoriosi per K.o. appese i guantoni.

TRAGICA FINE

Il cronista si trovava  in breve vacanza  con la famiglia  in una spiaggia del Connecticut  allorche’ giunse la notizia del decesso del campione dei  pesi massimi.

Di solito ci tocca accogliere queste notizie da un punto di vista strettamente  giornalistico,ma Rocky era un amico personale,abruzzese come me. Cosi’ ci sedemmo di fronte alla vecchia macchina da scrivere con nel cuore l’amarezza di aver perduto un caro amico, una brava persona,un grande campione.

Rocky peri’ per circostanze drammatiche. Il giorno prima del suo quarantaseesimo compleanno precipito’ assieme al pilotadel suo Cesna  172 a Newton ,nello Iowa durante un volo diretto  a De Moines, condotto in condizioni atmosferiche definite proibitive dal pilota stesso.

Il World Boxing Council ha votato approvando all’unanimita’ il progetto

per la costruzione di una statua in onore dell’imbattuto campione del mondo dei pesi massimi:”Rocky Marciano,idolo consegnato alla posterita’ non solo negli Stati Uniti,ma in ogni angolo del Globo”:

Questa e’ la leggenda del combattente del palco cordato che rimarra’ indelebile nei secoli.

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