Cultura & Società

Cultura, conclusa la presentazione del libro di Robert Phillipson “L’imperialismo linguistico inglese continua” a cura dell’ERA ONLUS

Cultura, conclusa la presentazione del libro di Robert Phillipson “L’imperialismo linguistico inglese continua” a cura dell’ERA ONLUS

Sono intervenuti: Giorgio Pagano, Robert Phillipson, Ulderico Pesce, Pino Caruso, Corrado Veneziano, Giselda Pontesilli
Si è conclusa ieri alle ore 20.00 la presentazione del libro di Robert Phillipson “L’imperialismo linguistico inglese continua” edito da ERA ONLUS e presentato dalla stessa in via di Torre Argentina, 76, nella storica sede del Partito Radicale a Roma. Sono intervenuti: il Segretario dell’ERA Giorgio Pagano, Ulderico Pesce, Pino Caruso, Corrado Veneziano, Giselda Pontesilli, e l’autore del libro Robert Phillipson, con l’ausilio dell’interpretariato di Marco Cattaneo, traduttore del testo.
«Con i soldi risparmiati per l’apprendimento della lingua straniera, gli Stati Uniti hanno finanziato fino a un terzo della loro ricerca. Credo fermamente nello spirito democratico del popolo americano, pertanto ritengo che, una volta compresa l’importanza della democrazia linguistica, gli americani saranno i primi a sostenere l’Esperanto come lingua terza per la comunicazione internazionale», ha dichiarato Giorgio Pagano, autore della postfazione, che ha moderato gli ospiti nel corso dell’evento.
«Io sento molto l’occupazione linguistica e culturale da parte dell’Inghilterra e degli Stati Uniti. Non l’accetto e sono molto dubitativo su questo processo: dietro c’è l’arroganza di un popolo colonizzatore che prima saccheggia risorse, poi impone la sua lingua. Così facendo, un paese colonizzatore ti schiavizza. Io mi sento un occupato, ma la maggior parte di noi non se ne accorge», ha spiegato Ulderico Pesce nel suo intervento, seguito dal collega Pino Caruso: «La tragedia non è il non parlare inglese, ma la vergogna di non saperlo parlare. Viviamo un’americanizzazione del peggio che speriamo non porti all’istituzione della pena di morte: noi italiani abbiamo la masochistica voluttà di importare il peggio. Ringrazio Phillipson perché non si pone come inglese, ma come essere umano», ha sottolineato Caruso.
«Noi siamo convinti, sbagliando, che una lingua sia equivalente all’altra, invece ogni lingua è fatta di processi cognitivi differenti». Secondo Corrado Veneziano, «L’inglese si sta impadronendo anche della sintassi: ne va della nostra complessità esistenziale e questo non è un bene». «Il patrimonio linguistico è al tempo stesso patrimonio culturale e di conseguenza il predominio linguistico diventa predominio culturale», ha precisato Giselda Pontesilli, che ha aggiunto: «L’Italia in declino può rispondere con un umanesimo occupandosi della visione dell’uomo. La questione della lingua è sostanziale, non formale: difendere l’italiano vuol dire difendere una sostanza».
«Non è un caso che l’ERA abbia deciso di tradurre il mio libro, perché gli esperantisti sono idealisti della lingua. L’Esperanto, infatti, è una lingua di pace e di uguaglianza e ha alle spalle un movimento che porta avanti questi valori», ha commentato l’autore, che ha concluso la presentazione con un dato emblematico: «Quando da giovane fui reclutato dal British Council, i fondi erano interamente statali. Oggi i due terzi delle entrate derivano dall’insegnamento dell’inglese».
Roma, 26 ottobre 2011
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